Enhavo:
Sulla famiglia si è detto di tutto e il contrario di tutto. La si considera una istituzione fondamentale per l'equilibrio e l'armonia della società, ma non si è più d'accordo neppure sulla sua tipologia, e, comunque, mentre sembra esserci una certa nostalgia della famiglia normale essa è in realtà in ribasso e minacciata da parecchi virus. In genere, viene trattata alla stregua di un ammalato al cui capezzale si alterna una molteplicità di medici, esperti nella diagnostica, ma incapaci di trovare un farmaco appropriato per portarla alla guarigione. Per questo preferisco rifarmi a una pagina più radiosa, qual è stato il Giubileo delle famiglie svoltosi a Roma il 14-15 ottobre scorso. Giovanni Paolo II lo ha definito la "festa della speranza". Spesso si traccia un quadro pessimistico sul futuro della famiglia. Innegabili infatti sono i cambiamenti intervenuti, non sempre positivi, spesso, anzi, problematici; tuttavia Giovanni Paolo II ha voluto ridare fiducia ai coniugi e incoraggiare i genitori e coloro che, sul piano pastorale o sociale, si prodigano per la famiglia. Il Papa ha posto l'accento su tre punti. 1 - La famiglia nel suo aspetto essenziale - La visione cristiana del matrimonio. Normalmente simile dimensione viene sottaciuta e considerata marginale e accidentale. Nulla di nuovo in questo, perché, nella nostra civiltà, tale è il destino della fede e di ciò, quindi, che ha attinenza con lei. Può però una pianta crescere senza radici o senza radici sane? A furia di potarne i rami, l'istituto della famiglia è stato ridotto a un ceppo sommerso dalla nebbia e dalla bruma invernale; e c'è da ringraziare il cielo se esso è ancora vivo e se, magari con fatica, produce frutti. Pur non essendo una religione per una piccola élite di eroi, il cristianesimo esige la santità da parte di tutti i credenti. Il Santo Padre ha alzato l'asticella perché la famiglia compia un salto di qualità; ha richiamato i coniugi al dovere di essere sale e lievito del mondo e di sentirsi maggiormente impegnati nei confronti del Vangelo e delle scelte di fede. Come tutte le istituzioni umane, la famiglia ha bisogno di essere evangelizzata, di essere illuminata dall'insegnamento di Gesù Cristo e di ritrovare la forza di rispondere alla propria significatività. Il matrimonio è segno dell'amore che Gesù Cristo ha per la sua Chiesa; a tal fine Dio mette a disposizione dei coniugi un cumulo di grazie, così che la famiglia sia permeata da un clima di soprannaturalità. A modello esemplare il Papa ha additato la casa di Nazareth, nella quale si avvertiva il profumo della dolcezza e della serenità e si affrontavano le gioie e i dolori, la preghiera e il lavoro, le speranze e le prove angosciose nella piena adesione al volere di Dio. Negli ultimi decenni la famiglia è stata intossicata dallo psicologismo e dal sociologismo; così si è registrata una eclisse della sua valenza cristiana. Si è attutito il senso della famiglia intesa come dono di Dio, della reciprocità del donare il meglio di sé, della gioiosa e paziente correzione fraterna, della preghiera familiare e della concezione della casa come piccola Chiesa domestica. Non per nulla nei primi secoli la casa era l'ambito in cui si celebrava l'Eucaristia e da cui irraggiava la predicazione del Vangelo. Mi pare che a causa della diffusa secolarizzazione e della prevalente prospettiva economistica si stia chiedendo alla famiglia pressappoco ciò che si pretende da una imbarcazione di grossa stazza quando la sia vuole far navigare su un corso d'acqua precedentemente prosciugato o quando si intende allevare dei cetacei in una pozzanghera. Non ho mai capito perché i personaggi del presepe si dirigano verso la grotta di Betlemme individualmente. E la famiglia? Forse la mancanza di una adeguata formazione culturale, forse il modo con cui è stato attuato lo welfare che ha privilegiato alcuni settori specifici della famiglia trascurando la famiglia nella sua unitarietà hanno instaurato una specie di individualismo di gruppo, per cui si vive sì insieme, ma uno accanto all'altro e non già fusi l'uno nell'altro. 