Enhavo:



LA FAMIGLIA NELLE ULTIME PAROLE DEL PAPA
  C'era una volta, tanto, ma tanto tempo fa... Piacerebbe anche a me incominciare così, come una fiaba; ma ogni fami­glia ha una sua storia, le sue vicende, le sue gioie e le sue dif­ficoltà. Esiste per ogni famiglia un mistero che nessuna indiscre­zione potrà mai violare.
  Sulla famiglia si è detto di tutto e il contrario di tutto. La si considera una istituzione fondamentale per l'equilibrio e l'ar­monia della società, ma non si è più d'accordo neppure sulla sua tipologia, e, comunque, mentre sembra esserci una certa nostal­gia della famiglia normale essa è in realtà in ribasso e minacciata da parecchi virus. In genere, viene trattata alla stregua di un ammalato al cui capezzale si alterna una molteplicità di medi­ci, esperti nella diagnostica, ma incapaci di trovare un farmaco appropriato per portarla alla gua­rigione. Per questo preferisco rifarmi a una pagina più radiosa, qual è stato il Giubileo delle famiglie svoltosi a Roma il 14-15 ottobre scorso. Giovanni Paolo II lo ha definito la "festa della speranza". Spesso si traccia un quadro pessimistico sul futuro della famiglia. Innegabili infatti sono i cambiamenti intervenuti, non sempre positivi, spesso, anzi, problematici; tuttavia Giovanni Paolo II ha voluto ridare fiducia ai coniugi e incoraggiare i genitori e coloro che, sul piano pastorale o sociale, si prodigano per la famiglia.
  Il Papa ha posto l'accento su tre punti.
1 - La famiglia nel suo aspetto essenziale - La visione cristiana del matrimonio.
  Normalmente simile dimen­sione viene sottaciuta e conside­rata marginale e accidentale. Nulla di nuovo in questo, perché, nella nostra civiltà, tale è il destino della fede e di ciò, quindi, che ha attinenza con lei. Può però una pianta crescere senza radici o senza radici sane? A furia di potarne i rami, l'istituto della famiglia è stato ridotto a un ceppo sommerso dalla nebbia e dalla bruma invernale; e c'è da ringraziare il cielo se esso è ancora vivo e se, magari con fati­ca, produce frutti. Pur non essen­do una religione per una piccola élite di eroi, il cristianesimo esige la santità da parte di tutti i credenti. Il Santo Padre ha alzato l'asticella perché la famiglia compia un salto di qualità; ha richiamato i coniugi al dovere di essere sale e lievito del mondo e di sentirsi maggiormente impe­gnati nei confronti del Vangelo e delle scelte di fede.
  Come tutte le istituzioni umane, la famiglia ha bisogno di essere evangelizzata, di essere illuminata dall'insegnamento di Gesù Cristo e di ritrovare la forza di rispondere alla propria significatività. Il matrimonio è segno dell'amore che Gesù Cristo ha per la sua Chiesa; a tal fine Dio mette a disposizione dei coniugi un cumulo di grazie, così che la famiglia sia permeata da un clima di soprannaturalità.
  A modello esemplare il Papa ha additato la casa di Nazareth, nella quale si avvertiva il profu­mo della dolcezza e della sereni­tà e si affrontavano le gioie e i dolori, la preghiera e il lavoro, le speranze e le prove angosciose nella piena adesione al volere di Dio.
  Negli ultimi decenni la fami­glia è stata intossicata dallo psi­cologismo e dal sociologismo; così si è registrata una eclisse della sua valenza cristiana. Si è attutito il senso della famiglia intesa come dono di Dio, della reciprocità del donare il meglio di sé, della gioiosa e paziente correzione fraterna, della pre­ghiera familiare e della conce­zione della casa come piccola Chiesa domestica. Non per nulla nei primi secoli la casa era l'am­bito in cui si celebrava l'Eucari­stia e da cui irraggiava la predi­cazione del Vangelo. Mi pare che a causa della diffusa secolarizza­zione e della prevalente prospet­tiva economistica si stia chieden­do alla famiglia pressappoco ciò che si pretende da una imbarca­zione di grossa stazza quando la sia vuole far navigare su un corso d'acqua precedentemente pro­sciugato o quando si intende allevare dei cetacei in una poz­zanghera.
  Non ho mai capito perché i personaggi del presepe si diriga­no verso la grotta di Betlemme individualmente. E la famiglia? Forse la mancanza di una ade­guata formazione culturale, forse il modo con cui è stato attuato lo welfare che ha privilegiato alcu­ni settori specifici della famiglia trascurando la famiglia nella sua unitarietà hanno instaurato una specie di individualismo di grup­po, per cui si vive sì insieme, ma uno accanto all'altro e non già fusi l'uno nell'altro.
2   -  La  famiglia  ad  intra  -Rapporto genitori e figli.
I   bambini  rappresentano  la "primavera" della famiglia, con lo sbocciare dei fiori dai molti colori, con la splendente lumino­sità, con il canto della gioia. "I figli sono, afferma il Papa, la speranza che continua a fiorire, un progetto che rinasce continua­mente, l'avvenire che si apre senza sosta". Una domanda, osserva Giovanni Paolo II, pro­rompe dal loro cuore: "Mamma e papa, mi amate veramente? Mi accettate per quello che sono? Vi sforzate di cercare il mio vero bene?". Sono domande espresse con semplicità, ma commoventi.
Non si può negare la com­plessità del processo educativo; esso ha bisogno di fondamenta solide; e tra i presupposti il Papa ha messo in evidenza il clima di serenità e di amore, il dialogo paziente e costruttivo, il rispetto delle esigenze e della identità del figlio, la solidarietà a livello del­l'intero parentado.
  La paternità e maternità responsabili si accompagnano con grosse problematiche di etica coniugale, che vanno dal riconoscimento della struttura fondamentale del matrimonio nei suo significato unitivo e procrea­tivo, al rifuggire da pratiche moralmente inaccettabili di fecondazione, di procreazione e di controllo delle nascite, alla differenziazione tra il diritto del figlio e il diritto al figlio. A riguardo di quest'ultimo punto il Papa ha speso una parola sulla positività delle adozioni.
Fa specie comunque constata­re che proprio nei paesi econo­micamente più ricchi la materni­tà e la paternità vengano sentite come un peso e un fastidio e che i figli non ne costituiscano il pre­zioso e normale completamento.
3. La famiglia ad extra - La famiglia nel contesto sociale.
  In proposito, vorrei soffer­marmi su un punto. Il Papa sa che la separazione e il divorzio sono fonte di sofferenza e perciò ha speso una parola di benevo­lenza e di comprensione nei con­fronti dei credenti divorziati e risposati. "Non sono esclusi, ha detto il Papa, dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita e a camminare con essa nella crescita della fede e nello spirito del Vangelo. Senza tacere loro la verità oggettiva e le conseguenze che ne derivano a proposito della pratica sacramen­tale, la Chiesa intende dimostra­re loro il suo affetto materno".
  In definitiva, la famiglia rap­presenta l'ambito in cui il laicato cattolico esercita esperienza spe­cifica e di conseguenza esprime in modo palese e autorevole il proprio ruolo e la propria testi­monianza. In forza del battesi­mo, il laico partecipa alla missione della evangelizzazione e san­tificazione che compete, a diver­so titolo, a tutti i membri della Chiesa. Egli non deve cedere né nel clericalismo né alle sollecita­zioni che provengono dalla cul­tura della secolarizzazione e dell'indifferenza religiosa.
  Non è vero che il bravo laico sia unicamente quello impegna­to, in tutte le salse, nell'associa­zionismo. Se due coniugi vivono con coerenza, umiltà, interiorità e in silenzio la spiritualità fami­liare, purché ciò non diventi una fuga nel privatistico, offrono un apporto prezioso alla santità della Chiesa.
  A mio avviso, a motivo della visione universalistica e planeta­ria che lo contraddistingue, l'esperantismo cristiano potrebbe e dovrebbe prendersi a cuore la famiglia nella sua globalità e unità e contribuire, nel limite delle proprie possibilità e com­petenze, a formare culturalmente i genitori, onde educarli a neutra­lizzare i meccanismi disumaniz­zanti, rendere meno labile la loro presenza in famiglia, metterli in guardia contro il pericolo della omologazione delle coscienze. Anche su un altro fronte l'esperanlismo potrebbe e dovrebbe richiamare l'attenzione, vale a dire sull'urgenza di definire un minimo vitale della famiglia, che permetta la gestione dello welfa­re secondo criteri di giustizia e non secondo gli umori (= interessi) di chi detiene il potere.
Mons. Giovanni Balconi
"Sed se ni mortis kun Kristo, ni kredas, ke ni ankaŭ vivos kun li; sciante, ke Kristo, levite el la mortintoj, ne plu mortas". Sankta Paŭlo (Rom. 6,8-9)
BONAN PASKON EN KRISTO RESUREKTINTA!



