Enhavo:
LA PAROLA AL NUOVO PRESIDENTEEccomi! Sono Giovanni Daminelli, il nuovo presidente UECI. Nell’assumere questo incarico, saluto cordialmente tutti i nostri associati e in particolare il dott.Boschin che mi ha preceduto e a cui dobbiamo tutti una particolare riconoscenza per il suo impegno generoso e competente; ci ha rassicurati che questo suo impegno continuerà, anche se in forme diverse. Ci dispiace per le sue dimissioni, avremmo voluto che continuasse; egli ha esposto molto bene le sue ragioni nell’ultimo numero di Katolika Sento e lo comprendiamo. Un saluto particolare al nostro assistente ecclesiastico Mons. Giovanni Balconi, che invece rimane al suo posto e da cui ci attendiamo sostegno, consigli e direttive. E infine un caloroso saluto ai membri del nuovo Comitato Centrale UECI appena eletti. Essi mi hanno voluto nominare presidente, mi aspetto da loro impegno e collaborazione: i rieletti con la loro esperienza, i nuovi eletti con l’entusiasmo di chi inizia, tutti con le loro specifiche competenze.Consapevole dei miei limiti, ho accettato questo incarico con un po’ d’incoscienza, ma qualcuno doveva pur farsene carico e l’insistenza di tanti amici mi ha convinto. I miei limiti, che fanno la differenza con il mio predecessore, sono sostanzialmente questi due: 1) Sono esperantista e iscritto all’UECI solo dal 2000 con quel che ne consegue: conosco poco la storia, anche recente, del nostro movimento, conosco poco le persone che ne fanno parte e non ho ancora raggiunto l’abilità linguistica di chi pratica l’esperanto da molti anni. 2) Non ho esperienze amministrative, né di pubbliche relazioni; finora mi sono interessato quasi esclusivamente di problemi di ingegneria e di calcolo, spero quindi che vorrete scusare qualche mia involontaria carenza relazionale e all’occorrenza fraternamente correggermi. Sono solo un dilettante, ma con l’aiuto del buon Dio cercherò di superare i miei limiti per poterLo servire con professionalità. Il nostro don Duilio una volta ebbe a dichiarare che l’esperanto è opera dello Spirito Santo; Questi opera servendosi degli uomini e l’esperanto è il campo in cui Egli ci ha chiamati ad operare. Per questo motivo ho iniziato questa mia presentazione con un “Eccomi”: è la parola con cui spesso nella Sacra Scrittura si risponde alla chiamata del Signore. Non oso certamente paragonarmi in questo ad Abramo, Samuele, Isaia o a quanti altri, ma sono consapevole che nel campo del Signore ogni ruolo è importante e che Lui provvederà per le mie carenze. Siamo tutti coinvolti e tutti possono collaborare, anche chi non ha incarichi specifici; basta talvolta anche solo segnalare qualcosa che non va, rendersi disponibili, non creare inutili difficoltà, avanzare qualche suggerimento con spirito di servizio, nel senso che se uno suggerisce qualcosa, è bene che dia poi la propria disponibilità e se una sua idea non viene accolta non per questo deve smettere di collaborare: lavoriamo tutti per lo stesso Padrone che ci riconoscerà anche quei meriti che gli uomini non ci hanno riconosciuto. A questo punto, ci si aspetta di sapere che cosa intendo fare, cioè dovrei esporre un programma. Ne indicherò solo le linee generali, perchè i dettagli dovranno essere decisi e approvati dal Comitato Centrale. È già tutto tracciato nel primo articolo del nostro statuto dove vengono definiti gli obiettivi della nostra associazione che sono: a) La formazione dei nostri associati: per questo si organizzano S.Messe in esperanto, i convegni locali, i congressi nazionali UECI e la partecipazione ai congressi internazionali IKUE. In questo senso Katolika Sento deve essere uno strumento non solo formativo, ma anche informativo per facilitare la partecipazione degli interessati alle varie iniziative. b) La testimonianza del Vangelo: non solo una reciproca testimonianza tra noi, ma soprattutto verso l’esterno, sia con i nostri connazionali partecipando attivamente in qualche organizzazione esperantista laica, sia nei nostri rapporti interpersonali in ambito internazionale, non dimenticando le opere di carità. In ogni situazione ognuno dia testimonianza di persona disponibile e coerente con i propri principi cristiani. c) Il dialogo Ecumenico: si esprime sia nei rapporti interpersonali, sia con la partecipazione ai congressi ecumenici specialmente nella preghiera comune, nella mutua conoscienza e nell’esercizio della carità; deve essere un fatto culturale: dobbiamo rafforzare le nostre convinzioni per scoprire quanto di buono c’è nell’altro senza rinunciare alla nostra identità. d) Uso dell’esperanto: è lo strumento del nostro operare; dobbiamo approfondirne la conoscienza, praticandolo sempre più tra noi per essere pronti ad usarlo quando serve. Chi può s’impegni ad insegnarlo e a divulgarne l’uso. Dobbiamo fare opera di proselitismo specialmente tra i giovani; ben vengano iniziative di propaganda e di sostegno non solo a livello locale ma anche internazionale. Prima di finire sento il dovere di ringraziare tutti i collaboratori di Katolika Sento a partire dal direttore responsabile, mons. Gianni Ambrosio, l’impaginatore Mario Guilla, i responsabili della spedizione Francesco Sola e Francesco Comazzi e tutti coloro che vorranno contribuire con le loro segnalazioni, articoli, foto e quantaltro. Mi riprometto di incontrare presto tutti per conoscere persone e problemi. Aiutiamoci tutti con la preghiera, con un particolare pensiero per il vostro presidente che, sento, ne avrà bisogno. Dio ci assista e buon lavoro.
