Enhavo:
Se Dio s'interessa così tanto dell'uomo, sarà possibile al cristiano far finta di nulla? L'attenzione al più debole, quindi al fanciullo, è un segno particolare dell'amore. Questo ovviamente non solo nel periodo natalizio. Noi esperantisti cattolici c'interessiamo dei fanciulli con uno stile missionario speciale nel rispetto effettivo della loro identità socio-culturale nel grande mosaico delle razze e delle culture dei popoli. La tristemente famosa nave ETIRENO, battente bandiera nigeriana, con a bordo 250 bambini e ragazzi, quasi tutti del Benin, diretti alle piantagioni di cacao della Costa d'Avorio, ha turbato profondamente il mondo. Nell'aprile scorso l'UNICEF era riuscita a denunciare all'opinione mondiale la moderna tratta degli schiavi. Noi esperantisti cattolici di Rimini ci siamo subito fatti "prossimo". Il fatto è stato confermato dal sig. Gaston Houssou di Lokossa, studente universitario della facoltà di "Relazioni internazionali" a Cotonou, nostro corrispondente in esperanto. E' cattolico e battezzato da adulto (vedi foto in alto). Il nonno tornato dalla capitale, dove era vissuto come "orfano", aveva cercato di annunciare a Tozounmé la fede cattolica. Radicati nella religione animista o pagana, chiamata vodono, pochi gli credettero. Ma quel granellino si è fatto spiga. I parroci, Pére Sossou prima e ora il suo successore Pére Matheu, hanno confermato che il giovane Gaston fa parte del Consiglio parrocchiale di Tozounmé, villaggio di circa 6.000 abitanti appartenente alla parrocchia di Agamé, diocesi di Lokossa. Egli è il direttore dell'OLE, una emanazione di NATURA e VITA che è una ONG (Organizzazione Non Governativa) creata dalla comunità cattolica del villaggio per promuovere e migliorare la vita sociale e culturale di Tozounmé. La prima iniziativa proposta non è stata la ORFA LERNEJO ESPERANTISTA (OLE) del sig. Gaston. Egli a nome del Comitato parrocchiale, chiedeva di ricevere aiuti per la ricostruzione della "chiesetta del villaggio" distrutta da un incendio. In seguito si parlò di OLE, di un ambulatorio, di un dormitorio e, recentemente, di un laboratorio di artigianato per i ragazzi che hanno finito la scuola d'obbligo. La OLI: manca di ogni attrezzatura. Però prima di inviare aiuti sono state fatte le debite indagini per sapere se veramente la OLE esisteva ed era funzionante. È così che è partito un primo acconto di 260 dollari per l'acquisto di materiale scolastico in vista del nuovo anno 2001-2002. Ora in occasione del Natale, sono stati inviati altri 240 dollari per un "regalino" natalizio ai bimbi, per metà stipendio agli insegnanti e per un gruppo di giovani che sembra si siano impegnati per un corso di esperanto. Nel villaggio di Tozounmé non c'è ambulatorio, non c'è l'elettricità. Solo un negozio e stradette di terra battuta che collegano i diversi gruppetti di case-capanne (foto centrale in alto a pag. 2). Il sig. Gaston, giovane di 30 anni, ci dice che, oltre ad essere direttore dell'OLE e a partecipare a tutti gli incontri dei direttori scolastici della provincia dove appunto ha l'occasione di informare i colleghi sull'esperanto, è lui stesso insegnante di esperanto. Gli rimane difficile la corrispondenza internazionale perché il più vicino ufficio postale é a circa 20 Km., a Lokossa, da percorrere in bici quando le strade lo permettono." Chi me lo fa fare?" diremmo noi. Lui invece scrive: "Estas Dio-Spirito, kiu kondukas nin por daŭrigi tiun laboron, ĉar ni mem devus ankaŭ vivteni nin". Ovviamente Gaston, da buon giovane colto sogna un computer con stampante e modem per i contatti internazionali. Come è stato detto nell'assemblea annuale deH'UECI a Barza d'Ispra, qualora ci siano garanzie di serietà, si cercherà di stare accanto a questo giovane samideano e samkredano contribuendo non solo come parrocchia dei SS. Giovanni e Paolo e come gruppo diocesano dell'UECI, ma anche come UECI nazionale e magari come IKUE. La richiesta del sig. Gaston nel novembre 2001 riguardante la chiesetta del villaggio é rimasta sempre la preoccupazione sua e del sottoscritto. La ricostruzione della chiesetta si è fatta più urgente. Un incendio nella vicina savana, causato probabilmente da qualche setta invidiosa e rivale, l'aveva distratta. I cattolici ora, a causa della mancanza di un luogo di culto e delle sette che approfittano delle difficoltà dei cattolici per accaparrarsi i "più deboli", si sono ridotti dai 300 che erano nel 1990, a 160! “Una chiesetta è necessaria come e più