MULTE DA DANKOJ
Per fondo alfabetizzazione
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Ni funebras kaj kondolencas
Padre Giacinto JACOBITTI
Padre Carlo MUSAZZI
Padre Francesco ANDREONI
Renzo SOMMI
Ida TENANI
 + 28.1.2001
 + 23.2.2001
 +   3.2.2001
 + 17.12.2000
 + 17.11.2000
età 96
età 79
età 90
età 78
età 96
Ripozon eternan donu al ili, Sinjoro, kaj la sentina lumo lumu al ili. Ili ripozu en la paco. Amen.


QUOTE E NORME ASSOCIATIVE ANNO 2001

Associato ordinario
Associato giovane
Associato familiare
Associato ordinario con Espero Katolika
Associato giovane con Espero Katolika
Associato sostenitore
Associato vitalizio
Associato sostenitore Espero Katolika
Associato vitalizio Espero Katolika
Solo abbonamento a Katolika Sento (AK)
Solo abbonamento a Espero Katolika (AKE)
£.
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25.000
12.500
12.500
60.000
30.000
50.000
500.000
120.000
1.200.000
12.000
35.000
N.B. II periodico Katolika Sento viene inviato a tutti gli associati, tranne che ai familiari.
  • E' associato giovane chi non ha superato i 25 anni.
  • E' associato familiare chi convive con altro associato.
  • Per l'abbonamento all'estero aggiungere lire 50000 per spese di spedizione.
  • Specificare nella causale del versamento la categoria dell'associato, l'anno di nascita dei giovani, l'esatto indirizzo per il recapito del periodico K.S., la destinazione di eventuali offerte.
  • I gruppi locali con almeno 10 soci trattengono 4.000 lire per l'associato ordinario e 2.000 per 1' associato giovane o familiare, mentre la quota dei soci individuali va interamente all'UECI.
I versamenti vanno fatti sul C.C.P. n. 11129475 UECI, viale C. Zavagli 73, 47900 RIMINI