2 - La famiglia ad intra -Rapporto genitori e figli. I bambini rappresentano la "primavera" della famiglia, con lo sbocciare dei fiori dai molti colori, con la splendente luminosità, con il canto della gioia. "I figli sono, afferma il Papa, la speranza che continua a fiorire, un progetto che rinasce continuamente, l'avvenire che si apre senza sosta". Una domanda, osserva Giovanni Paolo II, prorompe dal loro cuore: "Mamma e papa, mi amate veramente? Mi accettate per quello che sono? Vi sforzate di cercare il mio vero bene?". Sono domande espresse con semplicità, ma commoventi. Non si può negare la complessità del processo educativo; esso ha bisogno di fondamenta solide; e tra i presupposti il Papa ha messo in evidenza il clima di serenità e di amore, il dialogo paziente e costruttivo, il rispetto delle esigenze e della identità del figlio, la solidarietà a livello dell'intero parentado. La paternità e maternità responsabili si accompagnano con grosse problematiche di etica coniugale, che vanno dal riconoscimento della struttura fondamentale del matrimonio nei suo significato unitivo e procreativo, al rifuggire da pratiche moralmente inaccettabili di fecondazione, di procreazione e di controllo delle nascite, alla differenziazione tra il diritto del figlio e il diritto al figlio. A riguardo di quest'ultimo punto il Papa ha speso una parola sulla positività delle adozioni. Fa specie comunque constatare che proprio nei paesi economicamente più ricchi la maternità e la paternità vengano sentite come un peso e un fastidio e che i figli non ne costituiscano il prezioso e normale completamento. 3. La famiglia ad extra - La famiglia nel contesto sociale. In proposito, vorrei soffermarmi su un punto. Il Papa sa che la separazione e il divorzio sono fonte di sofferenza e perciò ha speso una parola di benevolenza e di comprensione nei confronti dei credenti divorziati e risposati. "Non sono esclusi, ha detto il Papa, dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita e a camminare con essa nella crescita della fede e nello spirito del Vangelo. Senza tacere loro la verità oggettiva e le conseguenze che ne derivano a proposito della pratica sacramentale, la Chiesa intende dimostrare loro il suo affetto materno". In definitiva, la famiglia rappresenta l'ambito in cui il laicato cattolico esercita esperienza specifica e di conseguenza esprime in modo palese e autorevole il proprio ruolo e la propria testimonianza. In forza del battesimo, il laico partecipa alla missione della evangelizzazione e santificazione che compete, a diverso titolo, a tutti i membri della Chiesa. Egli non deve cedere né nel clericalismo né alle sollecitazioni che provengono dalla cultura della secolarizzazione e dell'indifferenza religiosa. Non è vero che il bravo laico sia unicamente quello impegnato, in tutte le salse, nell'associazionismo. Se due coniugi vivono con coerenza, umiltà, interiorità e in silenzio la spiritualità familiare, purché ciò non diventi una fuga nel privatistico, offrono un apporto prezioso alla santità della Chiesa. A mio avviso, a motivo della visione universalistica e planetaria che lo contraddistingue, l'esperantismo cristiano potrebbe e dovrebbe prendersi a cuore la famiglia nella sua globalità e unità e contribuire, nel limite delle proprie possibilità e competenze, a formare culturalmente i genitori, onde educarli a neutralizzare i meccanismi disumanizzanti, rendere meno labile la loro presenza in famiglia, metterli in guardia contro il pericolo della omologazione delle coscienze. Anche su un altro fronte l'esperanlismo potrebbe e dovrebbe richiamare l'attenzione, vale a dire sull'urgenza di definire un minimo vitale della famiglia, che permetta la gestione dello welfare secondo criteri di giustizia e non secondo gli umori (= interessi) di chi detiene il potere.
Mons.
