Fede Cattolica e Islam:
identità, somiglianze e differenze

Conferenza di don Mario German

1. PRESENTAZIONE

    Un'anno e mezzo fa l'arcivescovo di Genova, che all'epoca era mons. Tarcisio Bertone, mi aveva chiesto di completare in modo approfondito lo studio dell'arabo. Già da anni comunque avevo a che fare con il mondo islamico per diversi motivi. Uno di questi è che sono responsabile nella mia diocesi anche del turismo religioso, dei pellegrinaggi e del tempo libero. Questo fa sì che io organizzi, con l'agenzia di viaggi diocesana, diversi itinerari che portano i nostri clienti un po' da tutte le parti; per esempio li ho portati diverse volte in Giordania, in Egitto, in Israele, in Turchia e questo mi ha permesso di vedere ripetutamente queste realtà da più angolature, perchè ci vado come turista e altre volte come persona che in anticipo va a visitare i posti per vedere qual'è la situazione reale, se un albergo può essere valido o se una certa situazione può essere tollerabile secondo il nostro standard. Questo porta ad avere tante relazioni umane. In questo ambito è successo che conosco anche a Genova diverse persone islamiche, vuoi marocchine, vuoi di altra origine (Tunisia, Algeria etc.), con le quali è nato un dialogo e, con qualcuno, un rapporto di amicizia. A questo proposito avevo preannunciato che avrei portato un mio amico marocchino, Mohamed, che non è potuto venirte per vari motivi.

2. OBBIETTIVI DELLA RELAZIONE

    Questa mattina vorrei spiegare brevemente la figura di Gesù nell'Islam e cogliere l'occasione per dire anche altre cose sulla dottrina islamica. In realtà, parlare di dottrina islamica non è corretto e ne vedremo il perchè. Inoltre toccherò il tema della possibilità e modalità del dialogo tra noi e l'Islam. Questo aspetto forse dovrebbe essere differenziato perchè bisogna vedere se intendiamo "noi" come cristiani dialoganti con l'Islam o "noi" come occidentali, perchè a dire il vero l'occidente non sembra più tanto monoliticamente cristiano; oggi come oggi è postcristiano: il cristianesimo non è più la modalità interpretativa più comune e diffusa del reale tra gli occidentali anzi, in genere, direi che l'occidentale medio ha una visione fortemente anticristiana, o quantomeno anticattolica. Non c'è più questa identificazione che invece Osama Bin Laden continua a vedere, come del resto fanno tutti gli integralisti che, quando parlano dell'occidente, parlano ancora dei crociati. Direi che i crociati sono finiti da un bel po' in occidente. Occidentale non vuol dire più cristiano in senso stretto.

3. CENNI DI TEOLOGIA ISLAMICA

    A.    Vorrei iniziare con un brano del Corano, sura 5, versetto 116:
"E quando Allah dirà: «O Gesù figlio di Maria hai forse detto alla gente: "Prendete me e mia madre come due divinità all'infuori di Allah?"», risponderà: «Gloria a Te! come potrei dire ciò di cui non ho il diritto? Se lo avessi detto tu certamente lo sapresti ché Tu conosci quello che c'è in me e io non conosco quello che c'è in Te, In verità sei il Supremo conoscitore dell'inconoscibile»".
    In questo versetto ci accorgiamo che c'è un errore riguardo a ciò in cui credono i cristiani: si dice che per noi Maria è una divinità oltre ad Allah e anche oltre a Cristo. Noi, ovviamente, non crediamo che Maria sia una divinità, anche se possimo capire perchè Maometto sia caduto in questo fraintendimento: c'erano certe zone, ad esempio del cristianesimo nordafricano, che hanno visto nel culto di Maria qualcosa di veramente importante. Pensate ad esempio che nel cristianesimo etiope, ancora adesso, la Madonna ha un culto così speciale e così grandioso da far pensare ad una divinità femminile che completi l'immagine maschile del Dio-padre. C'è stato un cristianesimo, anche delle origini, che dava questo culto enorme alla Madonna. Fatto sta che, per Maometto, anche la Madonna fa parte delle divinità cristiane. In secondo luogo, vediamo che Gesù è considerato il figlio di Maria. Tra quanto viene detto dall'alto dei minareti quando si chiama alla preghiera, c'è anche questa frase, tra le altre che si possono dire: "E Dio non ha figli". Sono particolarmente spiacevoli le situazioni che si creano, per esempio, in Terra Santa, dove, di fronte alla Basilica dell'Annunciazione nel cui sito noi pensiamo che si sia realizzata l'incarnazione di Cristo - nelle profondità di questa basilica c'è ancora quel reperto archeologico della cosiddetta casa di Maria, dove Maria avrebbe ricevuto l'annuncio angelico che sarebbe diventata Madre del Figlio di Dio - ormai da parecchi anni, c'è una moschea da dove viene ribadito che "Dio non ha figli".