È GIUSTO FAR FESTA PER UN ANNIVERSARIO COSÌ
    L'11 febbraio, Festa della Madonna di Lourdes, ricorre l'anniversario del riconosci­mento pontificio dell'IKUE (Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista) come associazio­ne ecclesiale di laici. Un ricono­scimento accordato in conside­razione dello scopo principale della nostra associazione, cioè la missionarietà a tutto campo.
  Per questo riconoscimento possiamo e dobbiamo essere fieri e sentirci veramente impe­gnati per questo scopo.
  Ed è pure giusto fare festa per questa circostanza.
  Quest'anno, nono anniver­sario del riconoscimento, il gruppo IKUE-UECI di Rimini si è riunito lunedì 12 febbraio nella Chiesa di S. Giuliano Mare alle ore 20,30 per una S. Messa in Lingua Internazionale per ringraziare il Signore per questo riconoscimento e per ricordare coloro che ci hanno preceduto indicandoci la strada da percorrere per conseguire gli scopi della nostra associa­zione.
  La S. Messa è stata conce­lebrata da Don Bruno Benini, da Don Pasquale Campobasso e da Don Duilio Magnani, Presidente onorario dell'IKUE, che ha esposto brevemente quanto è stato fatto dall'asso­ciazione e ha ricordato Padre Giacinto Jacobitti, Padre Albino Ciccanti e Padre Francesco Andreoni, cui dobbiamo molto per la loro attività per la nostra associazione e che ci hanno lasciato per la Patria Celeste dove certamente intercedono per noi.
  Alla S. Messa è seguito un simpatico rinfresco allietato da canti folcloristici in Esperanto e dalla voce della soprano espe­rantista brasiliana Cecilia Cesar Brandào.
  Alla semplice manifestazio­ne hanno partecipato, tra gli altri, i sigg. Piero e Anna Monicelli, la prima coppia espe­rantista a Rimini, le sorelle Zangheri, il prof. Alfredo Piersanti e la soprano Cecilia Cesar Brandào.
Partenio

NOTIZIE BREVI

IL GENTIL SESSO SI DISTINGUE!

  Presso il Dopolavoro Fer­roviario di VE-Mestre nei giorni 16 e 17 dicembre 2000 è stata indetta una sessione d'esame di magi­stero di esperanto da parte dell'Istituto Italiano di Espe­ranto cattedra di Venezia. Vi hanno partecipato e supera­to l'esame di 3° grado con esito brillante quattro candi­date: Giovanna AMBRO­SETTO e Bertilla VIDALE di Ve-Mestre, Elvia BELLUCO e Raffaella GARAVELLO di Padova.
  Al quartetto le più vive congratulazioni! Ma in parti­colare alla laureata in lingue e letterature straniere G. Ambrosetto (nella foto la prima da destra) che, quale associata UECI e IKUE, si è aggiudicato un premio di 500.000 lire riservato ai gio­vani per la partecipazione al congresso internazionale degli esperantisti cattolici che avrà luogo l'anno ventu­ro nella Cechia.
  La  commissione  esaminatrice  era  composta  dal presidente Serio Boschin, e dai commissari Domenico Trombetta, Paolo Bonomi, Anna Maria Faiella e Gianfranco Cazzaro, ritratti nella foto qui sotto.
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   Siamo lieti di dare un caloroso benvenuto al più giovane dei nuovi iscritti all'UECI e  IKUE per il 2000, il quindicenne Nicola RUGGIERO di Mola di Bari che si è già attivato a diffondere la lingua internazionale fra i suoi compagni del seminario di Bitonto (BA). Nella foto di gruppo, seconda fila in piedi da sinistra, egli è visibile al quarto posto.
  A lui il più cordiale augu­rio d'impegnarsi negli studi della sua vocazione e di apprendere sempre meglio l'esperanto servendosi della "Biblio", del "Meslibro", di Espero Katolika e di Katolika Sento così da "prendere due piccioni con una fava" (trafi du celojn per unu ŝtono) aŭ alimaniere dirite (pafi sam-tempe du leporojn).
  I  giovani sono la speran­za e il futuro della nostra associazione. Cerchiamo di aiutarli e stimolarli incremen­tando    generosamente    il fondo premi per chi conse­guirà il magistero di espe­ranto.
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  Il Comitato Centrale dell'UECI ringrazia   il  sig. Massimo Ravecca di Torino per la generosa offerta per la costruenda nuova chiesa di Anyronkope nel Togo e per altre offerte, anonime, di gio­vani che avevano partecipa­to l'anno scorso al "Mitingo" di Rimini.  Il denaro, come informa A. Gambuti, è stato aggiunto alla somma di £. 760.000, frutto della genero­sità di esperantisti cattolici, e inviato al vescovo della diocesi di Aneho (Africa) di cui nel numero 4/2000 di K.S. è stata fatta ampia relazione.
  Si coglie l'occasione di questa notizia per avvertire ogni associato UECI che qualsiasi offerta raccolta ed erogata per finalità benefi-che della nostra associazio­ne è opportuno sia versata sul C/C/P. 11129475 proprio dell'UECI.
* * *
  Nei giorni 8-9-10 dicem­bre 2000 la consigliera del C.C.UECI  lonne De Angeli ha partecipato al tradiziona­le "lingva seminario por komencantoj, komencintoj kaj fluuloj" dal titolo "Espe­ranto: neniu estas perfekta" tenuto al Centro Giovanni XXIII di Frascati (Roma). Il seminario pedagogico era organizzato dalla Commis­sione Scuola FEI e dal Gruppo Esperantista Roma­no "L. Minnaja" con le inse­gnanti Michela Lipari e Anna Löwenstein. Non è mai tardi per perfezionarsi in esperan­to e per sperimentare mo­menti culturali, musicali e di vera amicizia. Pur essendo breve il tempo la nostra lonne ha avuto anche l'occa­sione di rivivere in S. Pietro una parte di Giubileo.
* * *
  II presidente dell'UECI ha partecipato a Udine il 25 feb­braio scorso alla conclusio­ne della "Semajno de internacia amikeco". Egli ha avuto modo d'incontrarsi con esperantisti udinesi, trie­stini e di Bolzano.
  Interessanti la visita al Castello della città, dove era allestita la Mostra "L'oro degli Avari", e al museo dio­cesano del Duomo.
  Nel momento conviviale c'è stato un utile scambio di idee soprattutto con la signora Edvige Ackermann presidente del comitato organizzatore del prossimo congresso italiano di espe­ranto che avrà luogo a Trieste la prossima estate dal 28 luglio al 1° di agosto. L'UECI si presterà fattiva­mente per preparare gli opu­scoli necessari alla messa in esperanto e cercare even­tualmente più di un sacerdo­te per la celebrazione del rito.
Nel frattempo si racco­manda agli esperantisti cat­tolici non solo di aderire, ma anche di partecipare nume­rosi al 70° congresso italiano.
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  Una buona notizia ci viene dal Gruppo Espe­rantista "Sile" di Treviso che, dopo due anni di attesa, ha ottenuto, in concessione gratuita, una sala presso il Centro Civico "Circoscri­zione A - Centro Storico" di Treviso in via Dalmazia n° 17. Un corso di 15 lezioni sarà tenuto da S. Boschin nei giorni di martedì e giove­dì a partire dal prossimo 3 aprile.
* * *
  I coniugi Vittorio e Luisa Madella hanno inviato alla nostra redazione un articolo in esperanto che riassume quanto la Gazzetta di Parma del   17  dicembre  2000  ha scritto sulla multiforme attivi­tà svolta in varie associazio­ni di carattere umanitario da Renzo SOMMI recentemen­te scomparso all'età di 78 anni, nativo di Parma,  ma residente   a   Fidenza   dal dopo guerra. Il suo nome era legato     all'esperanto:     lo aveva    diffuso    anche    a Fidenza e a Salsomaggiore, dove    aveva    organizzato importanti   congressi.   Alla concelebrazione  della fun­zione religiosa oltre al parro­co e al responsabile della Caritas    diocesana    c'era anche don  Carlo Capuzzi, sacerdote esperantista.
Sommi rimarrà nella memoria di quanti l'hanno conosciuto come "esperanti­sta e campione di generosità".
  Era un abbonato di "Katolika Sento. Pur tardiva­mente, esprimiamo le con­doglianze ai suoi familiari.
* * *
  Skribas la paro Madella el Parma: "Dimanĉon la 4-an de marto, ni kunvenis je la 16,30 en la belega preĝejo de sankta Johano (gì estas la preĝejo de la benediktanaj monaĥoj) por preĝi dum la sankta meso en esperanto por niaj du forpasintaj amikoj pastro Francisko Andreoni kaj Renzo Sommi. En publika loko Celebris la meson patro Gustavo Zanoli kaj kuncelebris   sacerdoto   el Fidenza kaj don Franko Guiduzzi, amiko de la misiisto. Trideko da geamikoj partoprenis.   Ni   dankis   la Sinjoron pro la longa amikeco kiun estis donintaj al ni sinjoro Renzo kaj pastro Andreoni. Ambaŭ ja heredigis al ni altvaloran riĉaĵon de humaneco".