del pane quotidiano” scrive Gaston. La raccolta di fondi è a buon punto avendo superato i dieci milioni, fra parrocchia e associati UECI. Ringrazio tutti per l'ammirevole generosità dei singoli, e anche il Comitato Centrale dell'UECI che ha destinato al Benin il milione per l'alfabetizzazione. Il sig. Gaston aveva fatto capire che era urgente anche un ambulatorio per la salute dei piccoli e delle donne in attesa. A Barza d'Ispra si era detto che si partiva subito con la costruzione del FLEGEJO ESPERO" (costo 15.000.000 circa). Ma non ci siamo mossi, nonostante che il sig. Gaston ci avesse sollecitato a far presto per poter inaugurare l'ambulatorio il 2 gennaio 2002 in occasione della visita a Tozounme del nuovo presidente dell'UEA, Dr. Renato Corsetti. Il motivo del nostro procrastinare è che finché non si saprà a chi appartiene il terreno del FLEGEJO, chi sarà il proprietario della struttura (parrocchia, Comune, Stato o un privato), chi garantirà il suo funzionamento, l'attrezzatura, il medico, o anche solo l'infermiere/a e ĉi provvederà alle medicine, non si muoverà un....Euro a tale scopo. Siete d'accordo? Un'infermiera di Mirandola (MO), sig. ra Carla Beraldi volontaria da anni nel Benin, che conosce abbastanza il villaggio di Tozounmé e ha incontrato per caso il sig. Gaston prima del suo ritorno in Italia, pensa sia opportuno procedere gradualmente. Con Carla si decide di attendere la visita in Italia del vescovo di Lokossa per avere un suo consiglio e parlare direttamente della chiesetta del villaggio. Il preventivo di spesa per una cappella della capienza di 200 persone predisposto dal parroco, da Gaston e dal muratore, ammonterebbe a 15/17 milioni compresi i banchi. Il 30 novembre scorso S.E. Mons. Victor AGBANOU, poliglotta, in visita a Carpi (MO) asseriva di avermi inviato una lettera di raccomandazione per il finanziamento della costruzione della chiesetta, lieto di accogliere l'offerta degli esperantisti cattolici italiani e della parrocchia dei SS. Giovanni e Paolo. La chiesetta comunque sarà ricostruita grazie ai finanziamenti... che stanno arrivando e con "gioia" da più parti. Riguardo alle iniziative di Gaston, il vescovo di Lokossa giustamente ha precisato che "la responsabilità non dovrà mai ricadere sulla Chiesa-Diocesi, ma solo e unicamente sui laici che propongono le iniziative". Ovviamente nell'incontro si è parlato con il Vescovo anche dell'intenzione di diffondere l'esperanto, come lingua di comunicazione nella Chiesa, sia per il momento nella diocesi di Lokossa sia un domani per arrivale a istituire la nacia IKUE-sekcio. Piuttosto convinto del valore delle lingue nazionali, Monsignore non si è sbilanciato. Gli ho consegnato copia del decreto del Pontificio Consiglio per i Laici sul riconoscimento dell'IKUE e il messale. Comunque, la raccolta di fondi per il Benin va avanti in parrocchia con diverse iniziative. La porta è aperta a tutti, anche ad altri UECI-anoj. Tuttavia, pur lasciando a ciascuno la libertà di fare scelte personali, mi permetto di invitare tutti a unire le forze perché le opere che possiamo attuare abbiano una maggiore risonanza "esperantista" sul pubblico del luogo. Certo, oltre che la "okulfrapaj sociaj bonfaradoj", non dovremmo dimenticare il sig. Gaston per incoraggiarlo a diffondere la lingua internazionale, a impegnarsi per la sezione dell'lKUE nel Benin. Un qualche aiuto personale, come ad esempio la moto oppure il computer con stampante e modem, non sarebbe una bella iniziativa? Che ne dite? Ad ogni modo ecco l'indirizzo per chi volesse congratularsi con lui: Gaston HOUSSOU. IKUE-benina Grupo, B.P. 02, LOKOSSA /Rep.du Benin. Rispondetemi pure privatamente, se volete, ma meglio attraverso il nostro caro e fedele bollettino. Farò anch'io altrettanto. Vi saluta fraternamente nel Signore e vi augura "Dibenitan Kristnaskon kaj novjaron"
Don Duilio MAGNANI