    Gesù nell'Islam è soltanto uno dei profeti maggiori. Ci sono due termini per dire profeta: Nabì e Rasul. Il Nabì spinge alla devozione e al culto, il profeta maggiore o Rasul è un messaggero di Dio. Gesù non è semplicemente un profeta che esorta alla santità ma è un messaggero di Dio, quindi uno che parla con le parole di Dio, però il sigillo dei profeti maggiori, cioè il compendio e il completamento di questi profeti maggiori, ovviamente, per il mussulmano, è Mohammad (Maometto) "il molto lodato". Questo fa sì che Gesù sia uno degli ultimi passi della rivelazione di Dio all'umanità. Anche se noi riportiamo tutto alle nostre categorie occidentali, in realtà gli islamici non hanno il concetto di rivelazione, ma parlano sempre di discesa: anche per il Corano si dice che è disceso e non che è stato rivelato. Il concetto di discesa è una cosa simile alla nostra rivelazione, ma anche alla nostra incarnazione. Nell'incarnazione Dio si fa carne e scende tra di noi. Il concetto di rivelazione islamico è un misto tra questi due aspetti di discesa per l'umanità e nell'umanità. Per riassumere e chiarire potremmo dire che nel cristianesimo Dio si fa carne, nell'Islam, Dio si fa carta, nel senso che si fa Corano, si fa parola scritta, prima recitata "Qur'an". "Iq'ra" è la prima parola che Maometto riceve dalla rivelazione dell'arcangelo Gabriele. Lui sente, verso i quarant'anni, questa voce che gli dice "Iq'ra" che vuol dire appunto "Recita!" e che è la stessa radice di "Qur'an"; "Iq'ra" vuol dire "Recita!", ma anche "Trasmetti!". Il verbo "qar-'a" ha molti significati, fra cui anche quello di lettura ed anche di proclamazione. Ecco qui le "lettere", il libro, la "carta" e non la carne di Dio....
    Un altro passo del Corano, la sura 5, versetti 72,73:
"Sono certamente miscredenti quelli che dicono: «Allah è il Messia, figlio di Maria!». Mentre il Messia disse: «O Figli di Israele, adorate Allah, mio Signore e vostro Signore». Quanto a chi attribuisce consimili ad Allah, Allah gli preclude il Paradiso, il suo rifugio sarà il Fuoco. Gli ingiusti non avranno chi li soccorra!
Sono certamente miscredenti quelli che dicono: «In verità Allah è il terzo di tre». Mentre non c'è dio all'infuori del Dio Unico!".
    Qui c'è la negazione della Trinità; da questo passo possiamo dire altre cose sulla dottrina islamica che contempla un monoteismo rigido o assoluto. Noi abbiamo il concetto di Trinità. È un concetto per il quale Dio è unico, ma non solitario, tanto che lo consideriamo come una spece di famiglia e parliamo di Padre, di Figlio e di Spirito di Amore ovvero Spirito Santo. Per noi Dio non abita la solitudine, ma vive nella comunione, non solo quando si rapporta con l'essere umano, ma anche in una comunione che gli è intrinseca: anche se non esistesse nulla, se non avesse creato l'universo, Dio non è solitario per sua natura, è un Dio che comunica, che dialoga, che parla: ha una pluralità nella propria unità. La solitudine può essere segno di totale autosufficienza, ed è ovvio che Dio, se lo pensiamo come tale, debba essere autosufficiente e non avere bisogno di una compagnia. Però nel messaggio cristiano si ha la visione di un Dio che non ha bisogno della compagnia perchè è già Lui stesso compagnia dentro se stesso.