Pastro Giacinto JACOBITTI
(1904-2001)
Padre Giacinto JACOBITTI
(1904-2001)

Tratto, e tradotto in esperanto, da "L'esperanto" revuo de itala esperanto-federacio del 23.2.2001
    La 28-an de januaro 2001, je la aĝo de 96 jaroj kaj 5 monatoj, forpasis pastro Giacinto Jacobitti (sekulare: Karmelo), dominikano de la Ordeno de la Predikantoj.     Il 28 gennaio 2001, all'età di 96 anni e 5 mesi, è scomparso padre Giacinto Jacobitti (al seco­lo: Carmelo), domenicano del­l'Ordine dei Predicatori
  Li naskiĝis la 26-an de augusto 1904. Toskano je naskiĝo, li vivis dum jardekoj en Romo, kie, je la fino de la ĉiutaga deĵoro en la Baziliko de Sankta Maria la Granda (tre konata estis lia konfesejo kun la skribaĵo: "Oni konfesprenas en esperanto"), li dediĉadis tutan sian tempon al esperantista katolika movado, kies li estis pioniro en tiom da fakoj, el la liturgio al la radio. Ni memorigu kelkajn el liaj agadoj: organizado de internaciaj kongresoj de Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista - IKUE - (memorinda tiu de 1975a, kiun Papo Paŭlo la 6a alparolis per publika saluto); la intemacia pilgrimado al Sankta lando, trairante laŭ tera vojo ĉiujn bibliajn lokojn; la intemacia kampanjo por la starigo de paneloj kun la preĝoj en esperanto, ĉeestantaj en Sankta Lando; la redaktado kaj presigo dum multe da jaroj, de la bulteno "Katolika Sento"; la unua traduko en espe­ranto de la mestekstoj kaj la postaj multnombraj versioj (por faciligi la laboron li ellernis, okdekjaraĝa, la uzadon de la videoskribado); la unua oficiala aprobo (1966) de la Meso en esperanto; la esperantaj elsendoj de Vatikana Radio (1977) kies P. Jacobitti estis redaktoro ĝis 1980-a. Al ĉio ĉi aldoniĝas nelacigebla agado por la disvatigo de esperanto kaj la subtenado al multe da bonfaradaj iniciatoj (sed pri tio li emis silenti).
   Era nato il 26 agosto 1904. Toscano di nascita, visse per decenni a Roma, dove, al termine del servi­zio quotidiano nella Basilica di Santa Maria Maggiore (era conosciutìssìmo il suo confessionale con la scritta: "si confessa in esperanto"), dedicava tutto il suo tempo all'attività a favore del movimento esperantista cattolico, per il quale fu pioniere in tanti campi, dalla liturgia alla radio. Ricordiamo alcune delle sue opere: l'organizzazione di con­gressi internazionali dell'Unione internazionale esperantista catto­lica, IKUE (memorabile quello del 1975, cui papa Paolo VI rivol­se pubblicamente un saluto); il pellegrinaggio internazionale in Terra Santa, attraversando via terra tutti i luoghi biblici; la cam­pagna internazionale per la rea lizzazione dei pannelli con le preghiere in esperanto, presenti in Terra Santa; la redazione e la stampa per molti anni, del perio-dico "Katolika Sento"; la prima traduzione in esperanto dei testi della Messa e le successive numerose versioni (per facilitarsi il lavoro imparò, a 80 anni, l'uso della videoscrittura); la prima approvazione ufficiale (1966) della Messa in esperanto; le trasmissioni in esperanto di Radio Vaticana (1977) di cui p. Jacobitti fu redattore fino al 1980. A tutto questo va aggiunta l'instancabile attività per la diffusione dell'e­speranto e il sostegno a molte ini­ziative di beneficenza (ma di que­sto preferiva che non se ne parlas­se)
  En la jaro 1992 li transloĝiĝis al la urbo Florenco, forlasante Romon kaj kun ĝi, ĉiun esperantistan agadon. En Florenco li longe daŭrigadis konfespreni en la baziliko de Sankta Marko. La pasintan jaron, pro plimalboniĝo de sanstato, li estis translokita al dominikana monaĥejo en Fiesole, kie post kelkaj monatoj li mortis.     Nel 1992 fu trasferito a Firenze, lasciando Roma e con essa, ogni attività esperantista. A Firenze continuava a confessare nella Basilica di San Marco, per ore ed ore. L'anno scorso, a causa di un peggioramento della salute, era stato trasferito nel convento dei domenicani a Fiesole, dove in pochi mesi è spirato.
En la foto: p.Jacobitti, redaktoro de esperantaj elsendoj, salutata de Johano Paŭlo la dua dum la vizito kiun la Papo faris al Vatikana Radio en la Jaro 1980) Nella foto: p. Jacobitti, redattore delle trasmissioni in esperanto, salutato de Giovanni Paolo II nel corso della visita che il Papa fece alla Radio Vaticana nel 1980.

