Enhavo:



È TEMPO DI CAMBIARE

Nell'assumere l'incarico di presidente dell'UECI il 2l febbraio 1998, dopo la scomparsa del carissimo prof. avv. Mario Sola (1 gennaio 1998) con il quale avevo collaborato in qualità di segretario e in parte di cassiere nel mandato triennale 1994-1997, nel mio discorso dal titolo "In spirito di servizio" (si veda il n° 2 marzo-aprile 1998 di Katolika Sento) avevo esposto e ribadito alcune idee guida che qui riassumo.
Validità dell'esperanto, da coltivare non come "nobile passione" ma come strumento neutrale di comunicazione tra popoli di lingue diverse e sentirlo, da cattolici, come un dono dello Spirito per l'annuncio del messaggio evangelico.
Volontà di proseguire gli sforzi per la sua ufficializzazione nell'ambito ecclesiale.
Svolgere la nostra azione non solo in campo nazionale ma anche in quello internazionale con apertura al dialogo ecumenico nella fedeltà alle direttive della Chiesa cattolica.
Pregare incessantemente per l'unità dei cristiani. Sentire il senso dell'unità anche per "Katolika Sento" che dal secondo bimestre 1998 è uscita come testata autonoma con l'auspicio di essere più culturale.
Necessità di forze più fresche, cioè di giovani, speranza del nostro futuro. Infine invocare lo Spirito perché dia ai nostri associati quei doni necessari per discernere ciò che è evangelicamente buono e giusto per la nostra attività da svolgere sempre come umili servitori della verità nell'amore.
Carissimi associati dell'UECI, a conclusione del secondo mandato di presidenza, ritengo opportuno e doveroso fornire un breve resoconto della mia attività, dei risultati raggiunti e dei motivi che mi spingono a non ripresentarmi candidato nel comitato centrale.
È bene e utile ritirarsi dai propri incarichi quando questi possono essere d'impedimento a svolgere un' attività proficua nel settore dell'insegnamento e dell'informazione per far progredire la lingua internazionale.
Inoltre giova a tutti, democraticamente, che ci sia una rotazione nell'assumere le cariche di un' associazione.
La mia età, quasi 73 anni, e il recente intervento chirurgico, esigono un periodo di maggiore tranquillità e riposo. Con ciò non intendo assolutamente abbandonare né l'UECI né 1'IKUE, dei quali sono associato vitalizio, e nemmeno il movimento esperantista.
Esperantista dal 1968, dal 1970 membro UECI-IKUE, vice presidente durante la presidenza di Padre Albino Ciccanti; segretario per l'informazione sotto la presidenza di Mario Sola dal 1994; segretario e cassiere dal 1996 alla morte della cara Franca Concina. Dal 21 febbraio 1998 presidente dell'UECI.
È stata mia cura espletare e completare tutte quelle pratiche burocratiche presso il tribunale di Vercelli e presso le poste perché il periodico bimestrale Katolika Sento uscisse non più come supplemento del settimanale diocesano "Corriere eusebiano", ma come testata autonoma già dal n° 2 (marzo-aprile) 1998 con la responsabilità giornalistica di Mons. Gianni Ambrosio cui devo la masssima riconoscenza.
Alla scomparsa di Mario Sola bisognava "continuare, pur con il cuore triste" come titolava un articolo di Mons.G. Balconi. Assumere i vari incarichi della presidenza, della segreteria, della cassa e della redazione di K.S. è stato gravoso, ma in tutto, pur con i miei limiti, ho profuso energie con spirito di servizio.
Sono stati aperti un conto bancario e uno postale intestati all 'UECI e non più a persone fisiche. Entro il prossimo settembre si provvederà all'unificazione dei conti presso le poste con un nuovo numero di conto corrente.
Il fondo alfabetizzazione, iniziato nel settembre 1990 è diventato operativo un quinquennio dopo erogando 516,46 euro ogni anno a missionari del continente africano dove è prevalente la piaga dell'analfabetismo. Da quest'anno, e così per
l' avvenire, saranno distribuiti 500 euro per l'Africa e 500 per l' Asia confidando nella generosità degli associati. Per stimolare e invogliare i giovani ad apprendere l'esperanto, in ambito cattolico, sono stati istituiti dei premi. Sia il fondo per l'alfabetizzazione sia i premi riservati ai giovani sono stati finanziati da soci che hanno a cuore questi problemi.
È stata mia costante preoccupazione investire con buona rendita d'interessi sia il fondo degli associati vitalizi, come gli altri succitati.
Con rammarico, vedo che nonostante tanti sforzi, il numero dei membri    dell a nostra Unione non è cresciuto in questi anni. L'invecchiamento è un fenomeno generale nell'ambito di diverse associazioni culturali. I giovani sembrano attratti dal consumismo immediato ed edonistico più che da ideali per i quali è necessario un impegno a lungo termine. Penso tuttavia che bisogna seminare con costanza altri raccoglieranno i frutti.
Ho cercato con la collaborazione del Comitato Centrale di migliorare la buona riuscita dei congressi UECI sia sotto l'aspetto culturale che turistico scegliendo centri idonei per la qualità dell'ambiente, per l'occasione d'incontro,di preghiera, di approfondimento spirituale. La mia frequente partecipazione non solo ai nostri congressi ma anche a quelli internazionali (e a incontri di vario tipo) è stata caratterizzata da un apporto informativo degli ideali cristiani e da un contributo affinché nei vari programmi non mancasse una celebrazione liturgica cattolica o ecumenica.
Il nostro periodico Katolika Sento, già sotto la presidenza di Carlo Sarandrea e poi di Mario Sola, ha assunto un aspetto assai migliore rispetto al tempo in cui veniva stampato a ciclostile.
Dal 2003 esce in formato ridotto e a 16 pagine; ha riscosso il gradimento di tanti lettori. Soprattutto è sempre aggiornato anche se talvolta, per un complesso di fattori, ha subito dei ritardi nella pubblicazione. Per me, inesperto di giornalismo, la redazione è sempre stata tanto gravosa.
Un particolare e sentito grazie va principalmente a Mons. Giovanni Balconi, a Don Duilio Magnani, alla sig.ra Giuliana Zavadini Caselli, ad Armando Zecchin e a quanti altri hanno spesso contribuito, con articoli vari, a rendere interessante il nostro organo d'informazione. L'impaginazione e la grafica di K.S. è sempre stata curata con la massima diligenza da Mario Guilla cui va la mia riconoscenza chc estendo anche ai signori Francesco Sola e Francesco Comazzi che, dopo la scomparsa dell'indimenticabile Antonio Cappello, ne curano l'indirizzario e la spedizione.
Mi dispiace di non essere riuscito ad ottenere il riconoscimento dell'UECI come movimento ecclesiale: l'istanza era stata presentata alla CEI (Conferenza Espiscopale Italiana) nel 1995 dal mio predecessore. Assieme a lui ebbi nel 1996 un incontro con un prelato CEI incaricato della questione che, comunque, ci ha dato buone speranze per il futuro.
Concludendo sono contento di avere potuto dedicare il mio tempo per aiutare la nostra associazione anche se certamente non sempre sono riuscito a raggiungere i risultati che mi attendevo.
A ogni modo quanto ho fatto lo devo molto all'aiuto e alla collaborazione paziente di tante persone alle quali va il mio grazie e la mia sincera riconoscenza.
Auguro di cuore un lavoro proficuo al prossimo presidente.
Serio Boschin
UN CORDIALE RINGRAZIAMENTO CON PROFONDA STIMA
La Redazione di Katolika Sento, esprimendo i sentimenti di tutti gli amici UECI, ringrazia il Presidente Serio Boschin, per il suo appassionato e lungimirante lavoro a favore dell'ideale cattolico esperantista.