Giovanni
Daminelli. IL 16° CONGRESSO ESPERANTISTA ECUMENICOIn questo congresso è confluito anche il 56° congresso IKUE, il 53° congresso KELI e il 16°congresso UECI. Con i suoi 281 iscritti (partecipanti, poco meno) provenienti da 18 diverse nazioni, ha avuto un ottimo successo. Stando all'elenco ufficiale dei congressisti, la presenza più numerosa è stata quella dei polacchi (62 persone) seguita dai cechi (50), italiani (49), rumeni (25) , tedeschi (20), ungeresi (14), lituani (10) e poi tutti gli altri con poche unità.Il congresso è stato ricco di avvenimenti, con momenti di preghiera comune, di meditazione, conferenze, spettacoli, turismo e anche, importante, di rapporti umani. Per motivi di spazio non è possibile riportare qui tutti i dettagli. Qualche cosa è riportato più sotto come i risultati delle elezioni IKUE e UECI, un riassunto della prelego di mons.Balconi su Ravenna e qualche riflessione filosofeggiante di Armando Zecchin; altro materiale apparirà nelle prossime edizioni di Katolika Sento e ci aspettiamo un resoconto più internazionale su Espero Katolica. Ricordo qui gli eventi più importanti: l'inaugurazione ufficiale di domenica pomeriggio alla presenza del vescovo di Rimini, l'intervento dei vari rappresentanti e lettura dei messaggi d'augurio; Lunedì l'assemblea UECI seguita dalla conferenza di mons. Balconi su Ravenna; Martedì escursione a San Marino; Mercoledì: giornata dedicata alla visita guidata ai monumenti di Ravenna con S.Messa in San Giovanni evangelista (servizio divino nella basilica di Santo Spirito per i protestanti). Giovedì: annuale convegno generale IKUE (e convegno annuale KELI separatamente); Venerdì: conferenza di Riccardo Larini della comunità di Bose sull'ecumenismo e di Carlo Sarandrea per il centesimo anniversario di Espero Katolika; dopo cena, serata di spettacolo e intrattenimenti giocosi (memorabile la Ne Dia komedio di Gianni conti).