    Il Corano menziona Gesù in 15 sure; 93 versetti sono dedicati a Issà (Issà è il nome arabo di Gesù) e questi versetti attestano comunque una grande attenzione nei suoi confronti. Però la storia di Gesù nel Corano viene descritta con diverse differenze, anche riguardo agli episodi della sua vita, e non soltanto riguardo a chi è, alla sua natura ultima e profonda. Per esempio nell'Islam Gesù è senz'altro assunto in cielo, e anche noi abbiamo il mistero dell'ascensione (c'è però una differenza sottile, ma importante, tra assunzione e ascensione, che è correlata proprio al crederlo o meno Dio). Inoltre, nasce da una madre vergine prima, durante e dopo il parto come diciamo noi. Da questo punto di vista è curioso vedere come i cattolici siano più vicini alla visione islamica di Cristo che non alla visione cristiana che ne hanno i protestanti, perchè per i protestanti, o almeno per alcune branche del protestantesimo, la Madonna non è vergine: è vergine fino al parto ma non durante e non dopo. Invece l'Islam ha un grande culto della Madonna, della "signora Maria", come la chiamano loro, tanto che sono nati dei culti mariani che si sono intersecati con quelli cristiani cattolici, cosa che invece diventa un argomento di scontro nel dialogo religioso con i nostri fratelli protestanti. Per quanto riguarda la morte in croce, abbiamo dei versetti del Corano che sono un po' dubbi perchè non si possono interpretare in maniera univoca. Senz'altro l'idea più condivisa è questa: Gesù non è morto in croce. La maggioranza degli islamici sostiene che Gesù non è morto in croce per un motivo anche giusto, perchè non si può pensare che Dio abbia lasciato morire in croce questo suo profeta maggiore senza un motivo: Gesù non aveva fatto niente di male, quindi Dio deve aver salvato il suo profeta fedele Gesù. E quindi chi è salito sulla croce? Non negano che ci sia stata la crocefissione, ma sostengono che al posto di Gesù sia salito sulla croce e sia stato crecefisso un sosia, mentre Gesù avrebbe vissuto ancora parecchi anni insegnando. C'è poi un'altra cosa interessante. Pensate che all'inizio dell'Islam, molti cristiani si convertirono abbastanza facilmente ad esso e non sempre a causa della forza militare o della costrizione, ma perchè c'è, in qualche modo, una somiglianza di idee su tante cose. In fondo, l'Islam è una religione che non nasce neppure dal cristianesimo, ma dall'Antico Testamento, e anche il cristianesimo si appoggia all'Antico Testamento.
    B.    Oltre a ciò, c'è uniformità su alcuni punti: ci sono per esempio gli angeli e gli arcangeli, c'è un paradiso, c'è un inferno, al di là poi della descrizione del paradiso e dell'inferno, c'è la stessa idea di una retribuzione in base al merito e tante altre cose. Spesso i primi predicatori musulmani, e Maometto stesso, facevano riferimento a un discorso contenuto nell'Injil (l'Injil è il Vangelo). Nel Vangelo di Giovanni (al cap.14 versetto16) si dice che Gesù a un certo punto annuncia il Paraclito che dovrebbe venire dopo la scomparsa di Gesù e che avrebbe svelato "la verità tutta intera". Ora, i cristiani della prima ora, hanno sempre capito questo Paraclito, questo Spirito Santo, come colui che è comparso il giorno di Pentecoste, con tutti quei fenomeni che gli Atti degli Apostoli riferiscono. Ma quando Maometto si propone, a un certo punto si dice che il Paraclito è in realta il Periklitos, non il Paraklitos, cambia una lettera, ma cambia tutto, perchè il Paraklitos vuol dire, in greco, l'avvocato, il consolatore, ma cambiando una lettera, Periklitos, abbiamo un altro significato: Gesù avrebbe detto che, dopo la sua scomparsa, sarebbe stato mandato "il molto lodato", il Periklitos, che è appunto la traduzione greca del nome di Maometto. Quindi tanti cristiani si convertirono presi un po' alla sprovvista e presi un po' anche da motivi economici e politici perchè spesso si trovavano piuttosto male con i prìncipi cristiani. Ecco che un po' tutto l'insieme di queste cose, fece sì che l'Islam, all'inizio, fosse addirittura non solo qualcosa verso cui emigrarono tanti cristiani, ma addirittura fosse considerato una eresia interna al cristianesimo stesso. Noi oggi consideriamo l'Islam un'altra religione, non un'eresia interna al cristianesimo, non diciamo che l'Islam è cristiano con delle idee sue, un po' diverse, come il cattolico potrebbe dire dell'ortodosso o dei protestanti di varie denominazioni. Invece, all'inizio, era proprio considerato così.