FRANCESCA EL RIMINI: MEZEPOKA AFERAĈO

Proponiamo un tema già trattato in Espero Katalika n. 2-4/2003 ma can la traduziane in esperanto del V canto della Divina Comedia di Dante fatta dall'ungherese Kolomano Kalacsay che può essere confrontata can quella fatta da Raffaele Bagnulo (1880-1975).
Ni prezentas la faman tragedion de Francesca (elp. Franĉeska) el Rimini interesa por romantikuloj kiel unu el la plej famaj amoj restintaj en la historia, pro la "Dia Komedio" de Dante, kiu poezie rakontis la sangoplenan eventon de la kulpa pasio inter bogefratoj (5-a kanto de "Infero".) La motivo kiu instigas nin rakonti pri Francesca (kaj Paolo) en K.S. estas ke oni povas ĉerpi instruon ankaŭ el la plej aĉaj eventoj (finfine ankaŭ Dante mem - kvankam li kortuŝiĝas fronte al la pekuloj - klare kondamnas la senbridajn pasiojn).
Verŝajne malmultaj kiuj legis la "Infero"n konas kiel vere statas la aferoj, trans la poezia sugestio.

Inter poezio kaj realo

Francesca estis filino de Guido da Polenta, sinjoro de Raveno kaj onklo de tiu Guido Novello, poeto, kiu gastigis Dante-n dum liaj lastaj vivojaroj (jen kiel li konis la eventon).
En tiu malhela mezepoka periodo (aparte dum la dua duono del a 13a jarcento) kiam furoris la sangoplenaj bataloj inter gelfoj (fidelaj je la Papo -la nomo fontis el la nomo de la edzo de Matilda de Canossa, Welf) kaj gibelinoj (fidelaj je la Imperiestro - laŭ la nomo de la Hohenstaufa fortikaĵo Waibling), kaj kiam okazis interplektado de urbaj malamoj, historiaj rankoroj, politikaj avidemoj kaj famaj kontraŭecoj inter potencaj familioj, estis komuna rimedo aranĝi aliancojn pere de improvizitaj parencecoj kaj sigeli efemerajn batalhaltojn pere de artefaritaj geedziĝoj. Tial Francesca, belega filino de Guido la Maljuna, estis oferita sur la altaro de paco por firmigi la batalhalton post longa milito inter familioj Polentani kaj Malatesta. Ŝi fariĝis edzino de Giovanni Malatesta, filo de Malatesta el Verucchio, Sinjoro de Rimini.
Li havis do du filojn. La dokumentoj pri ili, Giovanni kaj Paolo, estas tre malmultaj: oni ne konas iliajn naskiĝdatojn kaj ne estas certe kiu el la du estis la unuanaskito.
Tamen, surbaze de konjektoj, ne estas erare pensi ke ili naskiĝis inter 1240 kaj 1246.
Giovanni, nomata Gianciotto (elp. Ĝanĉiotto, kripligo de la latinlingva nomo Johannes Zoctus, Johano Lamulo) estis, laŭ la transrakontoj, lama, tre malbela, eĉ abomena, sed, laŭ la historio, ankaŭ kuraĝa, inteligenta, bonkora kaj saĝa.
Sajnas, ke, por sukcesigi la intertraktojn por la geedziĝo, oni sendis al Raveno la fraton de Gianciotto, Paolo, al kiu la legendo volis doni belegan aspekton, noblecon de sentoj kaj soldatan valoron. Laŭ la historio, male, li estis perfekta kontraŭtezo de la frato, tiel ke Paolo, belaspekta, estus maldeca kaj pigra persono.
Ĉiel ajn, Francesca, trompita de la mensogoj de la parencoj, kaj verŝajne ankaŭ de la malsincero de Paolo, opiniis ke ja li estas la fianĉo kaj tuj enamiĝis je li, akceptante entuziasme la geedziĝon.
Kaj kiam ŝi eniris la domon de familio Malatesta en Rimini oni malkaŝis al ŝi la trompon, kaj ŝi maldolĉe priploris sian destinon, kaj turnis, per pli granda amo, la penson al Paolo.
Verŝajne de tiam, verŝajne sen ebleco peki pro la ĉeesto de Gianciotto, kreskis la kulpa pasio de la du bogefratoj, kiuj devos poste ĉesigi ĝin laŭ tiom tragika maniero.
Sed ĉar, laŭ la historio, la tragedio okazis dek jarojn post la geedziĝo, ĉu la amintrigo daŭris senpune dum tiom longa tempo? aŭ ĉu Francesca, unue rezignacia fronte al la malplaĉa aspekto de la edzo, kiam aperas la favora kondiĉo, allasis sin al amo, kiam ŝi estis 30-jaraĝa, por Paolo, 42-jaraĝa deloganto kaj insidulo?
Kaj la historio kaj la legendo ne klarigas ĉi tiun dubon, sed ambau koincidas koncerne la detalojn de la tragedio.
Gianciotto estis nomumita, laŭ la kutimoj de tiu epoko, urbestro de Pesaro en 1284 aŭ 1285 kaj li forlasis Rimini-n, lasante hejme sian edzinon kaj filinon Concordia (elp.Konkordja).
Kiel dirite, tiam Francesca estis 30-jaraĝa; Paolo, edzo jam de 16 jaroj kun gefiloj, estis 42-jaraga; Gianciotto havis pli malpli la saman aĝon de Paolo.
Francesca, dum foresto de la edzo, povis liberigi sian amon, kiu fariĝis tiom evidenta, ke familiano infornmis pri ĝi Gianciotto-n. Kaj li, neatendite revenis el Pesaro kaj trovis la du geamantojn kune en ĉambro.
Paolo klopodis fuĝi ĵetante sin en plankopordon, sed lia vestaĵo restis alkroĉita al hoko; lia frato, sin ĵetante sur lin, per sia armilo unue neintence ponardis Francesca, kiu volis ŝirmi per sia korpo la amaton, kaj poste li trafis Paolo-n mem, kiu estis blokita. Kaj la postan tagon fosaĵo akceptis la kadavrojn de Francesca kaj Paolo.
La plej debatata temo, sed pro motivoj sufiĉe aŭ tute fremdaj je historia esploro, estas tiu pri la loko de la tragedio, depostulita, per pli-malpli konvinkigaj tezoj (foje, pro puraj turismaj celoj) de Rimini, Pesaro, Gradara (plej fama depostulo, ĉar en tiu urbeto eblas viziti la kastelon "de Paolo kaj Francesca" kaj la ĉambron de la murdoj), Santarcangelo, Verucchio, Meldola, Ghiaggiolo, Bellaria kaj de-kiu-scias-kiom aliaj urbetoj de Romanjo kaj Markio: Kiel konate, Dante silentas pri la loko. Alia verkisto, Boccaccio, klare skribis ke la duobla murdo okazis "en Rimino" en la "ĉambro de sinjorino Francesca". Neniun dubo pri tio levas la aliaj komentistoj de la verko de Dante.
Samopinias la riminaj kronikistoj de la 14-a kaj 15-a jarcento. Kiam oni mencias klare la nomon de la loko de la murdoj, tio okazas ĉar oni subkomprenas ĝin, konsiderante la fakton logika: efektive, kie povus okazi la murdoj, se ne en unu el la domoj de familio Malatesta?
Malmultaj scias, ke en 1581 en la preĝejo de Sankta Aŭgusteno en Rimini oni retrovis en marmora tombo la restaĵojn de Paolo kaj Francesca, kune entombigitaj en silkaj vestaĵoj.

