Obiettivo: Rinnovare in noi la Speranza e trasmetterla agli altri.
Diapositiva nr 1 – Congresso
Mi è stato proposto di parlare sul tema della
Speranza.
Quale connessione ci può essere tra la speranza
cristiana e la celebrazione dell’Unità
d’Italia avvenuta 150 anni or sono e di cui sentiremo
parlare prossimamente?
L’unità di Italia portava con sé molte
speranze: più libertà, diritti, miglioramenti
sociali, nuova identità, senso di appartenenza ad uno
stato e così via.
Intorno a quegli anni l’Europa era tutta in fermento a
causa di moltissimi, importanti avvenimenti. Ognuno di questi
avvenimenti portava in sé delle speranze.
Diapositiva nr 2– XIX Secolo
Proprio in Europa, nel 1859, nasce un uomo, Ludwik Lejzer
Zamenhof, che, in una lettera scritta dopo l’avvenuta
unità d’Italia, ricorda così la sua
infanzia:
Diapositiva nr 3 - Zamenhof
"Questo luogo della mia nascita e degli anni
della mia fanciullezza ha impresso il primo corso a tutte le mie
aspirazioni successive. La popolazione di Bialystok è
formata da quattro elementi: russi, polacchi, tedeschi, ebrei.
Ciascuno di questi gruppi parla una lingua diversa e ha relazioni
non amichevoli con gli altri gruppi. In tale città,
più che altrove, una natura sensibile percepisce la
pesante infelicità della diversità linguistica e si
convince ad ogni passo che la diversità di lingue è
la sola causa o almeno la principale che allontana la famiglia
umana e la divide in fazioni nemiche. Sono stato educato
all'idealismo; mi hanno insegnato che tutti gli uomini sono
fratelli e intanto sulla strada e nel cortile tutto a ogni passo
mi ha fatto sentire che non esistono uomini, esistono soltanto
russi, polacchi, tedeschi, ebrei, ecc. Questo ha sempre
tormentato il mio animo infantile, anche se molti sorrideranno su
questo dolore per il mondo da parte di un bambino. Poiché
a me, allora, sembrava che i "grandi" fossero onnipotenti, mi
ripetevo che quando sarei stato grande io senz'altro avrei
eliminato questo male"
(lettera a Borovko 1895, da Lettere di L. L. Zamenhof, vol
1° p. 343-4).
“…mi ripetevo che
quando sarei stato grande io senz'altro avrei eliminato questo
male"
Zamenhof era un uomo con una grande speranza nel cuore: eliminare
il male e sostituirlo con il bene! Zamenhof viveva quindi nella
speranza di “Nuovi cieli e una terra nuova”.
Inventando una nuova lingua non avrebbe potuto scegliere un nome
più adatto e consono alle sue idee:
Esperanto!
A distanza di un secolo e mezzo, forse molte delle speranze della
nuova Italia e di Zamenhof sono andate disattese. La meta della
pace, la comprensione tra i popoli, l’amore e la tolleranza
non sono ancora del tutto raggiunte.
Chiediamoci allora:
In cosa spera l’uomo? Cosa cerca il suo cuore? Quali impedimenti incontra?
Il cuore dell’uomo, da sempre, cerca la felicità, la gioia, la pace interiore e desidera e spera di raggiungerle, ma spesso incontra grandi difficoltà in sé e fuori do sé.
Nel dizionario della lingua italiana troviamo che: “La Speranza è una virtù, è l’attesa di un bene desiderato”.
Riguardo la speranza umana voglio raccontarvi un aneddoto: Un uomo si trovava in una tabaccheria dove si vendono anche i biglietti dell’Enalotto. Vicino a lui una signora ne aveva appena comperato uno. Per caso i loro sguardi si incrociarono e allora la signora tutta sorridente, sventolando il biglietto dell’ Enalotto gli disse “Ormai ci è rimasta solo questa speranza…”.
È davvero questa la speranza su cui puntare i nostri sguardi?
Noi, oggi, qui, come cristiani ed esperantisti che hanno la Speranza nel DNA, vogliamo considerare un’altra Speranza. Vogliamo parlare della Speranza cristiana.
Diapositiva nr 4 - Speranza
crististiana
Essa è una virtù teologale. È l’attesa
fiduciosa di qualcosa di cui si è certi o che si
desidera avvenga per il bene di noi stessi o degli
altri.