    C.    Ed ora chiediamoci: cos'è il Corano per un Islamico? Il Corano è considerato dai mussulmani un'opera di dettatura divina, di dettatura soprannaturale, e il Corano viene considerato il completamento della Bibbia. Però al tempo stesso, il Corano, a proposito della Bibbia attuale, quella che hanno gli ebrei, e del Vangelo attuale, quello che hanno i cristiani, (ma attuale lo si scriveva già nel seicento dopo Cristo), specifica più volte che questi testi sono stati manipolati. Insomma, il Corano sostiene che la Bibbia e il Vangelo non sono quelli originali, ma che gli ebrei da una parte e i cristiani dall'altra abbiano modificato questi testi. Anche se non se ne capisce bene il motivo.
    D.    Credo che sia sempre un problema definire la dottrina islamica perchè, vedete, non c'è una figura come il papa. Si parla del Gran Muftì dell'università islamica di al-Azhar in Egitto e in antico c'era anche il califfato, che deteneva il potere religioso e il potere civile: il fatto di essere successori, (Khalifa vuol dire appunto successore di Maometto) lo faceva diventare sia condottiero e capo civile, sia guida spirituale, comunque tutto questo non è equiparabile al nostro papato, per cui, in realtà, la dottrina islamica è una espressione occidentale, che non rispecchia la complessità della loro realtà. All'interno dell'Islam possiamo trovare gli integralisti, che si fondano sul Corano, che per le loro gesta non citano dei documenti diversi dal Corano, citano versetti autentici del Corano autentico, ma troviamo anche i sufi che ovviamente hanno tutt'altra visione del rapporto con Dio, della vita, della rivelazione, della discesa di Dio tra di noi, ed è senz'altro una visione molto più spirituale e anche molto più profonda; però, bisogna dirlo, anche più minoritaria, tanto che i sufi nel passato erano considerati eretici dalla stragrande maggioranza degli islamici e spesso erano banditi. Adesso si organizzano in varie confraternite e sono presenti un po' ovunque. In Turchia avevo portato a settembre 130 persone a vedere dei dervisci danzanti a Mevlana, dove c'è la scuola sufi fondata da Rumi e da altri suoi seguaci e lì chiaramente abbiamo tutta un'altra visione delle cose; ed è tutto, sempre e ancora, Islam. Questi estremi incredibili coesistono e bisogna considerarli tutti.

4 IL PROBLEMA DEL DIALOGO

   A. Uno dei problemi del dialogo nasce dal fatto che noi pensiamo di dialogare solo perché parliamo; in realtà il dialogo dovrebbe fondarsi su cose un po' più solide, dovremmo cioè inanzitutto cercare di comprendere come l'altro può capire ciò che gli diciamo; e cioè cercare di capire le categorie mentali dell'altro, per essere sicuri di avere una comunicazione che vada in porto, che produca un effetto reale. Invece tante volte noi facciamo con l'Islam dei monologhi che crediamo siano un dialogo, cioè dei monologhi in cui crediamo che l'altro ci abbia capito così come noi pensiamo di esserci espressi. Invece l'altro ci ha capito, ma in un modo diverso da quello che noi pensavamo. Per esempio un problema tipico del dialogo è il fatto che noi siamo portati a cedere molto, ad aiutare, e la Chiesa stessa si impegna molto con la Caritas etc. Però, vi siete mai posti il problema se questo intervento caritativo, anche della Chiesa, sia capito in modo corretto? Si dirà: ma cosa c'è da capire? se ti dò da mangiare, da bere da dormire, è chiaro cosa c'è da capire: tu mi vuoi bene. Allora io vi racconto un'esperienza: quando ero ad Arenzano, dieci anni fa, veniva un certo Rashid, dell'Algeria a chiedere in parrocchia vari beni di consumo. A un certo punto, un giorno, gli ho detto di no. Allora, la cosa bella, è stata che lui se ne è andato via e, in arabo, ha cominciato a bofonchiarmi dietro. Uno magari poteva pensare che dicesse qualche parolaccia al mio indirizzo