ASSEMBLEA ORDINARIA UECICome stabilito, il 1.o settembre, durante il Congresso
Ecumenico di Rimini, si è tenuta l'assemblea annuale
dei soci a cui è seguita la votazione per il rinnovo
del Comitato Centrale. |
Ambrosetto Paola Bertozzi De Angeli Jonne Conti Giovanni Daminelli Giovanni Fiumarella Diego Guarnero Silvia Guazzini Marsilio Magnani Duilio Mantaut Luciano Zecchin Armando |
voti 36 voti 23 voti 53 voti 50 voti 34 voti 16 voti 22 voti 42 voti 9 voti 36 |
Daminelli Giovanni: Ambrosetto Paola:: Conti Giovanni: Zecchin Armando: Magnani Duilio: Fiumarella Diego: Bertozzi De Angeli Jonne: Silvia Guarnero: |
presidente vice-presidente cassiere segretario generale incaricato per l'informazione delegato per il settore giovanile consigliere consigliere |
RAVENNA: EKUMENA RENKONTEJO DE ORIENTO KAJ
OKCIDENTO
|
RAVENNA: PUNTO D’INCONTRO ECUMENICO TRA
ORIENTE E OCCIDENTE
|
La
antaŭfaktoj Ravenna komence estis sensignifa vilaĝo de humilaj fiŝistoj, kiuj konstruis siajn domojn sur palafitoj. Nur dum la periodo de la romia imperio ĝi akiris gravecon dank’ al ĝia haveno, kaj fariĝis urbo kosmopolita, ĝis leviĝi al ĉefurbo. |
Gli
antefatti Ravenna all’inizio era un insignificante villaggio di pescatori che abitavano su palafitte. Solo durante il dominio romano acquistò importanza grazie al suo porto, si fece città cosmopolita, fino a diventare capitale. |
Kiam Ravenna grava
fariĝis Cezaro komencis starigi en Ravenna sian ĉefstablejon, sed, pli ol ĉiuj, imperiesto Oktaviano ekspluatis la strategian pozicion de Ravenna, konstruante tre grandan militan havenon, nomata “classis” (ŝiparo). Tia marfloto garantiis la rilatojn kun Oriento kaj la sekurecon de mare superum. Krom la militan, Ravenna posedis ankaŭ komercan havenon (Porto Nova) kunligita kun la landinterno per vojo Popilia kaj per sistemo de kanaloj kiuj komunikis ĝin kun Paduso. Krome dank’ al salubreco de ĝia klimato, tie loĝis la veteranoj post le fino de la milita servo; tiamaniere ili kontribuis al pax romana. |
Quando Ravenna
divenne importante Cesare incominciò a porre in Ravenna la sede principale del suo comando militare, ma fu soprattutto l’imperatore Ottaviano che approfittò della sua posizione strategica per costruirvi un grande porto militare detto classis. Tale flotta garantiva le relazioni con l’Oriente e la sicurezza del mare superum. Accanto a quello militare si costituì un porto commerciale (Porto Nova) collegato al retroterra dalla via Popilia e da una serie di canali che lo congiungevano al Po. Inoltre, data la salubrità del suo clima, ivi si stabilirono i veterani dopo il servizio militare contribuendo così alla pax romana. |
La kontribuo de
kristanismo Kristanismo alvenis en Ravenna el Oriento, portita unue de sankta Apollinare, disciplo de sankta Petro, pli poste de orientdevenaj monaĥoj, kaj dei tie ĝi disvastiĝis Okcidenten. Multenombraj arkeologiaj restaĵoj atestas la fruan ĉeeston de ĉi tiu kristana kredo. Malgraŭ la disvastigo de la greka kulturo, fare de la filozofoj tie loĝantoj, kaj de la religiaj tradicioj, enmetitaj de la orientaj monakoj, Ravenna restadis ĉiam ligita al latina civilizo. Ĝia Eklezio estis tiel bone organizita, ke Episkopo Severo ĉeestis la Sinodon de Sardica (la hodiaŭa Sofio) kie oni kondamnis arianismon. |
Il contributo del
cristianesimo Il cristianesimo in Ravenna venne dall’Oriente, ad opera prima di sant’Apollinare, discepolo di san Pietro, poi di monaci orientali, e da lì si diffuse verso l’Occidente. Numerosi ritrovamenti archeologici attestano la precocità di questa presenza cristiana. Malgrado la diffusione della cultura greca, operata dai filosofi ivi residenti, e delle tradizioni religiose, introdotte dai monaci orientali, Ravenna riamase sempre legata alla civiltà latina. La sua Chiesa era così bene organizzata che il suo vescovo Severo era presente al sinodo di Sardica (l’attuale Sofia) dove si condannò l’arianismo. |
Ravenna ĉefurbo