Dal 19 al 25 agosto si è svolto a Rimini il XXII Meeting per l'Amicizia fra i popoli. Un avvenimento di portata mondiale per le conferenze, i dibattiti, i relatori, le mostre e i visitatori per un tema molto impegnativo: "Tutta la vita chiede l'eternità". Una settimana piena di incontri con i personaggi più diversi: da Luca di Montezemolo, presidente della Ferrari ai missionari italiani nel Kazkhstan, da Ernesto Galli della Loggia, politologo a Massimo Caprara, ex segretario di Togliatti, con Olga e Antonio Gramsci, nipoti di Gramsci, l'intellettuale comunista scomodo, da Bruno Lauzi a Letizia Moratti, Ministro dell'Istruzione, ecc. Stimolanti culturalmente gli argomenti trattati: Giustizia: sarà fatta? - La catena della vita... sulle tracce della vita - Origine ed evoluzione della vita sulla terra - Perché studiare la Storia? - La Chiesa e le attese dell'uomo - Cellule staminali: quali prospettive nel prossimo futuro? - Abramo, il contestatore che costruisce il futuro -L'evoluzione della vita sulla terra: siamo soli nell'universo? - Gramsci e i suoi carcerieri -Islam in Europa: convivenza o conflitto? - ecc. E le mostre? Una più affascinante dell'altra: - Una terra per l'uomo - Ti chiamerai Pietra - Il bene e il bello - Millet padre & Van Gogh figlio - Da Caravaggio a Manet - Arti figurative e cinema in Italia dal 1943 al 1953... ... E L'INTERNACIA KATOLIKA UNUIĜO ESPERANTISTAIn questo avvenimento grandioso è entrato anche il nostro piccolo stand, lo stand dell'IKUE, presente nel Meeting fin dagli inizi.Quest'anno è stato accolto l'appello dei cattolici esperantisti del Benin per l'adozione a distanza degli orfani della parrocchia di Tozounmé, per la costruzione della scuola e della chiesa distrutta da un incendio doloso. Le grandi foto esposte con delle didascalie mettevano in evidenza la situazione di estrema necessità in cui si trovano quei nostri fratelli nella fede, veramente bisognosi di un aiuto fraterno da parte di chi si trova in situazioni economiche certamente migliori. L'uso concreto, reale della sola Lingua Internazionale nei nostri rapporti con i Paesi con i Paesi con i quali veniamo in contatto, come risulta dalla nostra corrispondenza, è anche occasione per un discorso sereno sulla Lingua Internazionale, sulle sue motivazioni, sulla sua realtà oggi. Malgrado il caldo agostano Monica e Giovanni hanno saputo fare un ottimo servizio. Così molti giovani sono stati contattati e sono stati distribuiti 2500 volantini per la missione in Benin, per la presentazione dell'IKUE e della Lingua Internazionale (regole di pronuncia, i canti in E-o "Aveŭ, Maria, splendoro de l' mateno" e "Sankta Lucia" e alcuni siti internet su E-o). Sono stati raccolti un centinaio di indirizzi di visitatori che hanno dimostrato interesse. Anche l'ambasciatore in Italia dell'Uganda ha voluto visitare il nostro stand e mettere la sua firma con un augurio sul registro. Non conosceva la Lingua Internazionale, ma ora anche per l'Uganda è arrivata la buona notizia...
Partenio
Ho gradito molto i due articoli su Rosmini, in cui si dice che egli "comprende a fondo la dialettica del divenire della società moderna e preferisce optare per una nozione di charitas flessibile al mutare dei tempi... ci tiene a sottolinearne l'universalità... E siccome i tempi mutano, egualmente mutano le richieste e le sue risposte". Questo penso che valga anche per il tema della prima "Delle cinque piaghe della Chiesa", che oggi sembra rifiorire. Rileggendo infatti il capitolo I dell'opera di Rosmini "Della piaga della mano sinistra della santa Chiesa, che è la divisione del popolo dal clero nel pubblico culto", si ha la sensazione che, curata quella piaga dal Vaticano II con l'introduzione delle lingue volgari sul piano locale in sostituzione del latino, la divisione nel culto sul piano internazionale o globale fra clero e popolo si stia allargando e approfondendo. Il muro di separazione nelle assemblee "mondiali", specie quelle del Giubileo o nelle proclamazioni di santi e beati a respiro internazionale (vedi Padre Pio!) è abissale e discriminatorio, nonostante i lodevoli sforzi vaticani. Il problema va affrontato cum mica salis e non solo per le liturgie, ma anche per le relazioni interecclesiali. Non v'è dubbio che il latino sia stato superato anche in seno alla gerarchia alta, oltre che fra i teologi. Sperare in un suo ritorno è anacronistico. Ora impera il caos linguistico anche nei sinodi dei vescovi, nonostante l'egemonia dell'inglese. Forse potrebbero essere illuminanti, a proposito di una scelta linguistica, le parole di Wyszynski, delle quali fui testimone: "Nel Vaticano I si è parlato solo latino; nel Vaticano II tutte le lingue; nel Vaticano III, se ci sarà, si parlerà esperanto". A dire il vero, più di un passo in questa direzione la Chiesa l'ha fatto: il messale in esperanto, messaggi del Papa in tale lingua a Natale e a Pasqua, una terza trasmissione settimanale alla Radio Vaticana. Spetta a noi base, compresa la stampa cattolica, continuare il solco. Ritengo che tacere l'argomento sia una colpa. (sac. Duilio Magnani, Rimini).