La rakonto de la "Dia Komedio"

Dante, pelita el Florenco, vagas tra Italio inter la kriegoj de la venkitaj grupoj kaj la delirado de la venkantoj. Li atingas Ravenon, la kortumon de Polenta, 33 jarojn post la tragedio de Rimini. Kaj en Raveno Dante ekkonis la filinon - ankoraŭ senedza - de Francesca kaj certe la rememoro pri la sangoplena evento estis ankoraŭ freŝa, ĉu laŭ ĝia romantika versio - konstruita de la familianoj kaj kronikistoj - ĉu laŭ la maldecaj veraj detaloj.
Sed Dante ne havis preferon por unu aŭ por la alia versio kaj kvankam li sentis dankemon por la familio kiu gastigis lin, kiu povis parte inspiri al li ian indulgemon, tamen la poeto vidis en tiu tragedio la pekantan homaron.
Dante, kiu estas skuata de la malhelaj eventoj de sia mondo, estas homo de sia epoko. Havante liberan kaj energiplenan naturon, venĝeman, li sentas, ke la vera motivo de la pekado estas la pasio, pere de kiu la homa spirito konscias pri senfina libereco kaj en kiu la vivo elmontras sin laŭ sia tuta perforto.
Dante, irante en "lok' de ĉiuj lumoj muta", en kiu "intera vent', eterne senripoza, spiritojn multajn tie ŝire trenis" diras Virgilo, ke li volas paroli al la du "kunirantaj / per vento tiom, ŝajnas, malpezege", Kaj, aŭ la konsilo de Virgilo, vokinte ilin ameme pro "l'amsento portanta", Francesca kaj Paolo alproksimiĝas al la loko kie la poeto estas.
Ni legu la sekvon per la traduko de K. Kalocsay:

Canto Quinto: versi 82-142

Kaj kiel kolomboj am-malsataj
al dolĉa nesto flugas en rapido,
aerfrapante per flugiloj bataj,
Quali colombe dai disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere, dal voler portate;
simile ilin, el la grup' de Dido
altiris al ni tra l'aer' terura
la voĉ' kompata, kvazaŭ forta brido.
cotali uscir della schiera ov' è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
Sì forte fu l'affettuoso grido.
Ho, korp-anim', bonvola, kara, pura!
veninta en ĉi nigron ĵus del Tero.
Kiun per sango pentris ni purpura,
"O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se tio plaĉus Reĝon de l' Etero,
ni preĝus pacon por vi, kiu sentas
kompaton kontraŭ ni en ĉi mizero.
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Ĉu aŭdi, aŭ paroli vi pretendas?
Ni aŭdos, aŭ parolos, laŭordone.
Dum la ventego, kiel nun, silentas.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Nin oni naskis tiuregione,
kie la Po la maron jam eniras,
por havi pacon, kun kunuloj, drone.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Am', kiu korojn flate rab-akiras,
lin pelis al mi, al ĉi korp' gracia,
murdita tiel, ke l'memor' min ŝiras.
Amor, ch' al cor gentile ratto s'apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Am', por amatoj forta trud' magia,
min pelis al li, kaj kun tia forto,
ke jen, eĉ nun ne ĉesis brulo ĝia.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi,ancor non m'abbandona.
Amo nin pusis al komuna morto,
murdinton nian nun Kaina invitas."
Jen ili plendis vorton post la vorto.
Amor condusse noi a una morte.
Caina attende a chi vita ci spense".
Queste parole da lor ci fur porte.
Dum la dolora par' tiel recitas,
la frunton klinis mi kaj kline tenis,
ĝis Majstro diris: "Kion vi meditas?"
Quando intesi quell'anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: "Che pense?"
Kaj mi responde la parolon prenis:
"Ve, al ĉi voj' dolora ilin kiom
da dolĉaj pensoj kaj deziroj trenis!"
Quand'io rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!"
Nun, turne al ŝi, diris mi ĉi tion:
"Francesca, ho, pri viaj dolorŝiroj
ĝislarme sentas mi melankolion.
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martiri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Sed, en la temp' de l'dolĉaj ĝemospiroj,
ho diru, kiel logis vin Amoro
ekkoni duban vojon de l'deziroj?"
Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?"
Kaj ŝi: "Ne estas pli granda doloro,
ol rememori pri feliĉ' en prema
mizero; scias ĝin via Doktoro.
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e cio' sa 'l tuo dottore.
Sed se vi estas tiel scivolema
Pri l'amoĝermo, estos mi simila
Al iu, jen parola, jen ekĝema.
Ma s'a conoscere la prima radice
Del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Ni, solaj, iun tagon legis pri la
Kreskanta am' de Lancelot'. Suspektis
Nenion ni en la duop' trankvila.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Rigardon ni multfoje interplektis
Dum lego, kun vizaĝo paligita,
sed jen la punkto, kiu nin infektis:
Per più fiate gli occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
kiam ni legis pri l'ridet' ekscita
de l' kisdezir', pri ĝia dolĉa vibro,
li, por eterne jam al mi ligita,
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
buŝkisis min kun trem' en ĉiu fibro.
Galeotto iĝis libro kaj aŭtoro,
ĉi-tage ni ne legis plu de l' libro".
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Dum si parolis, la kunul' kun ploro
Lamentis tiel, ke mi tute palis,
kaj sentis kvazaŭ morton ĉirkaŭ l' koro;
kaj kvazaŭ morta korp', mi terenfalis.
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse;
E caddi come corpo morto cade.