de la okcidenta imperio Pro la barbaraj invadoj, Honorio translokigis la ĉefurbon de Okcidenta imperio de Milano al Ravenna, kiu estis defendata de la maro kaj de la pluraj kanaloj de la landinterno. Ekde tiu momento pli granda estis la bizanca influo rekonebla en ĝiaj monumentoj. Precipe Justiniano, por ekzalti Kostantinopola influo, igis aŭtonoma la episkopan sidejon de Ravenna donante al la episkopo Massimiano la paliumon (kutime atribuata de la Papo): la episkopo de Ravenna fariĝis ĉefepiskopo. |
Ravenna capitale
dell’impero d’Occidente A causa delle invasioni barbariche, Onorio trasferì la capitale dell’impero d’Occidente da Milano a Ravenna, che era protetta dal mare e dai molti canali del retroterra. Da quel momento si fece più grande l’influenza bizantina riconoscibile nei suoi monumenti. In particolare Giustiniano, per evidenziare l’influenza di Costantinopoli, rese autonoma la sede episcopale di Ravenna conferendo al vescovo Massimiano il Pallium (di norma conferito dal Papa): il vescovo di Ravenna divenne arcivescovo. |
Ravenna kaj la
ekzarkeco Pro la invado de la longobardoj, necesis havi ununuran militan estraron. Tiamaniere, imperiestro Maurizio decidis sendi en Italujon ekzarkon (tio signifas la ĉefo), kies sidejo estis en palatium de Ravenna, ĉi tio havigis al la urbo patrician dignon. Sed kun la alveno de la longobardoj komenciĝis la dekadenco de Ravenna. |
Ravenna sede
dell’esarchia A causa dell’invasione dei longobardi, si rese necessaria l’unificazione dei comandi militari. L’imperatore Maurizio, perciò, decise di inviare in Italia un esarca (cioè un capo) la cui sede fu nel palatium di Ravenna, ciò conferì alla città dignità patrizia. Ma con il sopraggiungere dei longobardi iniziò la decadenza della città. |
Kion ni povas
lerni La historio de Ravenna, kun ĝia sukceso kaj ĝia dekadenco, memorigas al ni, che tiu kiu pretervivas estas la kultura komponanto kaj ĉi tiu estas la esenco. Ankaŭ Esperanto estas kulturo, kiu, kiel tia de Ravenna, akiras forton el la uniĝo de diversecoj. Specife, ni kristanoj devas agnoski en ĉi tiu lingvo grava ilo por la konstuado de kristana humanismo. |
Che cosa possiamo
imparare La storia di Ravenna con la sua fortuna e la sua decadenza ci ricorda che ciò che soppravvive è la componente culturale e questo è l’essenziale. Anche l’Esperanto è cultura, che, come quella di Ravenna, prende forza dall’unione delle diversità. In particolare noi cristiani dobbiamo riconoscere in questa lingua uno strumento importante per la costruzione di un umanesimo cristiano. |
EKUMENA KRISTANISMO KAJ PACO
|
CRISTIANESIMO ECUMENICO E LA PACE
|
La ĵusa kongreso de esperantistoj katolikaj kaj evangeliaj prezentis certe la karakterizojn de tio kion oni jam nomas ekumenismon. Kion oni faras per ekumenismo? Certe ĝi ne malŝatus puŝi al unu sola kristana kredo, kiu bonŝance jam estas la sama en la esencaj punktoj, kiel la Enkarniĝo kaj la Triunuo, sed, nun, fakte, ĝi estas limigata al komuna reciproka simpatia atento kaj ankaŭ, espereble, al komuna agado en la fundamentaj temoj de la evangelizado. Reciproka simpatia atento kaj komuna evangelizada agado kiuj povas kreski tiom kiom konsentas la favoraj cirkonstancoj kaj “la purigado de la memoro” (esprimo de Johano Paŭlo II). | L’appena concluso congresso tra esperantisti cattolici ed evangelici ha certamente i tratti di quello che ormai si chiama ecumenismo. Che si fa con l’ecumenismo? Certamente si mira anche ad un unico credo - che è già sostanzialmente identico - si pensi ai comuni dogmi dell’Incarnazione e della Trinità - , ma per ora si limita, nei fatti, ad una comune reciproca rispettosa attenzione ed anche ad una possibile azione evangelica tra i nostri contemporanei. Reciproca attenzione e comune azione che si possono allargare tanto quanto consentono le circostanze e la “purificazione della memoria” (espressione di Giovanni Paolo II). |