Giovanni Balconi
Per questo riconoscimento possiamo e dobbiamo essere fieri e sentirci veramente impegnati per questo scopo. Ed è pure giusto fare festa per questa circostanza. Quest'anno, nono anniversario del riconoscimento, il gruppo IKUE-UECI di Rimini si è riunito lunedì 12 febbraio nella Chiesa di S. Giuliano Mare alle ore 20,30 per una S. Messa in Lingua Internazionale per ringraziare il Signore per questo riconoscimento e per ricordare coloro che ci hanno preceduto indicandoci la strada da percorrere per conseguire gli scopi della nostra associazione. La S. Messa è stata concelebrata da Don Bruno Benini, da Don Pasquale Campobasso e da Don Duilio Magnani, Presidente onorario dell'IKUE, che ha esposto brevemente quanto è stato fatto dall'associazione e ha ricordato Padre Giacinto Jacobitti, Padre Albino Ciccanti e Padre Francesco Andreoni, cui dobbiamo molto per la loro attività per la nostra associazione e che ci hanno lasciato per la Patria Celeste dove certamente intercedono per noi. Alla S. Messa è seguito un simpatico rinfresco allietato da canti folcloristici in Esperanto e dalla voce della soprano esperantista brasiliana Cecilia Cesar Brandào. Alla semplice manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, i sigg. Piero e Anna Monicelli, la prima coppia esperantista a Rimini, le sorelle Zangheri, il prof. Alfredo Piersanti e la soprano Cecilia Cesar Brandào.
Partenio
IL GENTIL SESSO SI DISTINGUE!Presso il Dopolavoro Ferroviario di VE-Mestre nei giorni 16 e 17 dicembre 2000 è stata indetta una sessione d'esame di magistero di esperanto da parte dell'Istituto Italiano di Esperanto cattedra di Venezia. Vi hanno partecipato e superato l'esame di 3° grado con esito brillante quattro candidate: Giovanna AMBROSETTO e Bertilla VIDALE di Ve-Mestre, Elvia BELLUCO e Raffaella GARAVELLO di Padova.Al quartetto le più vive congratulazioni! Ma in particolare alla laureata in lingue e letterature straniere G. Ambrosetto (nella foto la prima da destra) che, quale associata UECI e IKUE, si è aggiudicato un premio di 500.000 lire riservato ai giovani per la partecipazione al congresso internazionale degli esperantisti cattolici che avrà luogo l'anno venturo nella Cechia. La commissione esaminatrice era composta dal presidente Serio Boschin, e dai commissari Domenico Trombetta, Paolo Bonomi, Anna Maria Faiella e Gianfranco Cazzaro, ritratti nella foto qui sotto.
* * * Siamo lieti di dare un caloroso benvenuto
al più giovane dei nuovi iscritti all'UECI e IKUE per
il 2000, il quindicenne Nicola RUGGIERO di Mola di Bari che
si è già attivato a diffondere la lingua
internazionale fra i suoi compagni del seminario di Bitonto
(BA). Nella foto di gruppo, seconda fila in piedi da
sinistra, egli è visibile al quarto posto.A lui il più cordiale augurio d'impegnarsi negli studi della sua vocazione e di apprendere sempre meglio l'esperanto servendosi della "Biblio", del "Meslibro", di Espero Katolika e di Katolika Sento così da "prendere due piccioni con una fava" (trafi du celojn per unu ŝtono) aŭ alimaniere dirite (pafi sam-tempe du leporojn). I giovani sono la speranza e il futuro della nostra associazione. Cerchiamo di aiutarli e stimolarli incrementando generosamente il fondo premi per chi conseguirà il magistero di esperanto.
* * * Il Comitato Centrale dell'UECI ringrazia
il sig. Massimo Ravecca di Torino per la generosa offerta
per la costruenda nuova chiesa di Anyronkope nel Togo e per
altre offerte, anonime, di giovani che avevano
partecipato l'anno scorso al "Mitingo" di Rimini. Il
denaro, come informa A. Gambuti, è stato aggiunto alla
somma di £. 760.000, frutto della generosità
di esperantisti cattolici, e inviato al vescovo della diocesi
di Aneho (Africa) di cui nel numero 4/2000 di K.S. è
stata fatta ampia relazione.Si coglie l'occasione di questa notizia per avvertire ogni associato UECI che qualsiasi offerta raccolta ed erogata per finalità benefi-che della nostra associazione è opportuno sia versata sul C/C/P. 11129475 proprio dell'UECI.