NI FUNEBRAS KAJ KONDOLENCAS

Sono mancate le signore Teresa Demolli in Polerani, il 24 dicembre 2002, e Anorina Fabbri, il12 giugno 2003; Teresa associata UECI familiare e Anorina associata UECI e IKUE. Ricordiamole al Signore.
Con la foto di Anorina Fabbri è riportato un suo pensiero:
Dal giorno in cui Tu Gesù sei entrato nel mio cuore, la morte ha cambiato volto: non più l'assurda fine di un 'esistenza, ma il trepido varcare della soglia della Casa Paterna dopo il faticoso peregrinare per le strade provvisorie del mondo.


MULTE DA DANKOJ

Pro fonduso alfabetigo
2,00 euro B.P. (Verona)
9,00 euro G.G. (Riese Pio X -Treviso)
52,00 euro C.M. (Grosseto)

Pro missione Benin
10.00 euro  N.N.



90 ANNI DELL'ESPERANTO A RIMINI

II pioniere dell'Esperanto a Rimini fu il prof. Eugenio Carolfi, ossia padre Modesto ofm (1884-1958), piacentino di nascita. Il 12 gennaio 1913 egli fondò il "Gruppo Esperantista Riminese". Da un giornale di quel tempo (L'Ausa, a. XVIII, n. 3, 18.01.1913), conosciamo anche i nomi dei consiglieri: avv. Luigi Bianchini-Lazzari, cav. Sebastiano Amati, Antonio Turolla, Anna Cervellieri, Nunziante Soci e Giuseppina Torretti; sappiamo inoltre che presidente onorario del gruppo fu eletto l'assessore comunale alla pubblica istruzione, e vicepresidente onorario il prosindaco Gaetano Facchinetti.
II 25 aprile 1915 nella sala d'ingresso del principale teatro della città si svolse una manifestazione esperantista, di cui padre Carolfi fu animatore: la cerimonia inaugurale dello stendardo dell'associazione, sul quale erano ricamate le scritte: "Rimina Grupo Espero" (Gruppo riminese Speranza) e "Vivu la lingvo internacia" (Viva la lingua internazionale). Fra le bandiere nazionali spiccava il ritratto di Zamenhof, dipinto ad olio dai prof. Dino Mora.
Detto anche "apostolo dell'Esperanto dell'Emilia Romagna", il prof. Carolfi fu attivo in tutta Italia, prima come Presidente della FEI (Federazione Esperantista Italiana), poi come Presidente dell'UECI (Unione Esperantista Cattolica Italiana), da lui fondata a Bologna nel 1920 durante il 5° Congresso della FEI, quale sezione italiana dell'IKUE (Unione Esperantista Internazionale Cattolica). Egli stesso stimò di avere organizzato e diretto più di mille corsi di esperanto, senza contare le sue numerosissime conferenze.
Mori il 10 luglio 1958 a Bologna, dove si era fatto trasferire per collaborare nella preparazione del Congresso Universale del 1955.
Padre Carolfi è anche autore di diverse pubblicazioni in esperanto. Alla prima di esse, "La preĝareto" (Piccola raccolta di preghiere, 1913), seguì nel 1915 "Illustrita Gvidlibreto de la banurbo Rimini" (Piccola guida illustrata della città balneare di Rimini); un libriccino di appena 40 pagine, con 14 fotografie, che oggi è divenuto una rarità bibliografica. È del 1923 una biografia di S. Francesco, che fu pubblicata in seconda edizione nel 1927 (in occasione del settimo centenario del Santo) con il titolo "La Reformanto", mentre una biografia di S. Antonio, "La Padova Lilio" (il giglio di Padova) risale al 1926. L'ultima pubblicazione, del 1954, è "La Virgulino de la Malriĉuloj - aperoj en Banneaux, Belgio" (La Vergine dei poveria pparizioni a Banneaux, Belgio).
Negli anni successivi un altro religioso, confratello e discepolo di Padre Carolfi, impersonò a Rimini l'ideale di Zamenhof: padre Albino Ciccanti, che visse molti anni nel Convento dei Francescani in Piazzetta San Bernardino, ma che aveva il proprio "quartier generale" nella sede del "C.E.R. -Centro Esperantista Riminese", da lui ricostituito.
La figura di padre Ciccanti divenne ben presto nota a livello internazionale. Come missionario francescano, egli aveva spesso occasione di viaggiare in aereo, approfittando delle offerte più economiche, per cui era anche chiamato "Padre Aviostop".
Fu attivo e capace maestro della lingua Esperanto, che diffuse nella Diocesi, in Italia e nel mondo con molte diverse iniziative, per esempio con il concorso internazionale "Luna di miele", realizzato dalia stessa Azienda di Soggiorno di Rimini negli anni '60 -'70 per le giovani coppie italiane ed estere. Egli pubblicò inoltre cartoline francescane e la serie "Himno de la Kreitaĵo" (cantico delle creature).
Valido successore di padre Ciccanti è don Duilio Magnani (1928), parroco della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, nel quartiere di San Giuliano a Mare, che è stato eletto alle massime cariche direttive, nazionali e mondiali, dell'IKUE.
Ecco alcuni avvenimenti in epoca più recente:
All'Esperanto sono dedicate due strade: "Via Esperanto" e "Via L.L.Zamenhof". Esse sono situate rispettivamente a mare e a monte del Palazzo del
Turismo nell'attuale Parco Fellini a Rimini-Mare.
La proposta, presentata dai Comitato di Gemellaggio tra il Centro Esperantista Riminese e la città di Saint-Maure-des Fossès, è approvata dai Consiglio Comunale il 28 ottobre 1967.
-Dai 16 al22 maggio 1970: congresso internazionale dei ferrovieri esperantisti, con circa 700 partecipanti di 19 paesi europei ed extraeuropei.
-Dai 19 al 31 agosto 1972: 40° congresso internazionale dei ciechi esperantisti, con 121 partecipanti provenienti da 17 stati europei e dai Sud Africa.
-29 giugno 1973: primo battesimo in Esperanto (il secondo in Italia), celebrato da P. Albino Ciccanti.
-1 e 2 maggio 1976: convegno nazionale dell'UECI sul tema: "Il problema linguistico nell'opera dell'evangelizzazione e promozione umana".
-24 ottobre 1976: secondo battesimo in esperanto, celebrato nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.
-Il17 dicembre 1976: i riminesi on. Nicola Sanese, primo firmatario, ed il sen. Armando Foschi presentano alla Camera dei Deputati la proposta di legge nr. 952 per l'introduzione dello studio della lingua e della letteratura Esperanto nella scuola.
-Fine dicembre 1976: presso il Centro esperantista riminese nasce "RADIO ESPERANTO - 44° parallelo", che trasmette sulla lunghezza d'onda di 97,000 MHz.
-17 aprile 1977: primo matrimonio in Esperanto in tutta la Romagna. I novelli sposi, Gianpiero Monacelli e Anna Maria Bondi sono benedetti dai parroco don Duilio Magnani.
-28 giugno 1977: il Vescovo Mons. Giovanni Locatelli, approvata la nomina di don Duilio Magnani a segretario nazionale dell'UECI, lo designa quale incaricato diocesano del locale Gruppo UECI. Si deve ricordare che Mons. Locatelli ed il suo predecessore Mons. Emilio Biancheri hanno sempre sostenuto l'attività esperantista nella diocesi.
-1978: il vescovo Mons. Locatelli accetta l'elezione di don Magnani a presidente internazionale degli esperantisti cattolici (IKUE).
-13 maggio 1982: attraverso i microfoni di Radio Vaticana, Mons. Locatelli non teme di leggere in Esperanto la formula di consacrazione dell'IKUE al Cuore Immacolato di Maria.
-II Messale in Esperanto, il primo in assoluto, nasce a Rimini.
Qui si coordinano, negli anni '80, i lavori di una Commissione internazionale esperantista per la traduzione del Messale Romano e qui lo si dattiloscrive più volte. I testi sono approvati dalia S. Congregazione del Culto Divino e dei Sacramenti nel 1990. La prima edizione, pietra militare per il movimento esperantista cattolico internazionale, è stampata da una tipografia riminese nel 1995.
-Il 15 agosto 1996 è inaugurato il primo di una lunga serie di mosaici realizzati da artisti ravennati per la chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni e Paolo. Si tratta delle prime opere d'arte sacra con iscrizioni bilingui (italiano ed esperanto), perciò la chiesa è conosciuta come "cattedrale degli esperantisti".
Essa è chiamata anche "chiesa di Padre Pio"; infatti, in onore del Santo di Pietrelcina, oltre ad un mosaico all'interno dell'edificio, è stata eretta sui piazzale antistante una statua, pure con iscrizione bilingue.
-1997 e 2000: a San Giuliano a Mare si svolgono due congressi internazionali degli esperantisti cattolici.
-2000: la parrocchia di San Giuliano a Mare organizza una mostra-conferenza bilingue con la presentazione di una videocassetta "La Sindone, segno della nostra epoca", edita dai Centro Romano di Sindonologia.