Navigante ĉirkaŭ kaj ene de tiuj faktoj kaj esperoj, mi imagis (piecon mi petas por la fanfaronaj vantuloj!) ke, dum la Riminia ekumena kongreso de esperantistoj, mi estas min elprovanta suriri la scenejon por prelegi, pri io “originala” rilate nian ekumenismon. “Kial ne parolis pri paco?”, mi komencus. “Kiel ne ŝatigi, dezirigi, kaj imagigi kunvenon, ekumenan kunvenon, de ĉiuj Kristanaj Eklezioj – katolikoj, protestantoj, ortodoksuloj, anglikanoj ktp – en kiu evidentiĝu ke la kristanoj jam fine atingis la konscion ke laŭ la Evangelio ĉiu milito estas senrajta, estas peko kontraŭ Dio kaj kontraŭ la homaro? | Ragionando intorno a questi pensieri, ho immaginato (pietà per i vanesi!) di dovermi cimentare proprio durante il congresso di Rimini e dal palcoscenico esporre qualcosa di.. originale (pietà per i vanesi!) intorno all’ecumenismo. E mi sono perso tra questi pensieri. Perché non parlare di pace? Perché non far desiderare e immaginare un convegno di tutte le chiese cristiane per trattare del dovere evangelico della pace? Perché tutte le chiese – cattolici, protestanti, ortodossi, anglicani – non si danno convegno con l’intento di rendere evidente che i cristiani hanno ormai raggiunto la consapevolezza che per il vangelo ogni guerra è illegittima, è peccato, è contro l’umanità? |
Vere, la “originala” propono neniel estas originala. Antaŭ multaj aliaj, ĝin proponis Dietrich Bonhoeffer, kiu, spertinte kaj rimarkiginte la karaterizon idolemigan kaj perfortan de nazismo, notadis: “Nur granda Ekumena Koncilio de la Eklezio de Kristo el la tuta mondo povas paroli tiamaniere ke la mondo, en ploro kaj dentogrincado, aŭdu la vorton pri paco, kaj la popoloj ĝojos pro tio, ke tiu Eklezio de Kristo forigas, en la nomo de Kristo, la armilojn el la manoj de siaj filoj kaj malpermesas ke ili militu (28 agosto 1934)”. Vere mi ne scias kiel interpreti “Eklezion de Kristo” kaj ne eĉ kiel legi “ekumenan Koncilion”, sed la ideo elstaras klara kaj brlla. Al tiu ĉi (en mia memoro eksparkas memoraĵoj) asociiĝis Max Joseph Metzger, katolika pastro, kroma viktimo, same kiel pastoro Bonhoeffer, de naziistoj. | Veramente, questa proposta non è per niente originale. Prima di molti altri, essa fu proposta da Dietrich Bonhoeffer, che avvertendo chiaramente il carattere idolatrico e violento del nazismo, scriveva: “Solo un grande concilio ecumenico della santa Chiesa di Cristo da tutto il mondo può parlare in modo che il mondo, nel pianto e stridor di denti, debba udire la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa Chiesa di Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalle mani dei suoi figli e vieta loro di fare la guerra (28 agosto 1934)”. Per la verità io non so che cosa egli intendesse per Chiesa di Cristo e neppure che cosa intendesse per concilio ecumenico, ma l’idea é grande e folgorante. Ad essa si associò Max Joseph Metzger, prete cattolico, vittima anch’egli come il pastore Bonhoeffer, del nazismo. |
Ne estante sperta pri historio de la eklezioj, mi nur imagas ke tiu ideo debatiĝis kaj laboriĝis, eble ne tute malkaŝe, ene de la protestantaj eklezioj, kaj fakte, se la memoro ne malfidelas min, ĝi aperis dum la Ekumena Konsilio de Vancouver de 1983 kaj dum la Kirchentag de 1985 flanke de ties prezidento, fizikisto kaj filozofo von Weizsaecker; kaj bone kaj efike al ĝi farus belan kronon la sennombraj iniciatoj de la papoj. Ĉu necesas, por la forgesemuloj, memorigi la kondamnon pri naciismoj de Pio XI kaj Pio XII kaj la “Pacem in terris” de Papo Johano XXIII? Kaj kiel forgesi pri “la senutila masakro” laŭ esprimo de Benedikto XV (rilate al la militobstino de la itala registaro kiu rifuzis pace ricevi, de Aŭstrio, kion ĝi celis akiri per milito). | Non sono esperto di storia delle chiese, ma immagino che questa idea abbia lavorato tra le chiese evangeliche e infatti, se la memoria non mi tradisce, essa appare nell’assemblea mondiale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Vancouver del 1983 e nel Kirchentag del 1985 da parte del suo presidente, il fisico e filosofo von Weizsaecker; e mi pare che essa accolga bene le iniziative – innumerevoli – dei papi in questo senso. Occorre, forse, ricordare la condanna dei nazionalismi da parte di Pio XI e di Pio XII e la Pacem in Terris di papa Giovanni? E la “inutile strage” di Benedetto XV (riferita alla belligeranza del governo italiano che rifiutò di ricevere pacificamente dall’Austria quanto voleva ottenere con la guerra)? |