(da "Vita Pastorale" n. 7/2001)
ESPERANTO E MULTIMEDIALITÀ
VICENZA ATTIVISSIMA A Vicenza, per iniziativa della sig. ra Lucia Rando Pesavento, presso la cappella del Seminario Arcivescovile in borgo S. Lucia, nel pomeriggio del 25 novembre 2001, è stata celebrata una santa messa dal reverendo Don Giandomenico Tamiozzo per la festa di Cristo, Re universale. Il celebrante nella riflessione spirituale, tra l'altro, ha preso lo spunto dall'iscrizione in ebraico, in latino e in greco posta sulla croce da Ponzio Pilato per invitare i partecipanti, più di una trentina, a essere fedeli sudditi di Cristo Re e a diffondere i suoi insegnamenti anche attraverso la lingua internazionale. Dopo la cerimonia è seguito un rinfresco durante il quale il presidente dell'UECI ha salutalo i convenuti, ha spiegato l'importanza dell'esperanto come lingua liturgica e ha offerto a Don Tamiozzo, "Adoru", libro di canti religiosi con le note musicali , già presentato e utilizzato per la prima volta nel 15" congresso ecumenico celebrato a Zagabria (Croazia) nel luglio scorso. In precedenza la sig.ra Lucia Rando aveva fatto omaggio al sacerdote del "meslibro" in due volumi. Il dr. Filippo Zanoner, presidente del gruppo esperantista vicentino, nel salutare e ringraziare tutti, si è congratulato con Don Giandomenico per la perfetta pronuncia in esperanto. I presenti lo hanno calorosamente applaudito. Il sacerdote, dopo aver espresso sentimenti di gratitudine per i doni e per l'istruzione linguistica impartitagli dal prof. Galdino Pendin, si è dichiarato disponibile a qualche altra celebrazione eucaristica nella lingua di Zamenhof. Il prof. Pendin, cui va il merito di avere preparato con diligenza i testi della messa, ha stupito i partecipanti allestendo su due tavoli un' interessante mostra di francobolli che ricordano manifestazioni e personaggi esperantisti. Il Giornale di Vicenza ha anche riportato, nella rubrica "Lettere al Direttore", un'importante risposta di un funzionario del Parlamento europeo al sig. Chierico Dante di Schio. INCONTRO A BUSSETO Domenica 23 settembre, nella terra che vide i natali di Giuseppe Verdi, una ventina di esperantisti provenienti anche da Milano oltre che da Fidenza e Parma, nonostante una pioggia dirotta, si è incontrata presso l'antico santuario della Madonna dei Prati a Busseto, dove Don Carlo Capuzzi ha celebrato la liturgia eucaristica in esperanto. Interesse e stupore ha suscitato nei partecipanti l'aneddoto, raccontato da don Carlo, di Verdi fanciullo che, mentre da chierichetto serviva la messa, si prese uno scapaccione dal sacerdote celebrante per essersi distratto e a questi, il giovanetto lanciò un'invettiva: "Te veniss una saeta"! Quasi fosse una maledizione dal cielo, veramente accadde che di lì a pochi giorni, precisamente il 14 settembre del 1828, durante una solenne cerimonia per la festa del santo nome di Maria, mentre infuriava un forte temporale, cadde un fulmine sul santuario che pur risparmiando tutti i fedeli presenti, uccise quattro sacerdoti e due dei tre cantori. Infatti il terzo era Giuseppe Verdi che venendo a piedi da Busseto, visto il forte temporale, si era riparato presso un cascinale nelle vicinanze. Vicino alla casa natale di Verdi, si è fetta una breve visita al cimitero di Busseto, dove riposano le spoglie mortali del noto scrittore Giovannino Guareschi illustre omonimo del nostro esperantista Giovanni Guareschi, validissimo organizzatore dell'incontro. In un'atmosfera gioiosa l'incontro si è concluso, come vuole la consuetudine, in un caratteristico ristorante di Busseto, famoso per la buona cucina, in una terra dove la buona cucina è il fiore all'occhiello. Dopo l'incontro, alcuni esperantisti milanesi accompagnati dai simpaticissimi coniugi Madella, hanno visitato la famosa Villa Verdi, ultima abitazione del grande maestro compositore. Gianni Conti INDIMENTICABILE MARIO SOLA La sezione UECI del gruppo "Mario Sola" di Vercelli nel corrente anno ha partecipato