Si devono inoltre ricordare le seguenti attività ed iniziative.
-Corsi di Esperanto si sono ten uti ogni anno presso il liceo scientifico "Serpieri".
-Lo stand dell'Esperanto, allestito in tutte le edizioni finora svoltesi del "Meeting per l'amicizia fra i popoli", ha sempre destato notevole interesse nei visitatori grazie all'instancabile attività di Antonio Gambuti, delegato dell'UEA, coadiuvato anche da esperantisti stranieri.
In collaborazione con gli esperantisti cattolici di tutto il mondo, sono costantemente realizzate numerose opere di carità in Europa Orientale, Africa, Cina, Asia, America Latina.
Anche attualmente non mancano gli stimoli ad approfondire l'educazione al rispetto dei diritti umani e tematiche di portata universale, come testimonia l'ultima conferenza che ha avuto luogo il 14 dicembre 2002 sul tema: "Una lingua per tutti è una lingua per la pace".
Rimini porge fin d'ora il benvenuto ai partecipanti al terzo congresso internazionale, adesso ecumenico, degli esperantisti, che si svolgerà dai 30 agosto al 6 settembre 2003.
Jitka Skalicka



ETNOLOGIO KAJ KRISTANISMO
Ĉu la du bone inter si rilatas?

ETNOLOGIA E CRISTIANESIMO
Tra i due intercorrono buone relazioni?

Kiel sciate, etnologio temas science pri moroj kaj pensmanieroj de la popoloj, aparte antikvaj, kaj ĉar religio ofte okupas la centron de la agadoj kaj vivesprimadoj, praktike etnologio koincidas kun la studio kaj priŝkribo kaj interpretado pri antikvaj religioj kaj mitoj. Antaŭ ne longe franca antropologo René Girard publikigis libron kies titolo esperante sonas «La bonaj sovaĝuloj kaj la aliaj", en kiu li subtenas interesajn vidpunktojn pri la maniero per kiu rimarkindaj franĝoj de etnologiistoj traktis tiun sciencon rilate ĝiajn similaĵojn kaj malsimilaĵojn kun la kristana religio. Come noto, l'etnologia si occupa dei costumi e usi e del modo di pensare dei popoli, specialmente antichi, e poiché la religione spesso è al centro dell'agire e nelle espressioni di vita, in pratica l'etnologia si identifica con la descrizione e comprensione delle religioni antiche e dei miti. Di recente l'antropologo francese René Girard ha pubblicato un libro "I buoni selvaggi e gli altri" in cui sostiene interessanti punti di vista circa il modo con cui rilevanti frange di etnologi hanno trattato questa scienza circa le somiglianze e differenze rispetto al cristianesimo.
Laŭ Girard, etnologoj kaj antropologoj volonte preme evidentigis varispecajn perfortojn (ekzemple, korpa mutilado kaj ofera buĉado) de antikvaj kaj prahistoriaj religioj, kiuj bedaŭrinde vere ekzistis kaj disvastigis kruelaĵojn damaĝintajn la kredantan homon, sed ili tion faris cele, foje ne malklare, meti ĉiujn religiojn, eĉ la historiajn kaj aktualajn, sur la saman planon, aparte kristanismon. Rimarkante kiel la diversaj «dioj kaj diinoj kaj diecaj naturaj influaĵoj" subjugadis kaj mistraktadis la homon kaj trudante la koncepton ke ĉiuj religioj egalnaturas, ili sukcesis repuŝi kristanismon en la angulon de la akuzitoj kaj senvalorigitoj; kaj se ili ne povis ne agnoski la superecon de la kulturaj allasoj kaj ekestoj (en leĝoj kaj klerecoj kaj konstitucioj ktp) de la Okcidento kompare kun la Oriento, tio estas akompanata de la premiso, eĉ se ne ĉiam pala, ke tio okazis spite la oficialajn kristanismojn aŭ pro tio ke kristanismo jam estis, kulture kaj civilvive, formetita de klerismo kaj de reduktismoj kaj filozofiaj varispecaj adaptoj. Secondo Girard, etnologi e antropologi hanno volentieri calcato la mano sulle violenze delle religioni antiche e preistoriche, che tuttavia quasi sempre sono veramente violente e suggeritrici di crudeltà in danno dell'uomo credente, ma l'hanno fatto con l'intento, a volte palese, di mettere tutte le religioni, anche quelle attuali, sul lo stesso piano, specialmente il cristianesimo. Sottolineando come le diverse "divinità" hanno soggiogato e maltrattato l'uomo e le religioni dei popoli diversi, e facendo immaginare che tutte le religioni sono eguali, hanno potuto respingere il cristianesimo nell'angolo degli accusati e ormai squalificati; e se hanno dovuto riconoscere la superiorità degli apporti culturali (leggi, sviluppo della scienza, costituzioni...) dell'occidente rispetto all' oriente, ciò è accompagnato dalla esplicita ammissione che ciò è accaduto nonostante il cristianesimo o perché questo ormai èstato accantonato, culturalmente e civilmente, dall'illuminismo o da riduzionismi vari.
La tezo de Girard, kiu certe ne kuntrenas en la samaj suspekto kaj akuzo antropologojn kaj etnologojn de la kristana flanko -kiuj ne forlasis science rimarkigi la diferencojn faktajn se ne ankaŭ lingvaĵajn inter la etnikaj religioj kaj kristanismo -, nun trovas konsentojn en kristanaj medioj kaj provokas kromajn analizojn pri la celoj kaj automaj mekanismoj en la fruaj kultantoj de tiu scienco. Emerĝis, interalie, ke aktualaj amerikaj tiufakaj esploristoj emas aprecigi kaj ekzalti la antaŭkolombajn civilizojn ĝis rezultigi senkreditigon kontraŭ Okcidento identigita kun kristanismo. La tesi di Girard, il quale si guarda bene dal coinvolgere in questa accusa gli antropologi-etnologi di sponda cristiana - i quali non mancano di rilevare le differenze di fatto se non anche di linguaggio tra religioni etniche e cristianesimo -, ha trovato consensi in ambienti culturali cristiani e provocato ulteriori analisi sugli intenti o meccanismi automatici nei cultori di questa scienza. È emerso, tra l'altro, che studiosi americani fanno apprezzare e esaltano le civiltà precolombiane in modo che dal tutto risulti una denigrazione dell'Occidente identificato con il cristianesimo.