Sendube oni rajtas opinii ke la diskutoj estus varispecaj. Ekzemple, ĉu povas okazi milito justa, aŭ deviga defenda helpo al justulo (ŝtato aŭ socio) agresita? Ĉu licas preventa milito kontraŭ agresiva kaj ekagresema ŝtato? Kaj, kiu rajtas kaj devas rekoni kaj deklari laŭrajta militan defendon? Unu ekzemplo: dum la enlanda hispana milito, unu partio masakradis dekojn da miloj da pastroj kaj da engaĝitaj kristanoj… Ĉu licus bremsi – plejbone kondamni – sindefendon aŭ konsenton kun la cirkonstancoj ĝin ebligantaj? | Certo, si può immaginare che le discussioni sarebbero di varia natura. Ad esempio, può esserci una guerra giusta, la doverosa difesa dell’innocente aggredito? E chi deve riconoscere e legittimare alla difesa dell’innocente aggredito? Un caso: Nella guerra civile di Spagna, una parte contendente massacrava diecine di migliaia di cristiani: sarebbe stato lecito frenare – o peggio - condannare l’autodifesa o chi ha approvato le circostanze che la rendevano possibile? |
Ĉiukaze, la eklezioj povas krei al si ilojn
– kolektivajn kaj internacie reprezentajn
– taŭgaj al orientado en ĉiuj
doktrinaj kaj faktaj duboj diŝirantaj
juĝojn kaj konsciencojn. Publika deklaro, fare de la reprezentaro de la Kristanaj Eklezioj, en kiuj ĉiuj eklezioj sin devigas obei, havus sendube la forton forpreni ĉiuspecan kristanan leĝigon al fundamentalistaj tenoj. |
In ogni caso, le Chiese possono darsi degli strumenti
– collettivi e riconosciuti internazionalmente
– in grado di orientare le coscienze in tutte
le controversie dubbie e laceranti. Un organismo che
parli al mondo, e alle chiese, in nome della
cristianità. Una dichiarazione pubblica, che impegna tutte le chiese, avrebbe senz’altro anche la forza di togliere legittimazione a tentantazioni fondamentaliste da parte cristiana. |
Antaŭ ne longe, okaze de la iraka milito, iuj presorganoj, diversflankaj kaj divernaciaj, observis ke la papo sin trovis agi kiel natura lidero de preskaŭ ĉiuj kristanaj eklezioj kaj kristanaj komunumoj, eĉ se ne asociitaj al Romo, sed unuigitaj en la rifuzo kaj kritiko al la logikoj de milito. Nu, tia lidera funkcio povus deveni, eble kun pli granda persvadiga tutmonda influo, el tia proponita organismo, kreata de la komuna volo de la Kristanaj Eklezioj. | Di recente (nell’occasione della guerra all’Iraq) alcuni organi di stampa, di diverse sponde e in diverse nazioni, hanno osservato che il Papa si è trovato ad essere leader naturale di quasi tutte le Chiese cristiane e comunità ecclesiali, ancora divise da Roma ma ad essa congiunte nell’azione per la pace e unite nell’obiezione alle logiche della guerra. Ebbene, questa funzione potrebbe estendersi, con maggiore forza universalistica, al nuovo organismo espressione della comune volontà di tutte le Chiese. |
Jen, en Rimini mi estus fantaziiginta (ĉu nur fantaziigi?) pri tiaĵoj kaj samtempe ĉiuj ekumenismemaj kongresantoj havintus impreson esti eta prepara koncilio, kiu de sube trenas Ekleziojn fariĝi, trans doktrinaj diferencoj aŭ historiaj disputoj, lumo al la mondo ankaŭ pri tia problemo, la plej grava eble tra la nuna homaro; kaj ili havintus impreson ekdikti la estontan dekalogon de paco… | Ecco, io a Rimini avrei fatto fantasticare (solo fantasticare?) su queste cose e insieme tutti i congressisti forse avrebbero avuto l’impressione di essere un piccolo concilio che, dal basso, spinge le Chiese ad incontrarsi, al di là di ogni differenza dottrinale o disputa storica, per diventare luce del mondo anche in questo problema, il più grave ed attuale dell’umanità. E avrebbero avuto l’impressione di cominciare a dettare il futuro ecumenico evangelico decalogo della pace… |