* * * Nei giorni 8-9-10 dicembre 2000 la
consigliera del C.C.UECI lonne De Angeli ha partecipato al
tradizionale "lingva seminario por komencantoj,
komencintoj kaj fluuloj" dal titolo "Esperanto: neniu
estas perfekta" tenuto al Centro Giovanni XXIII di Frascati
(Roma). Il seminario pedagogico era organizzato dalla
Commissione Scuola FEI e dal Gruppo Esperantista
Romano "L. Minnaja" con le insegnanti Michela
Lipari e Anna Löwenstein. Non è mai tardi per
perfezionarsi in esperanto e per sperimentare
momenti culturali, musicali e di vera amicizia. Pur
essendo breve il tempo la nostra lonne ha avuto anche
l'occasione di rivivere in S. Pietro una parte di
Giubileo.
* * * II presidente dell'UECI ha partecipato a
Udine il 25 febbraio scorso alla conclusione
della "Semajno de internacia amikeco". Egli ha avuto modo
d'incontrarsi con esperantisti udinesi, triestini e di
Bolzano.Interessanti la visita al Castello della città, dove era allestita la Mostra "L'oro degli Avari", e al museo diocesano del Duomo. Nel momento conviviale c'è stato un utile scambio di idee soprattutto con la signora Edvige Ackermann presidente del comitato organizzatore del prossimo congresso italiano di esperanto che avrà luogo a Trieste la prossima estate dal 28 luglio al 1° di agosto. L'UECI si presterà fattivamente per preparare gli opuscoli necessari alla messa in esperanto e cercare eventualmente più di un sacerdote per la celebrazione del rito. Nel frattempo si raccomanda agli esperantisti cattolici non solo di aderire, ma anche di partecipare numerosi al 70° congresso italiano.
* * * Una buona notizia ci viene dal Gruppo
Esperantista "Sile" di Treviso che, dopo due anni di
attesa, ha ottenuto, in concessione gratuita, una sala presso
il Centro Civico "Circoscrizione A - Centro Storico" di
Treviso in via Dalmazia n° 17. Un corso di 15 lezioni
sarà tenuto da S. Boschin nei giorni di martedì e
giovedì a partire dal prossimo 3 aprile.
* * * I coniugi Vittorio e Luisa Madella hanno
inviato alla nostra redazione un articolo in esperanto che
riassume quanto la Gazzetta di Parma del 17 dicembre
2000 ha scritto sulla multiforme attività svolta
in varie associazioni di carattere umanitario da Renzo
SOMMI recentemente scomparso all'età di 78 anni,
nativo di Parma, ma residente a Fidenza dal dopo
guerra. Il suo nome era legato all'esperanto: lo
aveva diffuso anche a Fidenza e a Salsomaggiore,
dove aveva organizzato importanti congressi. Alla
concelebrazione della funzione religiosa oltre al
parroco e al responsabile della Caritas diocesana
c'era anche don Carlo Capuzzi, sacerdote esperantista.Sommi rimarrà nella memoria di quanti l'hanno conosciuto come "esperantista e campione di generosità". Era un abbonato di "Katolika Sento. Pur tardivamente, esprimiamo le condoglianze ai suoi familiari.
* * * Skribas la paro Madella el Parma:
"Dimanĉon la 4-an de marto, ni kunvenis je la 16,30 en
la belega preĝejo de sankta Johano (gì estas la
preĝejo de la benediktanaj monaĥoj) por preĝi
dum la sankta meso en esperanto por niaj du forpasintaj
amikoj pastro Francisko Andreoni kaj Renzo Sommi. En publika
loko Celebris la meson patro Gustavo Zanoli kaj kuncelebris
sacerdoto el Fidenza kaj don Franko Guiduzzi, amiko de la
misiisto. Trideko da geamikoj partoprenis. Ni dankis la
Sinjoron pro la longa amikeco kiun estis donintaj al ni
sinjoro Renzo kaj pastro Andreoni. Ambaŭ ja heredigis al
ni altvaloran riĉaĵon de humaneco".