perché gli avevo negato l'aiuto dopo la centesima volta che gli avevo dato altri aiuti, invece no, la cosa che mi ha lasciato perplesso era che la sua frase non era offensiva, cioè era offensiva, ma in un'altro tenore; in pratica avava detto una frase del genere: “con tutti i soldi che l'Arabia Saudita dà a loro perché noi veniamo aiutati, ecco cosa fanno questi preti cristiani, se li tengono per sè”. Pensavo di non aver capito bene e non sono andato a richiamarlo, ma me la sono messa lì. Qualche mese dopo, ho incontrato un'altra persona, un altro islamico, questo era marocchino e gli ho detto: “ma, senti un attimo” - ho fatto cadere appositamente il discorso - “cosa credi, che noi queste cose che ti diamo te le diamo così, gratis? cioè, voglio dire, prova anche tu a sdebitarti, anche per un senso educativo, cioè non aspettarti soltanto un aiuto dal girovagare nelle chiese, cerca di impegnarti, capisco che il lavoro si trova con difficoltà, però, per esempio, se io ti dò, offriti almeno a pulire la chiesa, non per sempre, voglio dire, ma solo oggi che ti ho dato qualcosa, anche perché capisci, tu fai fare una brutta figura...” e lui mi dice: “ma perché dovrei, voi ricevete i soldi dall'Arabia Saudita per noi”. E questo è già il secondo, ed era marocchino, non era dell'Algeria. Anche Mohamed, che doveva venire qua quest'oggi, mi ha confermato, che sostanzialmente la diceria che circola nei paesi arabi, da un decennio, è che tu puoi andare nei paesi cristiani (preferirei chiamarli paesi occidentali) e puoi andare nelle chiese perché tanto le chiese sono obbligate a darti un aiuto perché esse stesse ricevono una sovvenzione dall'Arabia Saudita per aiutare appunto gli emigranti arabi. Allora vedete la mia domanda dell'inizio, voi fate un'opera di carità, ma siete sicuri che sia capita nel modo corretto? Quindi quando si dialoga, bisogna veramente sapere tante cose sull'altro, e non si può essere superficiali e pensare che tutto sia ovvio: è ovvio per noi, dal nostro punto di vista, ma dall'altra parte che cosa c'è? Se io voglio parlare con un cinese ed essere capito dal cinese devo parlare proprio il cinese, non posso parlare in italiano sperando che il cinese mi capirà. E quindi bisogna avere il coraggio di informarsi e di non giocare all'ambiguità perché altrimenti rischiamo di farci del male reciprocamente.    B. Ci sono altri punti che nel dialogo bisognerebbe richiedere. Ad esempio dovrebbe essere obbligatorio non consentire un'educazione all'odio, innanzitutto da parte loro, oltre che da parte nostra. Da parte nostra si capisce, magari saremo razzisti, però abbiamo l'idea che è una cosa cattiva che va rimossa. Invece, vedete, se voi prendete un libro di catechismo, o meglio di religione, di quelli che sono usati nelle scuole statali, dalle elementari fino all'università, perché in molti stati islamici la religione, ovviamente islamica, è materia obbligatoria fino all'università, (anche se uno fa ingegneria per esempio), vi accorgerete di una serie di affermazioni, fatte studiare dai bambini sin dalle elementari, che non portano questi alunni ad avere un rapporto sereno e anche costruttivo con un occidentale e comunque con un cristiano. Vi leggo alcuni passi di alcuni catechismi che sono tuttora usati. Per esempio, per la classe terza preparatoria, che sarebbe un po' come la terza media, alla lezione 6 leggiamo: “Il Corano viene come legge che abroga ciò che precede e si rivolge a tutta l'umanità, è stato autenticamente conservato senza cambiamenti e trasformazioni e falsificazioni” - già qui, potremmo obbiettare che ognuno ha le sue idee, voglio dire che il Corano è stato scritto in modo definitivo circa due secoli dopo la morte di Maometto (noi cristiani ci facciamo dei problemi perché i vangeli compaiono un secolo dopo la morte di Gesù...). Il