Ĝenerale la etnologoj similigantaj kristanismon al etnaj, kaj aktualaj, religioj, kutime priskribas kaj interpretas la religion hebreakristanan pli/mapli proksimune aŭ kun aldonaĵoj kaj reduktaĵoj, kvankam sub kritika aparato aspekte tute scienca. In generale gli etnologi che assimilano il cristianesimo alle altre religioni, di solito interpretano e descrivono la religione ebraicocristiana più o meno con approssimazioni o aggiunte o decurtazioni, sebbene sotto un apparato apparentemente scientifico.
Malofte tiuj etnologoj tenas en konsidero la vidpunktojn tra kiuj la kristanaj pensuloj vidas sin mem kaj sian historion. Ne malmulte influas ĉe ili, se citi ekzemplon de la kristana argumentaro, koni kiel tiuj ĉi traktas la temon pri la maniero per kiu la popoloj kreis siajn konceptojn pri la dioj kaj diaĵoj. Nur hodiaŭ facilas konstati ke popoloj kaj kulturoj praktikis la arton pleksi religiojn kaj diojn laŭ siaj deziroj kaj bezonoj, sendepende foje de la ideala digneco de la dioj, ĝis rajtigi diri ke se Dio kreis la homon "laŭ bildo kaj similan" al si, la homo siafoje lin malavare sammone repagis; ne estas senkonsekvence, krome, malkovri ke la Biblio estas daŭra ripetado de la lukto inter Dio, prezentiĝanta kaj sin revelacianta, kaj la homoj kiuj provas lin kapti kaj redukti al sia servo laŭ siaj plaĉoj, inter la dio de la vidpunkto tentata imiti la pridiajn konceptaĵojn de la etnikoj kaj la Dio de la bibliaj profetoj. Raramente questi etnologi tengono conto del modo come gli intellettuali cristiani vedono se stessi e la loro storia. Non è cosa da poco, per citare un esempio della loro tematica, sapere che cosa essi pensano del modo con cui i popoli formano le loro concezioni circa la religione e la divinità. Soltanto oggi è facile convincersi che i popoli hanno piegato religioni e dei secondo i loro desideri e bisogni, indipendentemente a volte dalla stessa ideale dignità delle divinità, fino a potere dire che se Dio ha creato l'uomo a "sua immagine e somiglianza", questi l'ha generosamente ricambiato con la stessa moneta; e non è senza conseguenze accorgersi, che la Bibbia è un continuo ritornello di una lotta tra il Dio che si presenta e rivela e gli uomini che provano a piegarlo, tra il dio "etnico" della mentalità tentata di imitare il comportamento degli "etnici" e il Dio dei profeti.

Tio etendiĝu ankaŭ al la kampo de la perforto "religia" kontraŭ fremdaj religioj aŭ kontraŭ siaj adeptoj, same kiel aperas en la du Testamentoj: oni povas tralegi tie ian paŝpostpaŝan, sed neekvivokan, emerĝigon kaj malkonfeson de la "sankta" perforto ĝis priskribi Dion kiel la senkondiĉan amanton kaj savanton de la homo. Ciò va esteso anche al campo della violenza "sacra", come appare nei due Testamenti: si puo leggervi una lenta ma decisa emarginazione o sconfessione della violenza fino ad arrivare ad identificare Dio con l'amore incondizionato all'uomo.
Tiaj etnologoj sin rajtigas similigi kristanismon al etnikaj religioj ankaŭ per la fakto de la mavaj kondutoj de kristanoj (aŭ kristanaj eklezioj) laŭlonge de la historio. Ĉi-rilate kristanoj konfesas nocion - plejklare dogmon kiu necesas ĉiam rimarkigi en la priskribo de kristanismo: la origina peko, tio estas la nebremsebla inklino, kiu tendencas fariĝi konstanta tento pleksi Dion al siaj propraj profitoj kaj ambicioj kaj antaŭjuĝoj... Tento venkatas nur de tiuj kiuj adheras, konscie aŭ per la dia nekonata graco, al la elaĉeto de Kristo. La origina peko, plue laŭ la kristana penso, trapenetras kaj inside malpurigas la tutajn agaron kaj pensaron de la homo. Etnologi traggono forza, nel mettere il cristianesimo alla pari delle religione etniche, anche dal fatto del comportamento dei cristiani (o chiese cristiane) lungo la storia. Al riguardo i cristiani hanno una nozione -anzi un dogma -che dovrebbe sempre essere fatta risaltare nel descrivere il cristianesimo o la condotta dei cristiani: il peccato originale, cioè la tendenza, che diventa tentazione perenne, di piegare Dio ai propri interessi e ai propri comodi... tentazione che superano soltanto quelli che si rimettono alla redenzione di Cristo. Il peccato originale ancora, sempre secondo il pensiero dei cristiani, inquina e permea tutto il pensare e l'agire umano.
Ĉiu aktivado povas esti farita bone aŭ malbone, honeste kaj malhoneste. Ne ekzistas praktika profesieco el si mem pura: ĉiu el ili riskas malpuriĝon. Religio en tio ne esceptas.
Ogni attività puo essere fatta bene o male, onestamente o disonestamente. Non esiste una professionalità sempre pulita: ciascuna è a rischio. In questo la religione, non fa eccezione.
Se oni forpuŝu profesiecon kies praktikantoj degeneris, hodiaŭ oni savus eĉ ne la interhoman komunikadon ĉar estas kiuj per ĝi trompas!  Se si dovesse respingere le professionalità i cui membri tralignano, oggi non si salverebbe neppure la comunicazione umana perché c'è chi per essa inganna.
Kiuj ajn estus la parametroj per kiuj pritaksi la kvanton de «civilizo» de iu religio, necesas konsideri precipe ĝian konstantan instruon - ni nomu ĝin eksplicite dogmaron - kaj meti, eventuale, en la pesilon ankaŭ la kvanton kaj la kvaliton de konsenta praktiko de ĝiaj adeptoj kaj de la malkonsento kaj kondamno kontraŭ la deviantoj el la rekta vojo, kaj precipe ne sin trovi, pro amo al sia tezo, en la neceso ŝveligi la mishonorajn eventojn kaj malŝveligi la meritajn. Qualunque siano i parametri attraverso cui valutare il grado di "civiltà", di una religione, occorre guardare soprattutto all'insegnamento costante - chiamiamolo dogmatico - della stessa e valutare obiettivamente il grado di costante adesione dei suoi adepti - e il grado di consenso o dissenso di fronte alle deviazioni - e soprattutto non trovarsi nella necessità, per amor di tesi, di aggravare o inventare colpe denigranti!
Sume, se etnologio malkaŝas kaj montras kiel religioj estis koncepte kaj praktike influataj de la homaj pasioj kaj ruzaĵoj ĝis igi je ili ankaŭ torturon je damno de la bildo mem pri dioj kaj kiel nur malrapide kaj tre pene ili sin liberigi de tiuspecaj balastaĵoj, ĝi ankaŭ malkaŝas kaj montras kiel tiu puriga proceso kreiĝis kaj akceliĝis en hebraismo-kristanismo, kie la tento «pleksi Dion» estas senmaskigita - vidu la Skribajn svingojn de maldelikateco tiurilate - kaj repuŝita ĉiunivele ĝis lasi brila la bildon de la Dio amanto de la homo. Insomma, se l'etnologia mette in risalto come la religione viene piegata secondo i desideri umani fino a fare degli dei i suggeritori di violenza, essa mette anche in risalto come nella rivelazione ebraico-cristiana questa tentazione viene smascherata e messa in disparte fino a presentare Dia come fonte di amore paterno e di salvezza per l'uomo.
Armando Zecchin Armando Zecchin