Essa ci spinge a guardare al di là delle cose del mondo, verso l’alto, perché dall’alto ci viene il sommo Bene. La parola “desiderio”, in latino è Desiderium esignifica De Sidera, cioè dalle stelle, dal cielo, da Dio.
Diapositiva nr 5- Statua Speranza
Guardare in alto è anche sognare e la parola
“sogno” è un nome che possiamo dare alla
Speranza.
“I have a dream”… “Ho un sogno”.
Iniziò così il celebre discorso di M. Luther King
dal quale è nata una nazione diversa riguardo la
libertà.
Però ora più che pensare e parlare di speranza
vogliamo imparare a vivere la speranza cristiana con tutto noi
stessi: con la mente, con il corpo, con il cuore.
Darò solo alcuni accenni al corpo che è la parte
che forse colleghiamo meno alla speranza.
Nel corpo ci sono gli OCCHI.
Vi racconterò una piccola storia vera capitata ad un altro
mio amico il quale chiese ad un cieco dalla nascita cosa gli
mancasse di più dal fatto di non vedere. Egli pensò
brevemente poi disse: “Quello che mi manca di più
è accarezzare le persone con lo sguardo”.
Noi abbiamo uno sguardo distratto, pensiamo a noi stessi o
guardiamo gli altri per focalizzare i difetti. Invece il nostro
fratello cieco ci insegna una cosa bellissima che noi possiamo
fare: accarezzare le persone con lo guardo ed essere portatori di
speranza sfondando il muro dell’indifferenza e
dell’egoismo, regalando amore per ravvivare la speranza
negli altri. DOBBIAMO PERO’ APRIRE GLI OCCHI DEL CUORE!
Per fare questo ci aiutano altre due parti del corpo: LE ORECCHIE
e LA BOCCA.
Diapositiva nr 6 – Corpo
A volte le nostre orecchie sono sigillate, mentre la bocca
è spalancata per dire la nostra su tutto e su tutti. Siamo
scarsi nell’ascoltare, prodighi nel parlare.
Quante volte nella Bibbia il Signore ci invita all’ascolto:
“Ascolta, Israele…” E qui noi
possiamo/dobbiamo sostituire il nome “Israele” con il
nostro nome.Come possiamo comprendere i bisogni dell’altro
se non siamo in grado di ascoltarlo con le orecchie e col cuore.
Solo così dalla nostra bocca potranno uscire parole di
speranza per aiutare l’altro.
Le parole di speranza da donare ai nostri fratelli devono
riflettere i nostri sentimenti profondi di amore, amicizia,
perdono, solidarietà, coraggio…
Ciò che non alimenta la speranza, anzi che la uccide, sono
il pettegolezzo, il giudizio, la volgarità…
Nella epistola di San Giacomo al capitolo 3 si dice che
“…la lingua: è un piccolo
membro e può vantarsi di grandi cose.
Con essa benediciamo il Signore e Padre
e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio.
È dalla stessa bocca che esce benedizione e
maledizione”.
Abbiamo accennato al corpo come portatore di speranza, ora, a questo proposito, desidero darvi un’altra icona: Madre Teresa di Kolkata viaggiava sempre senza soldi. Una sera vide per la strada, a New York, un cumulo di stracci. Era un uomo accucciato per terra. Si avvicina, lo guarda con amore, prende la sua mano e gliela stringe senza dire una parola.
Diapositiva nr 7 – Mani
L’uomo la guarda e dice: “Erano anni che non sentivo
il calore di una mano”.
ÈÈ bastato un gesto semplice. In lui era rinata una
speranza…
Il nostro stile deve essere quello dell’amabilità,
dell’attenzione all’altro: ORECCHIE per saper
ascoltare i bisogni profondi di chi ci parla, BOCCA per fare
uscire solo parole buone e di speranza, non per accodarci quando
ci raccontano dei guai.
Per essere portatori di speranza dobbiamo donare anche GIOIA e
SORRISI. Pensate che uno studioso con un carattere ombroso era
disturbato dai tanti rumori e non riusciva a concentrarsi. Decide
di trovare un posto tranquillo e finalmente in un bosco
solitario, a mezza montagna, trova una casa in affitto.