Kaj, male, mi restis en la partera loko por
aŭskulti karajn amikojn, kiuj timas, ĉe
okdekjarulo kiel mi estas, aperi tro junaj. Kun kompatpetaj salutoj |
E invece sono rimasto in platea ad ascoltare amici cari, che non vogliono, vicino ad un ottantenne quale sono io, sembrare troppo giovani. |
Armando Zecchin | Armando Zecchin |
JESUO ĈU KRISTO AŬ ĈU MESIO? |
GESÙ CRISTO O MESSIA? |
Doktoro Gerrit Berveling, instruisto pri klasikaj lingvoj kaj spertulo pri bibliaj lingvoj (kaj nun ankaŭ redaktoro de Fonto), interalie esperantiginto de la deŭterokanonaj tekstoj de la Malnova Testamento, esperantigis, rekte el la greka la tekstojn de la Nova Testamento kaj decidis traduki la terminon Kristòs Kristoũ ecc (v. la leterojn de Sankta Paŭlo) elfosante la originan sonon, kaj do rekte la signifon, el la hebrea Meshiah (= oleito, apartigito, konsekrito ktp); Jesuo Kristo, tial, sonas Jesuo Mesio, vorto kiu almenaŭ en la vulgaraj lingvoj enprenis kaj konservis ĝuste la signifon de Mesio. Kutime la tardukantoj sin limigis indiki, en piednotoj aŭ en mallongaj prinotoj, la originon kaj la signifon de la vorto “Kristo”, sed daŭrigis konservi en la alporta lingvo la terminon “Kristo”. Nun se oni lasas alvali ĉiujn konsekvencojn, kiujn eble ne celis la tradukinto, oni sin trovos antaŭ bela enverŝaĵo. | G. Berveling, insegnante di lingue classiche e intenditore di lingue bibliche ed ora anche redattore di Fonto), tra l’altro traduttore all’esperanto dei testi deuterocanonici del vecchio testamento, ha scelto di tradurre dal greco in esperanto, il termine Kristòs Kristou ecc. (vedi ad esempio le lettere di San Paolo), recuperando il significato dell’ebraico Meshiah (= Unto, consacrato, separato ecc...); Gesù Cristo pertanto é diventato Gesù Messia, termine che almeno nelle lingue europee prese e conserva proprio il suono e il senso di Messia.. Di solito i traduttori dal greco si limitavano ad indicare in nota l’origine e il significato del termine, ma salvavano nella lingua d’arrivo il termine Cristo. |
Nenio obĵetendas rilate la ekzaktecon de la elekto; ion, tamen, eble, oni pensos obĵeti el vidpunkto de la tradicio kaj de la historio de kulturo. Se en Antiokio la unuaj inventantoj kaj uzantoj de la termino “kristano” (v. Agoj 11, 26), estus imaginta la estontecon, ili nun sin metus la manojn tra la haroj. El “Kristo” devenis, fakte, “kristano kaj kristanismo” ktp; sed revenante nun al al Jesuo Mesio ni devas nomi liajn sinsekvajn Mesianoj, konfesantaj Mesianismon, ĉu ne? La historio de Kristanismo fariĝas historio de Mesianismo, kiun iam (diros niaj posteuloj) oni nomis ankaŭ historion de Kristanismo; en redaktado de la latina lileraturo, tiu de Patroj Latinaj ekzemple, oni rapidos ekspliki ke iam la Patroj iom seninventece paŭsis la grekan vorton dum ili povis kaj devis referenci tuj al la hebrea aŭ, eventuale, ekstrakti ion taŭgan el kelkaj latinaj radikoj. Ĉu ili anticipis la modernajn amaskomunikilojn, kiuj sponsoras tuj la anglajn vortojn? | Nulla da obiettare circa l’esattezza della scelta; qualcosa, però, forse, si potrà obiettare dal punto di vista della tradizione e della storia della cultura. Se ad Antiochia i creatori del termine “cristiano” (vedi Atti degli Apostoli 11, 26) avessero pensato di fornire il termine per il futuro, ora si troverebbero nei guai. Da Gesù Cristo derivano “cristani e cristianesimo” ecc.; se ora si vuole ritornare al Messia chiameremo i suoi seguaci messiani, professanti il Messianismo. La storia del Cristianesimo diventerà la Storia del Messianismo, che un tempo, si direbbe, si chiamava cristianesimo; nella letteratura patristica latina dovremmo affrettarci a spiegare che i Padri un po’ rozzamente hanno pedissequamente copiato il termine greco quando potevano e dovevano rifarsi all’ebraico (un po’ come si fa oggi con l’inglese); oppure, meglio, potevano inventarne uno latino. |