CONVOCAZIONE DELL' ASSEMBLEA ORDINARIA 2003

A tutti gli associati dell'UECI

L'assemblea ordinaria degli associati UECI è convocata per lunedì l° settembre 2003 (17° congresso UECI) nell'ambito del 16° congresso ecumenico di esperanto in Rimini/San Giuliano Mare presso i locali della Parrocchia SS.Giovanni e Paolo, Viale Carlo Zavagli 73, alle ore 15.

Ordine del giorno

  1. Elezione degli organi operativi deli' assemblea:segretario e scrutatori; per art.15 statuto UECI l'assemblea degli associati è presieduta dal presidente deli 'Unione;
  2. Lettura e approvazione dell assemblea precedente;
  3. Relazione morale e finanziaria;
  4. Votazione per l'approvazione della relazione morale e di quella finanziaria;
  5. Modifica in via temporanea ed eccezionale dell' art. 16 punto b) dello statuto UECI
  6. Nomina commissione elettorale;
  7. Votazione per i candidati al Comitato Centrale UECI;
  8. Varie ed eventuali.
Il Comitato Centrale dell'UECI


EKUMENA PREĜO

Ho, Patro de l'homaro
de l' tuta mond' Sinjoro
nun laŭdas Vin tutkore
esperantista horo.
Ne raso, religio,
ne ies nacieco,
sed ligas nin ideo
de l' homa amikco.
Ho, Patro ĉiopova
de l'tuta mond' Sinjoro
elsendu vian spiron
al ĉiu homa koro.
La paco sur la tero
jen estas strebo nia
kaj tiu forta voko
agordas kun la via.
La hom' por homo estu
Sindona frat-helpanto
Kaj ĉiam nin kunligu
La lingvo esperanto.
Eugenia Szczyglinska



RADIO VATIKANA

  • La elsendoj okazas en tri tagoj de la semajno, en la sama horo 21,20' MET (19,20 UTC).
  • Dimanĉe -daŭro 9' 20" -frekvencoj: mezonde 527 kaj 1530 kHz; kurtonde 4.005 (74.90 m.), 5.880 (51.00 m.) kHz.
  • Merkrede kaj Ĵaŭde -dauro 9' -frekvencoj: mezonde 1611 kHz; kurtonde 7250 (41.37 m.) kaj 9645 (31.10 m.) kHz.
  • Petu la senpagan sesmonatan program-bultenon. Skribu al: Radio Vatikana -Esperanto Redakcio, SCV -00120 CITTA' DEL VATICANO.


COMITATO CENTRALE U.E.C.I.

Presidente: Serio BOSCHIN, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422.23.5381
Vice presidente e incaricata giovanile: Paola AMBROSETTO, via Emo, 9/C, 30173 Mestre (VE), tel.041.534132 -fax 041.612516
Segretario generale: Armando ZECCHIN, corso Trapani 112, 10141 Torino, tel. 011.3852449
Cassa: presso San Paolo IMI Filiale 2 -Stazione FS -Piazza Duca d'Aosta, 18 - 31100Treviso.
Consiglieri: don Duilio MAGNANI (Segretario per l'informazione), viale C. Zavagli 73,47900 Rimini, tel.-fax 0541.26447
Ionne DE ANGELI BERTOZZI, via Quercioli 114, 54100 Massa (MC) tel. 0585.792066.
Giovanni DAMINELLI, via Lombardia 37, 20099 Sesto San Giovanni (MI) - tel. 02.2621149
Giovanni CONTI, via F. Filzi 51, 20032 Cormano (MI), tel. 02.66301958- fax 02.66302110
Marsilio GUAZZINI, via Coletti 108, 47900 Rimini, tel. 0541.22993
Assistente Ecclesiastico: mons. Giovanni BALCONI, p.zza Duomo, 16, 20122 Milano, tel. 02.878014 (ab.) - 02.8556274 (Curia)
Grafica e impaginazione di Katolika Sento: Mario GUlLLA, via Benadir 62, 13100 Vercelli, tel. 0161.259397



ELEZIONI 2003 PER IL RINNOVO DEL COMITATO CENTRALE (C.C.) UECI

A seguito deli' avviso e dell' appello indirizzati a tutti gli associati UECI sul nostro periodico "Katolika Sento" numeri 1-2 e 3, alla data del 30 giugno 2003 sono pervenute dieci candidature alla segreteria UECI (Corso Trapani, 12) 11141 TORINO.
Si ritiene opportuno richiamare alcune parti essenzali dello statuto UECI e del regolamento di attuazione per le elezioni e per la votazione per lettera a tutti coloro che non potranno presenziare all'assemblea.
(Statuto art.16/2°-3° e 5° comma)
Ogni elettore può votare per non più di quattro candidati. Per l'eleggibilità ogni candidato deve essere iscritto all'UECI da almeno due anni consecutivi compreso quello in corso.
Il Comitato Centrale dura in carica per tre     anni e i suoi membri sono sempre rieleggibili.
(Statuto art.13/1°-3° e 4° comma)
Hanno diritto di voto in assemblea tutti gli associati che alla data di apertura dell'assemblea hanno compiuto i 16 anni di età e che sono iscritti e in regola con il pagamento della quota da almeno tre mesi.
Chi non puo essere presente, puo farsi rappresentare per mezzo di apposita delega da un associato presente. Nessun associato può essere portatore di più di cinque deleghe.
Gli associati non intervenuti che non abbiano dato deleghe possono votare mediante lettera sulla relazione morale e finanziaria e per le elezioni del Comitato Centrale.