a varie iniziative della FEI e, in sintonia con il gruppo, ha promosso quattro incontri religiosi uno dei quali il 21 ottobre u.s. con messa in italiano ed esperanto in occasione di una manifestazione finalizzata a presentare la pubblicazione "Mario Sola nel ricordo degli amici". Ci sembra opportuno trascriverne 1' introduzione fatta dal presidente Giovanni Reina: "II Gruppo Esperantista Vercellese vuole ricordare l'eminente figura del Prof. Mario Sola. In questo opuscolo sono stati raccolti gli interventi di qualificati personaggi che presero parte alla cerimonia di intitolazione a Mario della sede esperantista. Inoltre alcune memorie e poesie svelano al lettore , in modo ancor più singolare, la spiccata personalità, la grande carica umana, la profonda religiosità e la gioiosa disponibilità verso gli altri con cui si fece apprezzare e ben volere da tutti. Coloro che lo conobbero ritroveranno, con le affermazioni e con le testimonianze espresse, il grande amico e la sua preziosa eredità morale e spirituale". La sezione vercellese desidera anche ricordare che Mario Guilla, Francesco Ottino e in particolare il compianto Antonio Cappello hanno attivamente collaborato, negli ultimi anni, per la realizzazione del periodico "Katolika Sento". A loro va la riconoscenza di tutti gli amici.
Ne la komercistoj, la soldatoj ad la konkerantoj portas al la mondo la unuecon, sed la apostoloj, ĉar ili bezonas komuniki kun la animo de la popoloj, ili devas kompreni por sin komprenigi. Ili devas interproksimigi la pensojn kaj la komunajn pozitivajn strebadojn de la homoj. Ili bezonas pacon por restadi kaj por konvinki. La kristana apostoleco estis la plej forta fermentado de kunigo kaj de paca komunikado inter la popoloj. Revenante al Don Alberione, ni rimarkas, ke la apostoleco propaganda (kia li gin volas) estas universala rilate al la homoj de la tero; universala rilate al la rimedoj (oni devas profiti de ĉio, kio povas faciligi la kristanan mision); universala rilate al la tempoj (oni devas uzi la rimedojn postulatajn de la nuntempo). Fakte, hodiaŭ pliiĝas la unuecigaj tendencoj, tial la moderna apostolo klopodos adapti sian mision uzante la rimedojn, kiuj favoras la pozitivajn unuecigajn tendencojn. La apostoleco estas universala koncerne la objekton. Oni devas, ja, kristanigi ĉion, meti ĉiujn sciencojn, instituciojn, interesojn, ĉiujn homajn agojn je la servo de la kristanismo. En ĉi tiu perspektivo Don Alberione estis preta uzi ĉiujn rimedojn, kiuj iel povus utili por la disvastigo de la kristana mesaĝo. Pri la rimedo, kiu interesas nin tute speciale, nome pri la lingvo, interalie li skribas: "La celo atingota estas tiu, kiu trudas la rimedojn, tial estas postulataj ĉiam tri elementoj: scienco, lingvo, tekniko; la unua, konsistiganta la tuton de la veroj komunikotaj; la dua, t.e. la lingvo kiel disvastigilo; kaj la tria kiel tuto de la iloj produktantaj rapidajn kaj efikajn fruktojn. La lingva rimedo estas fundamenta en la senco, ke ĉiuj homoj pere de la parolo povas ricevi kaj komuniki sciigon. Se ne ekzistas la parolo, ne utilus la radio, la gazetaro kaj la aliaj komunikiloj. La graveco de la lingva rimedo rilatas ĝuste al la karakterizo de la homo kiel estaĵo pensanta kaj rezonanta, kiu esprimas sian penson pere de la parolo. Malfermiĝas ĉi tie la ebleco de dialogo universala. La scienco de la lingvo, kiel ĉiu scienco, estas malfermita al ĉiuj esploroj, al ĉiuj eblecoj, kondiĉe ke ili prezentu elementojn science fidindajn. La Communio et Progressio rimarkas la ekzemplon de Jesuo mem kaj de la Apostoloj, kiuj utiligis la komunikilojn proprajn de ilia tempo: 'Ne estos, do, obea al la ordono de Kristo tiu, kiu ne ekspluatas konvene la eblecojn liveratajn de ĉi tiuj iloj por etendi al la plej granda nombro da homoj la disvastigon de la Evangelio' (n. 126). La serĉado de la universala komunikado estas fakto eklezia-teologia..., ĉar ĝi rilatas rekte al la disvastigo de la parolo de Dio kaj al ĝia realigo".