Corano in questa situazione è lievenente sfavorevole perché è quasi il doppio il tempo intercorso per la stesura definitiva, che tra l'altro è l'unica verificabile, perché, voi dovete sapere, che quando è stato scritto il Corano in modo definitivo, con uno sforzo notevole, il principe dell'epoca ha fatto bruciare tutte le versioni precedenti del Corano, per cui non si può manco fare il raffronto se c'è stata qualche falsificazione o non c'è stata, se c'è stata qualche aggiunta o no. Comunque possiamo anche concedere che sia stato autenticamente conservato, senza falsificazioni, ma proseguiamo la lettura di questo passo del testo di religione: “mentre constatiamo che alcuni altri libri sono andati perduti e ciò che resta è alterato dalla falsificazione e dalla trasformazione, cosicchè le loro versioni, attualmente in uso, contrastano con la perfezione divina e accusano anche alcuni inviati di Dio dei peccati più ignominosi. Il Corano è unico e non esiste alcuna molteplicità nei suoi esemplari”. Aggiungo ribadendo: perché sono stati bruciati, diciamolo, non perché è assodato che non ci fosse discrepanza tra i vari codici precedenti, “è l'ultimo libro, è il più perfetto ed è la prova della falsificazione degli altri” ora l'allusione a questi testi altri, che sarebbero stati falsificati, la cui versione è attualmente in uso, è un richiamo esplicito ai Vangeli e alla Bibbia dell'Antico Testamento degli ebrei. Chiaramente un ragazzo che è educato a dare alla dimensione religiosa una grande importanza e che viene a sapere che i cristiani e gli ebrei hanno falsificato la parola di Dio, non è educato ad avere grande rispetto, nè una grande capacità di dialogo vero con gli ebrei e con i cristiani. Perché è chiaro che una persona che si permette di falsificare la parola di Dio, non mi viene presentata come una bella persona. E ne abbiamo diversi di questi testi che attaccano, nominandoli esplicitamente, proprio i cristiani. Ma leggiamo un testo diverso preso da un altro catechismo: “I cristiani sono i più vicini ai mussulmani in amicizia poichè hanno per qualità quello che il Vangelo insegna, le prime sono la fede autentica e l'umiltà e poi perché hanno gli uomini di religione che li guidano verso la vera credenza e li educano ai buoni costumi” anche questo testo è stampato da uno stato islamico ed è adottato precisamente in Siria. Ecco l'unica eccezione: l'unico posto dove si vede che il dialogo è possibile, è nell'Islam della Siria, a Damasco per esempio. Lì veramente si nota che non c'è un'educazione all'odio c'è anzi un rispetto reciproco. A Damasco per esempio, ci sono tre confessioni: la cristiana, l'ebraica e l'islamica, però il gran muftì di Damasco, soprattutto quello attuale che è lì in carica da circa 10 anni mi pare, dice sempre che vuole essere il gran muftì di tutti, non solo degli islamici, ma di tutti gli abitanti di Damasco. Pensate (questa è una cosa bella che fa sperare in positivo), quando lui va ad un incontro pubblico vuole sempre, ma sempre, il patriarca cristiano, ortodosso o cattolico. Questa è una cosa positiva. Come vedete, il testo che ho appena letto dice che anche quelli che hanno il vangelo hanno persone che li guidano alla vera religione, non dice che c'è falsificazione. Allora, di per sè, anche all'interno dell'Islam, almeno da qualche parte, ci sono testi che contemplano questa visione di rispetto verso il cristiano. Perchè non diffondere e generalizzare questa cosa? perché gli altri stati si ostinano a pubblicare catechismi, diciamo così, improntati all'odio? Il primo testo citato era del Marocco, pensate un po'! È proprio lì il punto fondamentale: nel dialogo bisognerebbe chiedere questa capacità di reciprocità. Io, in occidente, non sto a dire cose troppo brutte dell'Islam o almeno mi sforzo di mantenermi aderente ai fatti.