C’era poco distante un monastero di suore di clausura, ma
quello non avrebbe dato fastidio. Se non che, ogni giorno, ad una
certa ora cominciava a suonare una campana e subito dopo si
sentivano voci garrule e tante risate. Un po’ infastidito,
un po’ incuriosito decise di andare a vedere cosa
succedeva. Parlando con la superiora le chiese: “Ma voi non
siete suore di clausura e in più non avete sposato un
marito morto?” La superiora rispose sorridente: “Ma
scusi…lei è rimasto al venerdì
santo!”
Noi cristiani abbiamo la speranza nel DNA che ci viene dalla
resurrezione di Cristo che ha vinto il male e la morte e ci ha
donato la gioia del cuore e questa gioia deve vedersi sul nostro
volto! Il sorriso ringiovanisce, un viso che sorride dimostra 20
ani in meno!
E poi c’è un’altra cosa ed è SAPER DIRE
GRAZIE. Anziché lamentarsi spesso per cose banali e
situazioni di disagio, impariamo a dire GRAZIE per la vita, per
tutto quello che ci circonda, il cielo, gli amici, gli
affetti…È così che – attraverso un
nostro comportamento positivo - diventeremo portatori di speranza
per chi ci sta intorno.
Immagino che alcuni di voi penseranno: “Ma come è
possibile questo per coloro che vivono situazioni di
difficoltà di ogni genere?
Ci viene in aiuto San Paolo con l’epistola ai Romani 5,
3-5:
“…noi ci vantiamo anche nelle
tribolazioni,
ben sapendo che la tribolazione produce pazienza,
la pazienza una virtù provata e la virtù provata la
speranza.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio
è stato riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato
dato.”
Ecco cosa ci trasmette San Paolo!
Fino a qui abbiamo considerato alcune parti del nostro corpo,
occhi, orecchie, bocca.
Ora consideriamo il cuore e la mente attraverso una parola chiave
che è: PERDONO. È importante dare e ricevere il
perdono in tutti i rapporti umani. Il perdono fa miracoli,
guarisce e rinnova la speranza. Aiutare le persone in un percorso
di perdono vuole dire essere uomini e donne portatori di
speranza.
Se ci guardiamo intorno, molto induce alla tristezza e allo
scoraggiamento. Gli antichi guardando il mondo di oggi direbbero:
Mala tempora currunt.
Spesso si pensa che il cambio nel mondo dipenda solo dagli
“addetti ai lavori” e che noi possiamo fare ben poco.
Così è facile cedere al fatalismo…
“Cosa possiamo farci? prima o poi le cose
cambieranno…”
Molte persone si chiudono a guscio cercando di barcamenarsi o
cercando solo piccole “felicità” personali.
Questo non è un atteggiamento costruttivo.
Il cristiano che vive di speranza, invece, è una persona
attiva che opera per il bene in ogni situazione perché
è certo che il bene trionferà sul male. Cristo per
primo ha vinto la morte e il peccato!
Non possiamo cambiare il mondo intero? Cominciamo a incidere
positivamente sul piccolo mondo intorno a noi.
Gandhi diceva: “Sii tu stesso il cambio che vorresti vedere nel mondo”.
Diapositiva nr 8 - Gandhi
Ma a chi trasmettere la Speranza?
È davvero più semplice di quanto pensiamo. Non
dobbiamo andare tanto lontano perché l’occasione ci
viene dal nostro OIKOS, parola greca che significa casa,
ambiente.
Diapositiva nr 9 – Oikos
L’OIKOS è costituito dalla nostra famiglia, i nostri
vicini, le persone sul posto di lavoro, le persone che
incontriamo nel tempo libero.
Il Signore ci dice :
“E strada facendo, predicate che il
regno di Dio è vicino” Mt 10,7
E subito dopo Gesù aggiunge:
“Non procuratevi oro, né argento,
né moneta di rame nelle vostre cinture,
né bisaccia da viaggio, né due
tuniche, né sandali, né
bastone…”
Cosa vuole significare Gesù? Che per portare amore e
speranza dobbiamo spogliarci da noi stessi e contare solo su di
Lui. Mettiamo da parte il nostro IO e facciamo fare a DIO!
Non dobbiamo spaventarci per gli insuccessi. Il cristiano non si
scoraggia MAI, perché ciò che facciamo non dipende
dalle nostre forze, ma dalla forza che ci viene dall’alto,
dallo Spirito Santo. La forza, la fede, la gioia, il coraggio ce
li darà Lui perché ce lo ha promesso e le Sue
parole, noi sappiamo, sono Spirito e Verità!