(fonto: Internacia Lingvo
en Eklezio kaj mondo, de Jerzy Korytowski)
El la numero de novembro 2001 ni ĉerpas du mallongajn artikoletojn gravajn el religia vidpunkto. Ukrainio Pape - sed ne tute pace Kverelis eklezioj pro vizito de papo Johano Paŭlo la 2a al Ukrainio. Membroj de la rusa ortodosa eklezio okazigis kontraŭpapajn diservojn, dirante, ke la moskva patriarko Aleksij ne sankciis la viziton. Romkatolikoj aliflanke atentigis, ke la papo, invitite de la ukrainia prezidanto Leonid Kuĉma, vizitis ne apostole sed ŝtate kiel reprezentanto de Vatikano. Malgraŭ tio ariĝis ekzemple en urbo Lviv pli ol 1,5 milionoj da kredantoj el Ukrainio, Rusio, Rumanio, Hungario, Slovakio, Italio kaj eĉ el Norda kaj Suda Ameriko. Jen la unua fojo, ke papo vizitis Ukrainion, kie pro internacia prestiĝo oni taksis la viziton signifa. (Araneo/PG). Ŝanĝiĝanta aspekto de kristanismo Depost la mezo de l' 20a jarcento, ĉiam pli eksplode kreskas novastilaj kristanaj eklezioj, kiujn karakterizas ne tiom la tradiciaj pri- aŭ kontraŭ-dogmaj aŭ priliturgiaj harfendaĵoj de la pasinteco, kiom elkora travivo de la fido, gajeca litur-gio, kantado plenpluma kaj ĝoja, konfido je la ĉionpardonema dio. Ĉefas inter ili evangelikaloj kaj pentekostanoj. Antaŭ nelonge mi trovis kelkajn nombrojn kiuj - kvankam ne tute ekzakte pruveblaj - bone ilustras tiun kreskon de la pli novaj kristanaj movadoj. Kristanismo en la mondo laŭ tiuj nombroj nuntempe kalkulas pli ol du miliardojn da homoj: 1.056.920.000 romkatolikoj; 215.129.000 ortodoksuloj (grekaj, rusaj k.a.); 342.035.000 tradiciaj protestantoj (luteranoj, kalvinanoj k.a.); 79.650.000 anglikanoj; 66.888.000 prakatolikoj; 647.810.000 evangelikaloj; 523.767.000 pentekostanoj. (Gerrit Berveling).
Harmonioj kaj silentojTiuj, kiuj suferas pri grava surdeco, ne kapablas percepti tion, kion ni diras kaj eĉ ne povas aŭdi la sonojn, kiuj foje levas nian subprematan animon.Dum por aŭdkapabli, ankaŭ en malgaja momento, aŭdi melodion, belan kanton ad iun dolĉan sonon, ofte estas motivo de mildigo kaj subteno, neaŭdkapabluloj ne havas tiun ĉi eblecon. Por ĉi lastaj ĉio kio estas perceptebla de homa orelo estas nekonata; tamen ili sentas la bezonon komuniki kaj ricevi mesaĝojn. Ankaŭ Francesco, mia filo, ne estas aŭdkapabla. Kiam li estis tri monatojn aĝa, grava malsano senigis lin pri aŭdka-pablo. Por li mi skribis ĉi tiun poemeton, okaze de lia 20a naskiĝtago. Ĝi intencas esprimi la ĉiutagan klopodon por komprenigi al li diversajn fonemojn de la parolata lingvo, la vorton, la muzikon kaj ĉion kio helpas homan komunikadon. AL FRANCESCODe violonoj mi volus pentri al Vi la harmonion,de sonoriletoj la viglan tintadon, de la birdoj la matenan melodion, de enamiĝintaj knabinoj la gajan kantadon.
Mi volus bildigi al Vi la korusojn de la infanaro, Tamen Vi esprimas Vian koncepton pri la silentola lirladon de plenklara rivereto, la dolĉan pepadon de la kokidaro, kaj la timidan blekon de milda ŝafideto. kaj Vi petas ke al Vi estu klarigota de la vortoj la profunda senco kaj kio dirita kaj kio okazigota.
Dume vi ĉiurimede aŭskultas la ĉielan
voĉaron
kaj la grandiozan harmonion de la kreaĵaro.