DISTINGA SIGNO

    Iun tagon, maljuna rabeno demandas siajn disĉiplojn pri kia signo estus taŭga por rekoni la precizan momenton kiam la nokto finiĝas kaj la tago komenciĝas.
  Jen la tuja reago de la skolanoj. Diras unu: "Kiam, de malproksime, oni sukcesas senpene distingi hundon de ŝafo". "Ne - diras la rabeno - ne sufiĉas".
  "Kiam estas eble distingi daktilpalmon de figarbo, sen malfacilaĵoj" asertas alia.
  "Ne, ne" - ripetas ankoraŭ la majstro.
  "Kiam, nu, kiam tio eblas? - demandas pluraj. Kaj la rabeno respondas: 'Tio eblas kiam, perdiĝinte inter homamaso, la vizaĝo de nekonato fariĝas al vi same altvalora kiel tiu de patro, de patrino, de frato, de fratino, de filo aŭ de filino, de edzo ad de edzino, de amiko... Ĝis tiu momento, en via koro ankoraŭ noktiĝas.
(El: Bruno Chenu, 'Tracce del volto", ed. Qiqajon).
Esperantigis Luigi Tadolini


A proposito di strabismo verbale Pri vorta strabismo

  L'intervento sullo strabismo verbale, giustamente biasima­to dal prof. di lettere Giovanni Balconi (v.KS n° 6 -2000) con­clude con la consolatoria con­statazione che "L'esperanto é una lingua precisa, formata da costrutti che non permettono sbavature ed equivoci.   La artikolo pri vorta strabi­smo, prave repuŝita de prof.ro pri literaturo Giovanni Balconi (v. KS n°6 - 2000) konkludiĝas per la konsola konstato ke "esperanto estas lingvo preciza, kreita per konstruj malebligantaj ŝprucsignifojn kaj ambiguaĵojn
  Il Natale, ad esempio, é Kristnasko e non nokte man­go,vacanza sciistica o altra digressione".
    La itala Natale, ekzemple, sonas Kristnasko kaj ne nokte manĝo aŭ ski-ferio ad alia eltemiĝo.
  In margine, e non a confer­ma o in contrasto,ci vien alla memoria che la voglia di ren­dere sempre più neutrale la nostra lingua ha portato al suggerimento o invito, in rag­guardevoli riviste esperantiste, di abbandonare Kristnasko, per indicare le festività di Natale, e di sostituirla con altra parola senza connotazio­ni religiose. Non crediamo che questa proposta resti tanto peregrina e che possa non estendersi anche a tutto il deposito linguistico, nell'espe­ranto, di origine religiosa e cri­stiana.   Marĝene de tio, ne celan­te konfirmi aŭ kontrasti al tiu vizio, alvenas al nia memoro ke la emo igi pli kaj neŭtrala nian lingvon, naskis la inviton kaj sugeston, aperitajn en elstaraj esperantaj revuoj, forstreki la vorton Kristnaskon por indiki la Kristnaskajn festojn, kaj ĝin anstataŭi per aliaj vortoj senaj el religiaj halooj. Ni ne opinias ke tiu propono restu ekstravaganca ĝis ne invadi la tutan lingvan sedimentaĵon je religia origino.
   Come si può facilmente constatare, alcune radici (e anche intere espressioni) allu­dono a concetti o fatti religiosi. Pensiamo sarebbe una depu­razione alquanto difficile e forse disconnessa. Ma tant'é, se la neutralità é questa, nel­l'esperanto il linguaggio si farà sempre più asettico!   Kiel facile konstateble, iuj radikoj (kaj ankaŭ kompletaj esprimoj) ankoraŭ traŝvitigas konceptojn kaj religiajn eventojn. Eble eventuala tia purigado estus iom malfacila kaj eble ankaŭ senhaŭtiga. Sed nenio ĝeno! Se neŭtraleco estas tia, en esperan­to la lingvaĵon fariĝos ĉiam pli asepsa!
  A proposito di neutralità e senso cristiano, vorremmo alludere a un facile confronto dell'esperanto con le lingue romanze e in generale tutte quelle europee.
  Pri neŭtraleco kaj kristana sentumo, oni lasu nin fantazii pri facila komparo de espe­ranto kun romancaj lingvoj, kaj generale kun ĉiuj eŭropaj lingvoj.
  Queste sono nate in un contesto religioso, le loro ini­ziali letterature raccontano di manifestazioni e atteggiamen­ti religiosi, in testi spesso reli­giosi: ogni studioso s'imbatte, checché sia delle sue convin­zioni religiose, con esse, che diventano occasione di mes­saggio cristiano. Tutto ciò non si può dire dell'esperanto,che non ha alla base una simile letteratura, anzi nasce in un contesto indifferente o gnosti­co che ha trasferito il concetto di neutralità dalla cultura alla stessa lingua. E' vero che una lingua può essere concepita e usata soltanto come veicolo di comunicazione, ma é proprio l'esperantismo che ha caricato la lingua di messaggi o intere idee.