Tratto, e tradotto in
esperanto, da "L'esperanto" revuo de itala
esperanto-federacio del 23.2.2001
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo su P. Andreoni, inviatoci dai coniugi Madella di Parma, con un riconoscente grazie a loro e all'Associazione Esperanto "Giorgio Canuto" di Parma che ne hanno voluto onorare la memoria con l'istituzione di premi riservati ai giovani. Noi l'avevamo potuto incontrare nel 1991 in occasione di una sua vacanza a Parma e grazie alla lingua internazionale esperanto. Volentieri ricordiamo ancora la nostra comune partecipazione alla conferenza ALPE-ADRIA a Koszeg (Ungheria) durante la quale potevamo discutere lunghe ore. Padre Andreoni sapeva parlare con tutti, giovani e anziani, grazie alla sua grande cultura, alla sua disponibilità di ascolto e alla sua capacità di dialogo. Da molti anni era missionario nella lontana Thailandia dove insegnava il francese nell'Istituto scolastico della sua missione. Questo paese lui lo amava moltissimo. Esso era diventato la sua seconda patria. Infatti spesso ci scriveva che desiderava finire i suoi giorni tra la sua gente in Thailandia. Poi però il Signore decise diversamente: in seguito alla frattura di un femore la sua permanenza in quel lontano paese asiatico era diventata problematica e il suo ordine religioso (si tratta delle "Missions Etrangères de Paris") decise di trasferirlo nella casa di riposo per missionari di Monlbeton, Francia. Gli ultimi mesi della sua vita erano diventati un calvario, ma il buon padre non si lamentava. Fino a poco prima della sua morte scriveva ai tanti amici dell'esperanto che aveva in tutto il mondo e si aggiornava leggendo riviste in lingua internazionale tra cui "Katolika Sento" e "Espcro Katolika". Fra i temi che più gli stavano a cuore era sicuramente l'Ecumenismo della Chiesa Cattolica. Aveva un profondo rispetto per le espressioni religiose di tutti i popoli e di tutte le culture e questo lo aveva portato a preferire l'esperanto, la lingua neutrale e precisa che, come direbbe Mons. Giovanni Balconi, "non permette sbavature ed equivoci". Certo non tralasciava alcuna occasione per esercitare il suo compito di missionario e sacerdote ed aiutava le persone a vivere secondo il codice de la "Spirita Frateco" (la Fratellanza Spirituale) anche con l'aiuto dell'esperanto. Un premio per ricordare Padre Andreoni Pensiamo che Padre Francesco Andreoni volesse aiutare sacerdoti o giovani che desiderano studiare la lingua internazionale esperanto e usarla nell'ambito del loro impegno quotidiano di cristiani e cittadini del mondo. Per questo motivo l'Associazione Esperanto "Giorgio Canuto" di Parma mette a disposizione la somma di 2.100.000 per n. 7 premi di L. 300.000 cadauno da assegnare a giovani uomini e donne di età compresa tra i 16 e i 40 anni, che, dopo aver studiato la lingua internazionale nei corsi di esperanto in programma tra marzo e giugno 2001, conseguano il certificato di studio di 1° grado o di 2° grado. I premi saranno erogati quale contributo per la partecipazione a un congresso dell'UECI (Unione Esperantista Cattolica Italiana), dell'IKUE (Unione Esperantista Cattolica Internazionale) o a un congresso ecumenico in lingua esperanto. Ulteriori informazioni si possono richiedere all'Associazione Esperanto di Parma, c/o Vittorio e Luisa Madella, via Prampolini, 8, 43100 PARMA, tel/fax 0521.785582
Per l'Associazione
Esperanto di Parma Vittorio Madella