Via
patro Mestre, 14.01.1984 -
Angelo Ambrosetto
ANTONIO FRANCESCO DAVIDE AMBROGIO ROSMINI SERBATI nacque il 24 marzo 1797 a Rovereto (provincia di Trento), paese italianissimo secondo una definizione di Niccolò Tommaseo, sebbene fin dal 1509 appartenesse all'Impero Austriaco. (Aveva una sorella di nome Giuseppa Margherita ed era più giovane dei due fratelli Giuseppe e Felice.) Dal 1804 al 1808 frequentò la civica scuola popolare di Rovereto, fondata treni'anni prima dall'imperatrice Maria Teresa. Dal 1812 al 1814 frequentò il ginnasio a Rovereto e nel suo "Diario personale" comparvero le testimonianze sulla vocazione a seguire Gesù Cristo. Nel 1816, il 12 agosto, conseguì, con brillante risultato, la maturità classica presso il Liceo Imperiale di Trento. Poi studiò teologia nell'università di Padova. A quel tempo fece conoscenza e amicizia con Niccolo Tommaseo. Tre anni dopo fece ritorno a Rovereto. Nel 1820 morì suo padre Pier Modesto Serbati, patrizio del Tirolo, all'età di 75 anni. Nel settembre 1820 si inaugurò a Rovereto un orfanatrofio fondato da Margherita, sorella di Rosmini, che ben conosceva la marchesa Maddalena di Canossa, in questa occasione Rosmini regalò a sua sorella l'operetta "Della Educazione Cristiana". Margherita si fece suora dell'istituto femminile religioso fondato da Maddalena di Canossa e morì trentanovenne nel giugno 1833. 1821, il 21 aprile fu ordinato prete a Chioggia (VE) e a Rovereto il 3 maggio celebrò solennemente la prima messa nella chiesa di San Marco. 1823, per quasi tutto il mese di aprile viaggiò e soggiornò a Roma con l'ungherese Mons. Ladislao Pyrker, patriarca di Venezia. L'anziano Papa Pio VII incoraggiò Rosmini a proseguire gli studi di filosofia. 1826 (marzo), a Milano fece conoscenza con il conte Giacomo Mellerio e Alessandro Manzoni e con un giovane sacerdote della Lorena, Giovanni Battista Loewenbruck. Quel sacerdote aiutò Rosmini nella fondazione di un istituto religioso maschile (1828) 1829, a Roma, dove si recò per un lungo soggiorno di cura e riflessione, in cerca di lumi sul proprio futuro, fu ricevuto in udienza da Papa Pio VIII. Il pontefice incoraggiò e confermò Rosmini nella sua duplice missione di pensatore ("è volontà di Dio che voi vi occupiate di scrivere libri") e di fondatore ("se ella pensa di cominciare con una piccola cosa e lasciar fare tutto il resto al Signore, noi approviamo...", 1830 a Roma pubblicò "le Massime di perfezione cristiana", un libretto di 56 pagine cui rimarrà affezionato fino alla morte, e il "Nuovo Saggio sull'Origine delle Idee" in quattro volumi. 1831, ritornò a Milano e poi a Trento, dove nel biennio 1832-1833 scrisse l'opera "Delle cinque piaghe della santa Chiesa", che non pubblicò fino all'elezione al soglio pontifico (1846) del cardinale Giovanni Maria Mastai-Ferretti, Pio IX. 1837, su richiesta del Papa Gregorio XVI Rosmini inviò a Roma "Le costituzioni dell'Istituto della Carità" che verranno approvate il 20 dicembre 1838. 1839, trasferì la propria residenza a Stresa (attualmente piccola città in provincia di Verbania). 1841, l'opera "Il trattato della coscienza morale" fu attaccato da un libello anonimo che accusava Rosmini di idee ereticali. Secondo gli storici da quell'anno ebbe inizio la cosiddetta questione rosminiana con i Gesuiti, il cui proposito generale della Compagnia era l'asceta olandese Gerhard Roothaan. Intervenne il Papa Gregorio XVI che impose ai due superiori il silenzio sulla controversia. Dal I843 al 1848, periodo di tranquillità, Rosmini si dedicò ai suoi istituti (venne fondalo anche quello maschile) e agli studi. 1847, redasse "Un Saggio sul Comunismo e sul Socialismo". Al termine di quell'anno vennero stampate le cosiddette Postille, un libello anonimo di 48 pagine, in cui si riportarono 327 proposizioni di Rosmini con gravi accuse. Lo stampato venne distribuito segretamente a vescovi selezionati con preghiera di sottoscrivere una lettera di richiesta di condanna di Rosmini. 