    Tiuj ĉi naskiĝis en religia kunteksto, iliaj originaj literaturoj rakontas pri manifestacioj kaj sintenoj religiaj, en tekstoj ofte religiaj: studanto trafas en, kiu ajn estas siaj religiaj konoj, tiujn, kiuj povas fariĝi okazo de kri­stana anonco. Ĉion tion oni ne povas diri pri Esperanto, kiu ne havas je sia origino similan literaturon, male tiu ĉi naskiĝis en kunteksto indiferenta aŭ agnostika kiu transdonis la koncepton pri neŭtraleco el kulturo al lingvo mem. Certas ke lingvo povas esti konceptita kaj uzata kiel sendependa komunikada vehiklo, sed ĝuste la esperantismo ŝarĝas la lingvon je mesaĝoj ad internaj ideoj.
  (Certamente la sopra citata comparazione meriterebbe di essere approfondita e anche dibattuta. Perché non comin­ciare?).
  (Certe la supra apenaŭ aludita komparo necesus kaj meritus plian profundan studadon kaj debaton. Kial ne komenci nun?)
  Occorre per tanto essere coscienti che tra le beneme­renze dell'esperanto, vi é anche questo limite che potrebbe diventare un impove­rimento della forza inculcante del cristianesimo, per cui viene a puntino la raccoman­dazione di Monsignor Balconi che suggerisce "... Come esperantisti, e per di più catto­lici, abbiamo il compito di creare un ethos, una mentali­tà, una cultura intrisi di verità"..
  Necesas tial konsciiĝi ke inter la meritoj de esperanto, kuŝas ankaŭ limo kiu povas fariĝi malpliiĝo de la forto enkulturanta de kristanismo: pro tio falas ĝustatempe la rekomendo de mos.ro Balco­ni sugestanta: "... Kiel esperantistoj, kaj plie katolikaj, ni havas la taskon krej moralan etoson pensmanieron, kulturon impregnitajn je vero".

   E fonte di questa ispirazione non può sfuggire il nostro san­tuario di Rimini   Kaj kiel tonto de tia inspi­ro kiel forgesi nian sanktejon de Rimini?
  A suffragare questa neces­sità basta ricordare come Zamenhof, per dare carica alla sua ideologia di fraternità e amore indiscriminato, che noi cristiani ammiriamo, metteva questa a confronto con il pas­sato: secondo lui, nel passato, fraternità e amore ecc. erano state soltanto annunciate mentre con l'esperantismo si passava alla pratica: ecco la differenza!
  Por plipravigi tian neceson sufiĉas rememori kiel Zamenhof, por entuziasmigi pri sia ideologio de frateco kaj sendiskriminacia amo, kiujn ni kristanoj admiras, ĉion tion komparo kun la pasinteco: laŭ li, en la pasinteco, frateco, amo, tolero ktp estis nur anoncitaj, male per esperantismo oni pasas al la praktiko: jen la diferenco!
  Questa espressione e altre simili potrebbero essere sol­tanto la spinta verbale di un iniciatinto, ma potrebbe anche riflettere o generare una men­talità non favorevole al cristianesimo. Infatti in quella esorta­zione si fa piazza pulita dell'e­sperienza millenaria della cari­tà cristiana e della sua propen­sione all'universalismo umano.
    Tiu esprimo kaj aliaj similaj povus esti nur la verva incito de iniciatinto, sed ili eble spegulas aŭ generale konceptadon malfavoran al kristanismo. Fakte, en tia instigo estas ignorata la plurmiljara praktika sperto de kristanaj karito kaj inklino al homa universalismo.
  Il cristianesimo non é nep­pure visto e la sua genialità sociale totalmente ignorata!    La kristanismo estas eĉ ne vidata kaj ties sociala genieco tute ignorata.
  Urge davvero accogliere l'invito di Monsignor Balconi.
  Urĝas tial vere akcepti la inviton de Monsinjoro Balconi.
Zecchin
da conversazioni tra torinesi UECini
Zecchin el ueci
kunsidejaj babiladoj


Chi era Padre Francesco Andreoni?

    Riceviamo e volentieri pubbli­chiamo un articolo su P. Andreoni, inviatoci dai coniugi Madella di Parma, con un riconoscente grazie a loro e all'Associazione Esperanto "Giorgio Canuto" di Parma che ne hanno voluto onorare la memoria con l'istituzione di premi riservati ai giovani.