Venerdì 23 febbraio alle ore 0.15 è morto a Cremona Padre Carlo Musazzi. Per parecchi anni redattore delle trasmissioni in esperanto della Radio Vaticana. Aveva lasciato quell'incarico e anche Roma alla fine dello scorso anno e si era stabilito nella città di Cremona. A seguito di analisi cliniche gli era stato diagnosticato un tumore ormai tanto diffuso da condurlo alla morte. Padre Carlo era nato il 24 marzo 1922 nella cittadina di Nerviano nella provincia e diocesi di Milano. Nel 1934 era entrato nella scuola apostolica dei barnabiti a Genova. I sacerdoti barnabiti appartengono all'ordine fondato da sant'Antonio Maria ZACCARIA. Si tratta del primo ordine religioso dedicato a San Paolo; il nome originario era "chierici di san Paolo". Fu fondato poco prima del concilio di Trento per la riforma della vita cristiana. Il nome "barnabiti" ha origine dal convento di San Barnaba a Milano, loro antica sede. Nel 1939-1940 padre Carlo Musazzi era stato novizio a Monza. Dal 1940 al 1943 aveva frequentato la scuola superiore a Firenze. Per studiare teologia si era trasferito a Roma dove fu ordinato diacono nel 1945 e sacerdote nell'aprile del 1947. Per alcuni mesi fu in Piemonte e poi in Argentina, dove rimase per venti anni, con diversi incarichi (supcriore, professore e direttore a Buenos Aires). Nel 1960 si laureò in filosofia e pedagogia nell'università nazionale di La Plata. Nel 1968 si trasferì in Spagna dove fu superiore e parroco a Madrid nonché fondatore della casa barnabita a Barcellona. Proprio in Spagna apprese l'esperanto. Per quarant'anni dunque egli fu missionario, insegnante, parroco, fino a quando, nel 1988, anche su richiesta dell'IKUE, che cercava un sacerdote redattore per le trasmissioni in esperanto di Radio Vaticana, venne a Roma per essere vice parroco nella parrocchia romana di San Carlo ai Catinari (alla lettera: fabbricanti di vasche) e redattore delle citate trasmissioni. Padre Carlo ispirava allegria, buon umore, era di buon cuore. Piacevoli erano i suoi racconti sui primi anni trascorsi in Argentina, dove quasi privo di mezzi egli dovette creare una comunità religiosa e una parrocchia. Quando giunse in Argentina, non conosceva per niente la lingua spagnola e per impararla si rivolgeva ai bambini e ai ragazzi, la cui semplice pronuncia, egli andava dicendo, è molto più istruttiva dei corsi universitari. Naturalmente dopo la partenza da Roma, gli esperantisti romani si tennero in contatto con lui telefonicamente. Lo sentivano contento per la nuova sistemazione, in un posto tranquillo, silenzioso, in mezzo al verde, molto diverso dall'alloggio di Roma, nel centro rumoroso della città. Sì, padre Carlo era persona mite, pacifica e tranquilla. Probabilmente per questo, quando un giorno venne minacciato con un coltello nella sua chiesa, da un uomo che gli scagliò contro un grosso candelabro, per fortuna senza colpirlo, fu preso da tanta paura e provò un dispiacere tanto grande che la sua salute ne risentì gravemente. Alla morte aveva 79 anni. La sua tomba si trova a Nerviano suo paese natale. Nel dare la notizia della sua scomparsa, Radio Vaticana ha ricordato che don Carlo ha perseguito con convinzione lo scopo apostolico di raggiungere molte persone nei vari continenti, le quali, attraverso l'esperanto, hanno avuto la possibilità di accogliere il messaggio della Chiesa. I superiori dell'ordine religioso barnabita hanno raccomandato la sua anima alle preghiere degli esperantisti.
PROGRAMMA PROVVISORIO
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QUOTA D'ISCRIZIONELire 35.000, ridotta a 25.000 per i giovani di età non superiore a 25 anni. La quota dà diritto alle pubblicazioni e alla partecipazione a tutte le fasi del congresso.SISTEMAZIONE: VITTO E ALLOGGIOCamere singole e doppie tutte rinnovate e con servizi. Ambiente veramente accogliente.
N.B.: La quota comprende la pensione completa dalla cena del giorno 7 al pranzo del giorno 11 settembre, incluse le bevande ai pasti nonché tutti i trasporti dalla stazione FS di Sesto Calende (VA) al Centro di Spiritualità, l'escursione di una giornata intera con pranzo all'Isola Bella, ingresso al Palazzo Borromeo con guida e infine trasporto con pullman da Barza a Cormano, pranzo e trasporto alla stazione centrale FS di Milano.
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