Ja, kio signifas en la hebrea Meshiah? Ĝi entutas diversajn signifojn (oleito, Diŝarĝito, profeto ...): kiaj el tiuj realiĝas en la Meshiah “kristano”? Oni scias ke tra la Jesuaj tempoj svarmis diversaj, kaj foje kontrastaj inter si, la konceptaĵoj pri la Mesio. Kaj, krome, ĉu la Kristo “kristana” ne entenas ion pli ol la diversaj signifoj de Meshiah? En la termino “Kristo”, fakte, en la konfeskredo de la unuaj tempoj kiu fariĝis ĉiam pli klara, okulumas ankaŭ la ekskluziveco “kristana”, tio estas ke tiu Mesio estas ankaŭ Difilo. Impresas ke la termino origina/etimilogia Mesio emas povrigi la semantikan enhavon de l’ Kristo de la tradicio. Se oni irigas la penson al Tertulliano, Aŭgusteno, Fortunato, Aŭsonjo, Boecio, Benedikto, Ozjo... al centoj entute de la “kristana” literaturo de la unuaj kvin kristanaj jarcentoj kun la dekretoj de la lokaj kaj provinciaj koncilioj, kaj al la miloj de la sekvaj jarcentoj, kia ekatombo de “Kristoj”! |
Già, ma cosa significa nell’ebraico
Meshiah? esso riassume diversi sensi (unto,
incaricato, profeta...): quali di questi realizza il
messia “cristiano”? Si sa che ai tempi di
Gesù erano diverse, e a volte contrastanti, le
concezioni circa il Messia. E poi il Cristo
“cristiano” non contiene qualcosa di
più del Meshiah ebraico? Nel termine Cristo,
nella mentalità dei cristiani dei primi tempi
che si faceva sempre più chiara, occhieggia
anche l’esclusività
“cristiana”, cioè che quel Messia
è anche Dio. Si ha l’impressione che il termine messia etimologico impoverisca il Cristo semantico della tradizione. Se pensiamo poi a Tertulliano, Ago stino, Fortunato, Ausonio, Benedetto, Osio... ai cento insomma della letteratura “cristiana” del primi 5 secoli con i decreti dei concili locali e provinciali, e ai mille dei secoli successivi, che ecatombe! |
Kaj laste, sed ne fine, kiel Mesio ne sin ĝenas
fronte al la liturgioj okcidentaj kaj orientaj kiuj
seninterrompe konservis “Kristo”, kiu
konstante pasis en ĉiujn tradukojn al la
vulgaraj kaj al la malnovaj kaj novaj lingvoj? Tiaj
demandoj, bedaŭrinde distre, okupadis mian
menson ĝuste dum la latina recitado de la pli ol
miljaraĝa kredo, tiu kun filioque,
niceakostantinopola. En eventula nova Biblio en esperanto, kion elektus la ekumena komisio? Ja, ĉu ekzistas tia komisio kaj kiu en ĝi partoprenas? Se por nobliĝi en ĝi necesas esti bona bibliisto, kio estas bona bibliisto? |
E poi come la mettiamo con le liturgie occidentali e orientali che hanno ininterrottamente conservato Cristo, che è poi passato in tutte le traduzioni ai volgari e alle lingue vecchie o recenti? Queste domande mi sono venute proprio mentre si recitava il millenario credo, in latino con il famoso filioque, nicea-costantinopolitano.In una eventuale nuova Bibbia in esperanto che cosa sceglierà la commissione ecumenica (o non ecumenica)? Già, esiste una tale commisione e chi ne fa parte? Se per farne parte occorre essere “buoni” biblisti, chi é il “buon” biblista? |
Armando Zecchin | Armando Zecchin |
NUOVO COMITATO CENTRALE U.E.C.I. Presidente: Giovanni DAMINELLI, via Lombardia 37, 20099 Sesto S.Giovanni (MI) – tel. 02.2621149Vice presidente: Paola AMBROSETTO, via Emo 9/C, 30173 Mestre (VE) – tel. 041.5341532 – fax 041.612516 Segretario generale: Armando ZECCHIN, corso Trapani 112, 10141 Torino, tel. 011.3852449 cassiere; Giovanni CONTI, via F.Filzi 51, 20032 Cormano (MI) – tel. 02.66301958 – fax 02.66302110 Delegato giovanile: Diego FIUMARELLA, Corso Italia 11, 10090 Castagneto Po (TO) – tel. 011.9132048 Segretario per l'informazione: don Duilio MAGNANI, viale C.Zavagli 73, 47900 Rimini, tel.-fax 0541.26447 Consigliere: Ionne DE ANGELI BERTOZZI, via Quercioli 114, 54100 Massa (MC) – tel. 0585.792066 Consigliere: Silvia GARNERO, Via Cavour 40, 10036 Settimo Torinese (TO) – tel. 011.8000078 oppure 0118012635 |