  Noi l'avevamo potuto incontrare nel 1991 in occasione di una sua vacanza a Parma e grazie alla lingua internazionale esperanto. Volentieri ricordiamo ancora la nostra comune partecipazione alla conferenza ALPE-ADRIA a Koszeg (Ungheria) durante la quale potevamo discutere lunghe ore. Padre Andreoni sapeva parlare con tutti, giovani e anziani, grazie alla sua grande cultura, alla sua disponibi­lità di ascolto e alla sua capacità di dialogo.
  Da molti anni era missionario nella lontana Thailandia dove insegna­va il francese nell'Istituto scolastico della sua missione. Questo paese lui lo amava moltissimo. Esso era diventato la sua seconda patria. Infatti spesso ci scriveva che desiderava finire i suoi giorni tra la sua gente in Thailandia. Poi però il Signore decise diversamen­te: in seguito alla frattura di un femo­re la sua permanenza in quel lontano paese asiatico era diventata problema­tica e il suo ordine religioso (si tratta delle "Missions Etrangères de Paris") decise di trasferirlo nella casa di ripo­so per missionari di Monlbeton, Francia.
  Gli ultimi mesi della sua vita erano diventati un calvario, ma il buon padre non si lamentava. Fino a poco prima della sua morte scriveva ai tanti amici dell'esperanto che aveva in tutto il mondo e si aggiornava leggendo riviste in lingua internazionale tra cui "Katolika Sento" e "Espcro Katolika".
  Fra i temi che più gli stavano a cuore era sicuramente l'Ecumenismo della Chiesa Cattolica.
  Aveva un profondo rispetto per le espressioni religiose di tutti i popoli e di tutte le culture e questo lo aveva portato a preferire l'esperanto, la lin­gua neutrale e precisa che, come direbbe Mons. Giovanni Balconi, "non permette sbavature ed equivoci". Certo non tralasciava alcuna occasio­ne per esercitare il suo compito di missionario e sacerdote ed aiutava le persone a vivere secondo il codice de la "Spirita Frateco" (la Fratellanza Spirituale) anche con l'aiuto dell'e­speranto.
  Un premio per ricordare Padre Andreoni
    Pensiamo  che  Padre  Francesco Andreoni volesse aiutare sacerdoti o giovani che desiderano studiare la lin­gua internazionale esperanto e usarla nell'ambito del loro impegno quoti­diano di cristiani e cittadini del mondo. Per questo motivo l'Associa­zione Esperanto "Giorgio Canuto" di Parma mette a disposizione la somma di 2.100.000 per n. 7 premi di L. 300.000 cadauno da assegnare a giovani uomini e donne di età compresa tra i 16 e i 40 anni, che, dopo aver studiato la lingua inter­nazionale nei corsi di esperanto in programma tra marzo e giugno 2001, conseguano il certificato di studio di 1° grado o di 2° grado.
  I premi saranno erogati quale con­tributo per la partecipazione a un con­gresso dell'UECI (Unione Esperantista Cattolica Italiana), dell'IKUE (Unione Esperantista Cattolica Internazionale) o a un con­gresso ecumenico in lingua esperanto.
  Ulteriori informazioni si possono richiedere all'Associazione Esperanto di Parma, c/o Vittorio e Luisa Madella, via Prampolini, 8, 43100 PARMA, tel/fax 0521.785582 
Per l'Associazione Esperanto
di Parma
Vittorio Madella

Padre Carlo MUSAZZI
 (1922-2001)

  Venerdì 23 febbraio alle ore 0.15 è morto a Cremona Padre Carlo Musazzi. Per parecchi anni redattore delle tra­smissioni in esperanto della Radio Vaticana. Aveva lasciato quell'incarico e anche Roma alla fine dello scorso anno e si era stabilito nella città di Cremona. A seguito di analisi cliniche gli era stato diagnosticato un tumore ormai tanto dif­fuso da condurlo alla morte.
  Padre Carlo era nato il 24 marzo 1922 nella cittadina di Nerviano nella provincia e diocesi di Milano. Nel 1934 era entrato nella scuola apostolica dei barnabiti a Genova.
  I sacerdoti barnabiti appartengono all'ordine fondato da sant'Antonio Maria ZACCARIA. Si tratta del primo ordine religioso dedicato a San Paolo; il nome originario era "chierici di san Paolo". Fu fondato poco prima del con­cilio di Trento per la riforma della vita cristiana. Il nome "barnabiti" ha origine dal convento di San Barnaba a Milano, loro antica sede.
  Nel 1939-1940 padre Carlo Musazzi era stato novizio a Monza. Dal 1940 al 1943 aveva frequentato la scuola supe­riore a Firenze. Per studiare teologia si era trasferito a Roma dove fu ordinato diacono nel 1945 e sacerdote nell'aprile del 1947. Per alcuni mesi fu in Piemonte e poi in Argentina, dove rimase per venti anni, con diversi incarichi (supcriore, professore e direttore a Buenos Aires). Nel 1960 si laureò in filosofia e pedago­gia nell'università nazionale di La Plata.
    Nel 1968 si trasferì in Spagna dove fu superiore e parroco a Madrid nonché fondatore della casa barnabita a Barcellona. Proprio in Spagna appre­se l'esperanto.
  Per quarant'anni dunque egli fu mis­sionario, insegnante, parroco, fino a quando, nel 1988, anche su richiesta dell'IKUE, che cercava un sacerdote redattore per le trasmissioni in esperan­to di Radio Vaticana, venne a Roma per essere vice parroco nella parrocchia romana di San Carlo ai Catinari (alla let­tera: fabbricanti di vasche) e redattore delle citate trasmissioni.
  Padre Carlo ispirava allegria, buon umore, era di buon cuore.
  Piacevoli erano i suoi racconti sui primi anni trascorsi in Argentina, dove quasi privo di mezzi egli dovette creare una comunità religiosa e una parrocchia.
  Quando giunse in Argentina, non conosceva per niente la lingua spagnola e per impararla si rivolgeva ai bambini e ai ragazzi, la cui semplice pronuncia, egli andava dicendo, è molto più istrutti­va dei corsi universitari. Naturalmente dopo la partenza da Roma, gli esperanti­sti romani si tennero in contatto con lui telefonicamente. Lo sentivano contento per la nuova sistemazione, in un posto tranquillo, silenzioso, in mezzo al verde, molto diverso dall'alloggio di Roma, nel centro rumoroso della città.
  Sì, padre Carlo era persona mite, pacifica e tranquilla. Probabilmente per questo, quando un giorno venne minac­ciato con un coltello nella sua chiesa, da un uomo che gli scagliò contro un gros­so candelabro, per fortuna senza colpir­lo, fu preso da tanta paura e provò un dispiacere tanto grande che la sua salute ne risentì gravemente.
  Alla morte aveva 79 anni. La sua tomba si trova a Nerviano suo paese natale.
  Nel dare la notizia della sua scom­parsa, Radio Vaticana ha ricordato che don Carlo ha perseguito con con­vinzione lo scopo apostolico di rag­giungere molte persone nei vari conti­nenti, le quali, attraverso l'esperanto, hanno avuto la possibilità di accoglie­re il messaggio della Chiesa.
  I superiori dell'ordine religioso bar­nabita hanno raccomandato la sua anima alle preghiere degli esperantisti.