…Però dobbiamo chiederglielo!
Nella seconda lettera di Paolo ai Romani 15, 13 noi leggiamo:
Diapositiva nr 10 - Rom 15
“Il Dio della speranza vi riempia di ogni
gioia e pace nella fede,
perché abbondiate nella speranza per la virtù dello
Spirito Santo”
La Speranza cristiana poggia quindi saldamente sulla Fede e la Fede per noi cristiani è una certezza.:
“La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.” Eb 11,1
Diapositiva nr 11 - Eb 11
Noi siamo quindi certi che il Bene trionferà. Questa non
è utopia. Il titolo del nostro convegno viene dalla
lettera di Pietro che dice::
“E poi, secondo la sua promessa, noi
aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova,
>nei quali avrà stabile dimora la giustizia.” 2Pt
3, 13
La forza dello Spirito ha in sé tutto ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare le difficoltà, lo scetticismo e la fatica quando la nostra Fede e la nostra Speranza vacillano.
Durante una delle ultime tappe, prima di arrivare a Santiago di Compostela, ho sostato in una piccola chiesa, a Furelos, dove ho potuto pregare davanti a questo crocifisso molto significativo.
Diapositiva nr 13 – Furelos
Fratelli e sorelle, vi invito ora a fissare gli occhi su questa
icona che avete davanti a voi. Vediamo Gesù inchiodato
alla croce, ma il suo braccio destro è teso verso il basso
e anche lo sguardo.
Cosa vuole significare? Vuole mostrarci che Gesù, tradito,
insultato, crocifisso, nel momento in cui sta per morire ci viene
ancora incontro. Viene incontro a me, peccatore. È un
gesto d’amore infinito quasi incomprensibile. Il divino che
va verso l’umano per elevarlo a sé, per portare
l’uomo e quindi ognuno di noi, a SALVEZZA.. Gesù ci
ridona la SPERANZA che va oltre tutto il male che è in noi
e intorno a noi.
Diapositiva nr 14 – È
Cristo…
È Cristo la nostra Speranza, colui che toglie la sfiducia
e tutto il nero che è in noi. Per questo motivo noi
dobbiamo essere pronti sempre a dare ragione di questa
SPERANZA!
La SPERANZA e la SALVEZZA che noi riceviamo sono tesori che non possiamo tenere per noi in un guscio chiuso. Il Signore ci chiede di donarli agli altri come ci ha detto: “…cammin facendo.”
La Speranza che noi comunicheremo sarà paragonabile a quanto avviene con l’albero del Banjam. Questo albero è considerato sacro in India perché è simbolo della vita che si rigenera. Guardate questa immagine.
Diapositiva nr 15 – Banjam
Dai sui rami scendono radici che entrando nel terreno e fanno
spuntare altri tronchi che a loro volta generano altre radici che
formano nuovi tronchi.
Il più grande banjam si trova Kolkata, in India. Ha una
circonferenza di oltre mezzo chilometro e ha formato un bosco!
Pensate, un unico albero ha formato un bosco!
I portatori di Speranza diventano come il grande banjam dove le
persone trovano riposo e frescura per essere in grado di generare
Speranza a loro volta.
Per realizzare, allora, “cieli nuovi e una nuova
terra” chiediamo l’aiuto al Signore e invochiamo
sempre il dono del Suo Spirito perché con la Sua forza
tutto è possibile.
Padre Raniero Cantalamessa, in un suo insegnamento di tanti anni fa, diceva che un risveglio cattolico, nell’evangelizzazione, non si può avere senza Speranza. Nulla si fa di grande senza la Speranza. La chiesa nacque a Pasqua per un movimento inarrestabile di Speranza. Così dobbiamo risvegliarci anche noi!
Diapositiva nr 16 – vela
La Chiesa è paragonata spesso ad una barca che ha una vela
che la spinge e che deve raccogliere il vento, altrimenti non va
avanti. La vela è proprio la Speranza che raccoglie il
vento dello Spirito che la fa avanzare.