ATTENZIONE!!!

Il votante per lettera puo fotocopiare i due modelli delle schede a pagina 15 e dopo avere espresso il voto deve piegarle e incollarne i margini scrivendo su una R.M.F. (= relazione morale e finanziaria) sull'altra C.C. (= elezione Comitato Centrale) quindi metterle in una busta sulla quale nell'angolo esterno in alto a sinistra scriverà a chiare lettere: Dichiarazione di voto per il 1° settembre 2003, aggiungendo il proprio nome, cognome e indirizzo. La lettera va spedita al segueute indirizzo: Segreteria UECI Corso Trapani,12 11141 TORINO (dove dovrà giungere entro le ore 13 del 25 agosto 2003).

Auguri Affettuosi
Il 25 giugno scorso, in Vercelli, la famiglia di Francesco Sola è stata felicemente allietata dalla nascita del secondogenito Davide. Auguri affettuosi al neonato, ai genitori, al fratellino e ai nonni.



GIOVANI CONCORRETE!

L'Unione Esperantista Cattolica Italiana su delibere del Comitato Centrale e a seguito di offerte anonime, mette a disposizione la somma di € 774,68 per n. 3 importi ciascuno di € 258,22 da assegnare a giovani italiani di ambo i sessi, di età compresa tra i 18 e 30 anni, iscritti all'UECI o all'IKUE che conseguano il diploma di esperanto di 3° grado.
I premi saranno erogati quale contributo per la partecipazione a un congresso dell .IKUE o a un congresso esperantista ecumenico. I concorrenti aventi i requisiti richiesti devono segnalarsi al dr. Serio Boschin, via Eritrea, 8 - 31000 Treviso - tel./fax 0422.235381.


LISTA DEI CANDIDATI AL COMITATO CENTRALE IN ORDINE ALFABETICO
BREVI NOTE BIOGRAFICHE

Paola AMBROSETTO nata a Venezia-Mestre i1 5/05/1966. Dip1oma di maturità sperimentale a indirizzo socio-pedagogico nel1985. Diploma di magistero di esperanto nel 1996 con premio. Nel 1987 ha ricostituito il gruppo dei ferrovieri esperantisti, nel1995 quello locale FEI e nel 1996 quello dell'UECI. Membro del Comitato Centrale e Vice presidente dal 1998 con incarico giovani. Ha partecipato a numerosi congressi IFEF,UEA,UECI, IKUE e KELI.

Ionne BERTOZZI DE ANGELI nata a Massa i1 6/06/1922. Insegnante elementare in pensione. Esperantista dal 1959. Cofondatrice del gruppo esperantista di Massa con il prof. Mario Dazzini.Aderisce all'UECI-IKUE già dai primi anni di apprendimento dell'esperanto. Membro del C.C. UEC.I dal 2000; ha sempre cercato di condividere gli ideali della nostra assoclazlone.

Giovanni CONTI nato a Mi1ano 71 anni fa. Diploma di ragioniere e per tutta la vita imprenditore. Dopo un primo timido avvicinamento all'esperanto vi è ritornato all'età di 60 anni. Membro del C.C. UECI dal 1994 al 2003, ottimo organizzatore e collaboratore nei congressi e incontri esperantisti. Sua passione: costruire stravaganze esperantiste nel suo giardino. Sua grande iniziativa ripresa in mondovisione: manifestazione a Roma in piazza san Pietro durante gli auguri del Papa "Urbi et Orbi" sia a Natale che a Pasqua con nove pannelli riproducenti le nove lettere di E s p e r a n t o.

Giovanni DAMINELLI nato a Bergamo il 2/08/1943. Diploma in elettrotecnica e laurea in matematica. interesse professionale: problemi di ingegneria. Dal 2000 esperantista e socio UECI e IKUE. Dal 2002 membro del C.C. UECI. Si sta preparando per gli esami di esperanto di terzo grado (magistero). Nel 2003 ha insegnato esperanto presso l'università della terza età (UNITRE) di Milano.

Diego FIUMARELLA nato a Torino 1'11/09/1971 dove risiede. Socio UECI dal 2003. Professione: studente universitario. (Nuovo candidato)

Silvia GARNERO nata a Settimo Torinese (TO) 1'11/12/1947 ivi residente. Dall' età di otto anni è su una sedia a rotelle. Ciò non le ha impedito di conseguire nel 1968 il diploma dell'Istituto Magistrale, nel 1974 la laurea in lingue e letterature straniere presso la facoltà di magistero di Torino e nel 1988 una seconda laurea in Lettere moderne. Socia UECI e IKUE dal 2003, ha conseguito il primo e secondo grado di esperanto e si sta preparando al terzo grado (magistero). È correttrice del corso a distanza della Gioventù Esperantista Italiana, KIREK. (Nuova candidata)

Marsilio GUAZZINI nato a Rimini il 30/04/1943. Pensionato dal 2000 dopo essere stato manutentore e saldatore nella ditta riminese S.C.M. che opera a livello mondiale. Socio UECI-IKUE. Membro del C.C. UECI e collaboratore da cinque anni di Don Duilio Magnani.

Don Duilio MAGNANI 75 anni e 50 di sacerdozio conosciuto a livello mondiale per l'esperanto. Non ha bisogno di commenti o dati biografici. Ad ogni modo si veda il numero 3 maggio giugno di Katolika Sento del 2003.

Luciano MANTAUT nato il 10/11/1938. Diplomato. Ha conseguito il diploma di magistero in esperanto nel 1959. Membro UECI dal 2003. Ha insegnato esperanto presso il BIT (Bureau International du Travail) di Torino. Durante la guerra fredda tramite l'esperanto è riuscito più volte a portare in Cecoslovacchia e Bulgaria testi di ispirazione cristiana vietati in quei paesi. (Nuovo candidato)

Armando ZECCHIN nato il14/12/1924. Professore di greco e latino prima, e di religione cattolica nelle scuole pubbliche. Licenziato in teologia. Apprende l'esperanto nel 1993. Ha tradotto in esperanto: "I fondamenti del cristianesimo" della scuola teologica Didaskaleion; "La lettera ai Corinzi di Papa Clemente di Roma; "Contro mastro ciliegia" del CardGiacomo Biffi. Sta rivedendo e completando il dizionario dei termini religiosi di Padre Giacinto Jacobitti. Socio UECI e IKUE, membro del C.C. e segretario dell 'UECI.