15° CONGRESSO DELL'UNIONE ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA (U.E.C.I.)
Barza d'Ispra (VA), 7-11 settembre 2001 presso il Centro di Spiritualità Casa Don Guanella

PROGRAMMA PROVVISORIO

VENERDÌ 7 SETTEMBRE
Pomeriggio: arrivo dei congressisti e sistemazione alloggio
Sera:  reciproca conoscenza
SABATO 8 SETTEMBRE
Mattino:   preghiere, lodi e messa in esperanto
ore 10.30: inaugurazione congresso: Prima relazione
Pomeriggio: passeggiata nel parco - musica e canti -
Sera:  sorprese varie
DOMENICA 9 SETTEMBRE
Mattino: preghiere, lodi e messa in esperanto
ore 10.30:  Seconda relazione
Pomeriggio: ore 15-18 Assemblea annuale dell'UECI
ore 20.30 - 21.30 Serata musicale
LUNEDÌ' 10 SETTEMBRE
Mattino:
ore 8.30 partenza in pullman per Eremo di S. Caterina del Sasso
ore 9.30 messa in esperanto all'Eremo
ore 10.45 partenza in battello per l'Isola Bella del Lago Maggiore
ore 11.20 arrivo all'Isola Bella
ore 12.00 pranzo al Ristorante Delfino
Pomeriggio:
ore 13.30 visita guidata al Palazzo Borromeo e al giardino
ore 16.00 partenza in battello per Stresa con visita della città
ore 17.00 partenza in pullman, arrivo ad Arona / Sacro Monte di San Carlo
ore 18.30 rientro a Barza d'ispra
Sera : serata musicale o trattenimento con i giovani
MARTEDÌ  11 SETTEMBRE
ore 8.00 Messa in esperanto
ore 9.30 partenza in pullman con bagagli per Cormano (MI)
ore 10.30 - 11.00 visita al "Giardino Esperanto"
ore 13.00 pranzo al ristorante "Giardino" e chiusura congresso
ore 15.00 con pullman e bagagli alla stazione centrale FS di Milano

* * *

QUOTA D'ISCRIZIONE

Lire 35.000, ridotta a 25.000 per i giovani di età non superiore a 25 anni. La quota dà diritto alle pubblicazioni e alla partecipazione a tutte le fasi del congresso.

SISTEMAZIONE: VITTO E ALLOGGIO

La sistemazione è prevista presso il Centro di Spiritualità Casa Don Guanella a Barza D'Ispra (VA).
Camere singole e doppie tutte rinnovate e con servizi. Ambiente veramente accogliente.                          
QUOTA PER ALLOGGIO E VITTO A PERSONA
entro il 31 marzo entro il 30 giugno dal 1° luglio in poi
camera
singola  350.000
doppia  320.000

370.000
340.000

390.000
360.000
     
N.B.: La quota comprende la pensione completa dalla cena del giorno 7 al pranzo del giorno 11 settembre, incluse le bevande ai pasti nonché tutti i tra­sporti dalla stazione FS di Sesto Calende (VA) al Centro di Spiritualità, l'e­scursione di una giornata intera con pranzo all'Isola Bella, ingresso al Palazzo Borromeo con guida e infine trasporto con pullman da Barza a Cormano, pranzo e trasporto alla stazione centrale FS di Milano.



Presidente: Serio BOSCHIN, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422.235381
Vice presidente e incaricata giovanile: Paola AMBROSETTO, via Emo, 9/C, 30173 Mestre (VE), tel. 041.534132 - fax 041.612516
Segretario generale: Armando ZECCHIN, corso Trapani 112, 10141 Torino, tel. 011.3852449
Cassa: (ad interim) presso la presidenza, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422.235381
Consiglieri:
don Duilio MAGNANI(Segretario per l'informazione), viale C. Zavagli 73, 47900 Rimini, tel.-fax 0541.26447
Ionne DE ANGELI BERT0ZZI, via Quercioli 114, 54100 Massa (MC), tel. 0585.792066;
Antonio CAPPELLO, via A. Colombo 6, 13100 Vercelli, tel.0161.394459 - fax 0161.293353 
Giovanni CONTI, via F. Filzi 51, 20032 Cormano (MI), tel. 02.66301958 – fax 02.66302110
Marsilio GUAZZINI, via Coletti 108, 47900 Rimini, tel. 0541.22993
Assistente Ecclesiastico: mons. Giovanni BALCONI, p.zza Duomo, 16, 20122 Milano, tel. 02.878014 (ab.) - 02.8556274 (Curia);
Grafica e impaginazione di Katolika Sento: Mario GUILLA, via Benadir 62, 13100 Vercelli, tel. 0161.259397