Vi ricordate la delusione e la paura degli apostoli dopo la morte infame di Gesù. Tutte le loro speranze erano crollate con la sua morte. Ricordate la tristezza delle donne mentre vanno al sepolcro e quella dei discepoli che vanno a Emmaus? Ma la resurrezione di Gesù, l’incontro con Lui, li trasforma, li riempie nuovamente di speranza, diventano coraggiosi, pieni di gioia e annunciano a tutti la buona novella. Non la tengono per sé, ripieni dello S.S. ricevuto a Pentecoste, diventano portatori di luce e di speranza. Così dobbiamo fare anche noi!
Gli anziani qui presenti penseranno: “Eh sì, ma io sono stanco ormai, non ho più le forze dei vent’anni”
Ecco allora cosa ci dice Is 40, 30-31:
“Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano
forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi.”
Solo quelli che sperano! L’età, quindi, non conta!
Noi oggi abbiamo bisogno di passare dalla lamentazione alla speranza. Il mistero della speranza è così grande che fa cambiare tutto anche se apparentemente non è cambiato nulla.
Il poeta teologo Péguy dice che le tre virtù
teologali sono come tre sorelle, due grandi e una piccina. Le due
grandi, la Fede e la Carità, sono all’esterno e la
piccina, la Speranza, è in mezzo.
Esse camminano tenendosi per mano. Guardandole tutti dicono che
sono le due grandi che trascinano la piccina al centro, la
Speranza. Non è vero!
Diapositiva nr 17 – bimbe
È la Speranza che trascina le altre due perché se
si ferma la Speranza, si ferma tutto. Crolla la Fede e diminuisce
la capacità di amare.
Perciò dobbiamo chiedere al Signore la virtù della Speranza che, abbiamo compreso, non è come le speranze umane le quali sono desideri che possono realizzarsi oppure no. La Speranza teologale, quella cioè che viene da Dio, non delude mai anche quando apparentemente non si realizza. Essa non delude perché ci resta un accredito presso Dio perché abbiamo creduto in Lui. Nel libro del Siracide il Signore ci dice che:
Diapositiva nr 18 - Sir 32
“…chi confida nel Signore non
resterà deluso”
Sir 32, 24
Se in noi e intorno a noi non c’è un risveglio di
fede, è perché noi non l’abbiamo sperato.
Non rinunciamo mai a sperare anche quando passiamo momenti
difficili, di buio, di malattia, di lutto, di tradimento. In quei
momenti ripetiamo le parole del salmo Sl 62, 6-7 che dice:
Diapositiva nr 19 - Sl 62
“Solo in Dio riposa l’anima mia, da Lui la mia
speranza.
Lui Solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò
vacillare”
Come sarebbe bello se anche oggi dalle nostre famiglie,
parrocchie, comunità partisse un movimento di speranza, di
fiducia, di ottimismo. Esso si propagherebbe come un’onda
benefica, risvegliando le energie sopite.
C’è un vento primaverile caldo che gli antichi
chiamavano il Favonio e un padre della Chiesa, san Zeno da
Verona, lo applica allo Spirito Santo. E dice che, come al soffio
di questo vento Favonio, la natura si risveglia e comincia a
gettare i suoi germogli a destra e sinistra ed è
inarrestabile, così quando accogliamo il vento dello
Spirito Santo, anche noi cominciamo a germogliare e fiorire come
la natura.
Diapositiva nr 20 – Il
risveglio
Questo noi vogliamo crederlo sulla Parola di Dio come in una
nuova Pentecoste, proprio oggi, qui a Santa Giustina, a pochi
giorni dalla ricorrenza della discesa dello Spirito Santo sulla
Chiesa. Invochiamolo anche noi dicendo:
Vieni Spirito Santo!
Diciamolo insieme, con convinzione:
Vieni Spirito Santo!
E per chi tra voi conosce l’Esperanto invochiamolo con le parole della diapositiva che abbiamo davanti a noi. Invochiamolo anche noi dicendo:
Diapositiva nr 21 - S.S.
Venu Sankta Spirito!
Plenigu niajn korojn de Espero.
Helpu nin farigxi portantoj de Espero.
Venu Sankta Spirito!”
“Vieni Spirito Santo,
riempi i nostri cuori di Speranza.
Aiutaci a diventare portatori di Speranza.
Vieni Spirito Santo”
“…esso è il più
piccolo di tutti i semi, ma una volta cresciuto diventa un
albero,
tanto che vengono li uccelli del cielo e si annidano tra i suoi
rami.”
Mt 13,32