1848, venne finalmente pubblicato a Lugano (Svizzera ) dalla Tipografia Veladini & Comp., senza il nome dell'autore, lo scritto "Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa. Trattato dedicato al Clero Cattolico". Nello stesso anno apparve anche "La costituzione civile secondo la giustizia sociale" - in cui sono riassunte le tesi di fondo della "Filosofia del diritto" - arricchita di una appendice "Sull'unità d'Italia". In agosto il Consiglio dei Ministri del governo piemontese affidò a Rosmini una missione diplomatica presso Pio IX in vista della stipula di un concordato tra la Chiesa e il Piemonte e della creazione di una Confederazione di Stati italiani sotto la presidenza del Papa. Il Papa accolse l'abate Rosmini con molta benevolenza, ben presto gli preannunciò il cappello cardinalizio. Più in là il cardinale Soglia e prelati di Curia gli svelarono l'intenzione del Papa di nominarlo Segretario di Stato. In autunno, a poco a poco, cominciarono a montare nei confronti di Rosmini le invidie personali, le diffidenze sulle sue idee politiche (per esempio: si temeva che lui spingesse il Papa verso la guerra), i dubbi sull'ortodossia delle sue ultime pubblicazioni. L' 11 ottobre la missione diplomatica del Rosmini poteva considerarsi fallita per le tergiversazioni del governo subalpino. I l 4 novembre il domenicano Giacinto De Ferrari consegnò in Curia le severe conclusioni del proprio esame delle "Cinque Piaghe". Il 26 novembre Rosmini si rifugiò con il Papa a Gaeta, dove il partito politicamente intransigente , a lui avverso, si rafforzava. Nel gennaio 1849 Rosmini abbandonò Gaeta per risiedere temporaneamente a Napoli; i suoi avversari ne approfitteranno per infliggergli il colpo mortale. Infatti il 30 maggio, a Napoli, nella seduta della Congregazione dell'Indice, furono condannate "Le Cinque Piaghe" e "La Costituzione" civile secondo la giustizia sociale". Il 6 giugno a Gaeta il Papa sanzionò la condanna. Tre giorni dopo tornato a Gaeta, Rosmini incontra Pio IX, che gli parla di politica ma senza far cenno della ratifica della sua condanna. Poi gli si ingiunse in malo modo di lasciare Gaeta senza avere 1'opportunità di salutare il sommo Pontefice. Il 15 agosto ad Albano presso il cardinale Antonio Tosti ricevette la notizia ufficiale della condanna; nello stesso giorno l'abate Rosmini dichiarò la sua sottomissione alla Chiesa. Finalmente ritornò a Stresa. Nel 1851 Pio IX rinnovò alle due parti contendenti (gesuiti e rosminiani) il precetto del silenzio e poi per chiudere definitivamente la questione sottomise tutte le rimanenti opere del Rosmini alll'esame della Congregazione dell' Indice. Nel 1854 (il 3 luglio). La Congregazione generale dell'Indice presieduta dallo stesso Papa dichiarò con decreto Antonio Rosmini-Serbati opera omnia, de quibus novissime quaesitum est, esse dimittenda. (Ciò significava che i suoi libri non erano proibiti, non contenendo errori contro la fede e la morale.) In agosto Rosmini fece testamento lasciando tutti i propri beni ai religiosi dell'Istituto della Carità. Il primo luglio del 1855 dopo una dolorosa agonia Antonio Rosmini cinquantottenne morì a Stresa.
ADORUAdoru, ekumena diserva libro, estas riĉenhava libro kun 1472 paĝoj, kun multaj kristanaj kantoj kun muziknotoj, internacie elektitaj melodioj kaj kantoj, bibliaj tekstoj kaj preĝoj por Diservoj kaj por privata uzo, mestekstoj laŭ oficiala meslibro.Adoru estas profesie presita sur eksterordinare maldika biblia papero 33-grama, ne tro granda, ne tro peza, ne tro dika, solide bindita en helruĵa tola kovraĵo. Ĝi estas libro kun enhavo konservanta daŭran valoron. Adoru estas ne nur unikaĵo en la historio de Esperanto, sed ankaŭ la libro nepre bezonota por ĉiu partoprenanto en la 55-a Kongreso de IKUE 2002 en Kromerìz (Ĉeĥa Respubliko). Vi povas mendi ĝin rekte el jenaj adresoj: Pastro Bernhard Eichkorn, Romäusring 20 D-78050 VS-VILLINGEN Germanio aŭ ĉe Don Duilio Magnani, Viale C. Zavagli, 73 -47900 RIMINI aŭ ĉe Centra Oficejo de IKUE, Via di Porta Fabbrica, 15-00165 ROMA. Kosto: 20,66 eŭroj plus sendokostoj per prioritata posta servo 3,87 eŭroj. Bonvolu pagi pere de poŝtĝirkonto N. 11129475 por UECI aŭ N. 23290000 por IKUE.
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