   C. Certo, se succede un attentato non posso dire che non c'è stato oppure dire che l'han fatto i cristiani se non l'han fatto loro. Pensate che il Consiglio d'Europa ha coniato recentemente un termine islamofobia, e stanno nascendo delle leggi contro l'islamofobia, per cui per esempio, pare che non sarà più permesso ai telegiornali associare il termine Islam al termine terrorista, o terrorismo; queste sono cose in un certo senso esagerate, perché se quel singolo tizio, che va a fare un atto terroristico, è islamico lo devo poter dire. Questa mania del politically correct all'ultima potenza rischia di essere travisante della realtà, però noi abbiamo persino questi pruriti, forse anche eccessivi, perché poi la realtà deve essere detta. Noi in occidente siamo molto capaci ad autocensurarci senza chiedere qualche cosa di simile reciprocamente dall'altra parte. Questo va a detrimento del dialogo perché un islamico in realtà ha rispetto, non di chi glie la dà sempre vinta, ma ha rispetto di chi ha delle idee. Io ad esempio, con i miei amici islamici (ovviamente sanno che sono un prete), non solo non ho mai nascosto il mio cristianesimo, ma non ho mai dato a loro nessuno sconto, quando c'era un episodio riportato dal giornale, oppure quando loro mi dicono: “il Corano è un testo di pace”. Quando me lo dicono io gli rispondo “è vero e non è vero”, perché nel Corano c'è tutto e il contrario di tutto, se voi lo leggete ci sono dei passi che dicono per esempio “ognuno può seguire la sua via” proprio dal punto di vista religioso, però quanti sono i passi che inneggiano alla Jihad, e non intesa, intendiamoci bene - questa è l'altra astuzia di alcuni occidentali - non intesa nel senso etimico, cioè appunto di sforzo spirituale; è vero che la radice jiha-da, è quella dello sforzo, quindi, di per sè, lo sforzo può anche essere uno sforzo spirituale di chi vuole un'ascesi, diciamo noi. Ma in alcuni testi del Corano, per esempio nella sura 44 è chiarissimo, vengono date anche le istruzioni di guerra, su come fare una campagna; questo non c'entra niente con l'ascesi, non c'entra niente con la Jihad nel senso spirituale. Quindi, io non faccio sconti su queste cose. Però facendo così mi accorgo che loro non conoscono il Corano anche se pregano spesso col Corano, intanto perché le parti di Corano usate per la preghiera ovviamente non sono quelle che inneggiano alla guerra o che raccontano le campagne militari di Maometto, quindi anche loro rischiano di avere una conoscenza incompleta e imperfetta del loro stesso Corano e dunque di averne un'impressione diversa. Però di fatto loro si comportano secondo il Corano nonostante che non lo conoscano integralmente. Nel Corano ci sono dei passi molto chiari dove c'è questa contraddizione tra un'apertura e una chiusura, tra il fatto, per esempio, che le genti del libro, cristiani ed ebrei, siano rispettati, ma restando il fatto che questi hanno falsificato i testi di Dio, (quindi non sono da rispettare). C'è questa continua contraddizione. Vi riferisco una battuta di Lutero. Lutero conosceva il Corano in una traduzione latina, Al Coranum, (non ricordo chi l'aveva tradotta). Lutero sapete che è famoso perché è colui che ha diffuso la Bibbia in una lingua nazionale moderna, nel suo caso in tedesco, però non si dice mai che Lutero aveva un secondo progetto editoriale che non ebbe il tempo di fare, quello di stampare il Corano in latino perché doveva essere diffuso in tutta Europa, ma, attenti bene, non, come penseremmo noi, per un discorso di ecumenismo, ma proprio per il contrario, per farlo disprezzare. Lutero diceva così in uno dei suoi Tischenreden: “Bisogna assolutamente sconfiggere l'Islam e l'unico modo per sconfiggerlo serenamente, io credo che sia pubblicarlo in latino, perché tutti lo possano leggere in Europa. Una volta letto, il Corano manifesta a chiunque sia sano di mente, l'assurdità dei pensieri islamici”. Questo era il tollerante Lutero; che di fatto tollerante non era, anche se i film recenti comparsi su di lui inducono a pensare il contrario. Però è curioso questo fatto, che i luterani stessi non ricordano del loro Lutero, questo pensiero fortemente critico e anche un pieno di disprezzo nei confronti dell'Islam. A parte il giudizio luterano, è vero che il Corano presenta una lettura difficoltosa: è bello, perché nel testo originale ci sono tanti giochi di parole, le rime, ha una sua musicalità, tanto che ci sono autori che sostengono che molte volte, nella traduzione, una sura sembra proprio assurda, cioè, disunita, non amalgamata, proprio perché il Corano segue più una logica linguistica che non una logica razionale, cioè ama il gioco di parole, ama appunto la rima, ama degli artifici letterari, diciamo così. In base a questi artifici porta avanti un discorso che però risulta più poetico che razionale. Nella traduzione, dove la rima si perde, i giochi di parole si perdono, ne esce fuori un coacervo di cose assurde. Surà, il nome dei capitoli del Corano, in realtà vuol dire disegno oppure vuol dire anche disposizione armonica di pietre, nel suo significato più antico. Nelle versioni, ogni singola sura tutto sembra meno che una disposizione armonica di pietre o di qualsiasi altra cosa. Ma dobbiamo ricordare questo fatto importante: la traduzione ci fa perdere molti dei sottintesi e delle armonie del testo stesso.