Enhavo:
Lettera di don Duilio Magnani inviata alla redazione di "Famiglia Cristiana (n.d.r.). Mi scuso se con ritardo oso intromettermi nella questione ESPERANTO OBBLIGATORIO. MA QUALE? (cfr. rubrica PARLARE e SCRIVERE, nr. 14/1998, pag. 143). Vorrei aggiungere la mia opinione non solo sull'Esperanto, ma anche sulla stampa, specie quella cattolica. Ognuno di noi, da giovani studenti, avrà consultato le diverse enciclopedie e dizionari sul tema ESPERANTO (e quale studente non è stato voglioso di conoscerlo?) arrivando alla stessa confusione descritta dall'articolista Claudio Marazzini nel citato articolo. Oggi non mi farebbe meraviglia la sua erronea conclusione: Tra tanti esperanti, quale sceglieremo? se sapessi che il sig. Claudio è un giovane e inesperto studentello. Come giornalista suppongo che egli sappia che sul mercato c'è di tutto: telefonini nuovi e meno nuovi, quelli professionali, quelli casalinghi o addirittura giocattoli. Dovendo egli consigliare i lettori sull'Esperanto, dovrebbe essere competente nell'indicare il più funzionante, il più moderno ed il più utile. Come mai non sa distinguere il nostro giornalista l'Esperanto dagli "esperanti"? Quella lunga lista di "esperanti", che non sono altro che preziosi tentativi di lingue pianificate, mettono in imbarazzo il lettore che chiede solo di essere illuminato sulla scelta da fare, di sapere se l'Esperanto vale la pena di studiarlo, se i motivi per preferirlo alle lingue nazionali sono validi, se è praticato e collaudato dall'uso, se veramente potrebbe risolvere il problema della barriera linguistica fra i popoli a pari condizione e dignità, magari con meno fatica e più giustizia, ecc. Non giova a nessuno nascondersi dietro la cortina fumogena facendo sfoggio di cultura senza dire la verità. Aiutare il lettore a scoprire la verità oggettiva, senza confondergli ulteriormente le idee, credo faccia parte della deontologia professionale. Quando negli anni '60, per circostanze particolari ho avuto modo di visitare i Paesi di oltre cortina, ho capito che col mio latino e col mio tedesco andavo poco lontano. Un incontro occasionale col Card. Wyzsynski nel 1973 a Censtochova mi ha aperto l'orizzonte dell'Esperanto, quello vero, quello di Zamenhof, collaudato dal tempo e dall'uso, praticato nei paesi dell'Est più dell'inglese, del tedesco (erano le lingue dei guerrafondai!) e del russo (rifiutato perché lingua dell'odiato... colonizzatore!). Allora solo ho potuto capire che significa conoscere e schierarsi per una lingua neutrale e comune, l'Esperanto, lingua pianificata proprio perché ognuno degli interlocutori sia alla pari, perché si superino le discriminazioni culturali e linguistiche, per facilitare il dialogo fra i popoli e l'intercomprensione anche fra gente umile e meno culturalmente preparata, essendo una lingua facile e possibile a tutti, anche a chi non ha studiato. Solo dopo aver fatta la scelta dell'Esperanto, superando le resistenze dell'età matura e i pregiudizi sulle lingue "artefatte", ho potuto apprezzare la sua letteratura originale e tradotta, la sua praticità nella conversazione privata e pubblica, scientifica, teologica, ricreativa, commerciale, ecc. E i "tanti esperanti" non solo non mi hanno confuso le idee, ma anzi li ho potuti valutare come ombre utili a far risaltare di più la bellezza, la validità, la semplicità dell'Esperanto. Non per nulla infatti esso ha vinto la corsa affermandosi in ogni campo dello scibile umano ed in tutti i continenti, compreso quello asiatico, tanto distante per cultura e lingua dal nostro. Il giornalista cattolico serio e capace, penso, dovrebbe affrontare il tema della "babele linguistica" nelle istituzioni plurinazionali e supernazionali, negli incontri culturali, politici e popolari, e quindi anche nell'Unione Europea, nella Chiesa, nelle relazioni ecclesiastiche, nei sinodi e congressi, nelle assemblee ecumeniche, ecc. In questo secolo si sono accorciate le distanze e ridotti i tempi fino a giungere ad avere notizie in tempi reali, ma il mezzo linguistico di intercomunicazione è rimasto a Babele. L'incuria e la miopia dei politici, degli uomini di religione, ed anche dei giornalisti e gli uomini di cultura impediscono il vero dialogo. La comunicazione nel villaggio globale, senza lo strumento linguistico comune e neutrale, produce la ghettizzazione dei più deboli. La soluzione del problema con la proposta del pluralismo linguistico, delle lingue di lavoro o dei gruppi linguistici è solo una parvenza di democrazia linguistica, fumo negli occhi per nascondere la prepotenza di alcune nazioni interessate. Quando poi tutti questi assertori della lingua straniera debbono mettere alla prova le loro declamate capacità linguistiche, allora si affidano ai traduttori, agli interpreti, alle cuffie... facendo bene spesso pagare il costo al popolino! Cinquant'anni fa l'Euro era un'utopia pura e semplice. Oggi non accettarlo significa emarginarsi. Si sa benissimo (ed i dieci anni di braccio di ferro fra Francia e Inghilterra per avere la propria lingua al primo posto sul passaporto europeo ne sono una prova!) che l'Inghilterra vorrebbe fare con la lingua quello che tenta oggi di fare con la sterlina stando fuori dall'Euro. Basterebbe la volontà politica dei popoli di minoranza linguistica in UE per far prevalere la democrazia linguistica. Ma troppi ancora sono succubi della lingua-regina e ciechi sulla soluzione Esperanto. Ma anche per le lingue, come per le monete, vige la legge della democrazia: o prima o dopo vincerà l'eurolingua, quella unica e internazionale per natura. Se in campo commerciale l'Euro ha battuto le monete forti, in campo linguistico l'Esperanto batterà di certo, si tratta di tempo, i nazionalismi linguistici. Sta a noi ritardare o accelerare i tempi. È certo che l'Euro prepara gli Stati Uniti d'Europa e allora si vivrà nello "stesso condominio", ma su ogni pianerottolo si parleranno lingue diverse. E fino a quando? È un fatto chiaro che il mondo corre verso l'unità mantenendo fede ciascun popolo alla propria identità e diversità. Ma questa tendenza non la si vuol ammettere in campo linguistico. La celebre frase "una sola casa dall'Atlantico agli Urali" dovrebbe far comprendere la necessità che i membri della stessa casa, della stessa famiglia esprimano la propria anima nella sola e stessa lingua soprannazionale. No! Ci si ostina ancora, in pratica, nell'idolatria di alcune lingue nazionali !... Il semplice lavoratore capisce al volo che una lingua unica e soprannazionale sarebbe più utile e più facile per tutti, ma la classe colta, boriosa del suo... latinorum, per non citare le lingue moderne, rimane arroccata sullo scoglio in mezzo al mare e gli altri si arrangino. È certo che mentre l'Euromoneta mette al centro l'economia, l'Eurolingua, l'Esperanto, mette al centro il cittadino. Chi difende la persona? Utopia, dunque, l'Esperanto come lingua della nuova Europa? Gli esperantisti, disseminati a migliaia in tutte le due europe, dimostrano, documenti alla mano, che è una realtà e che funziona benissimo, ma, ipocrisia di chi non vuol credere, ci si rifiuta anche di fare esperienza diretta, di partecipare alle centinaia di congressi, di consultare la letteratura tradotta ed originale, di verificare la stampa periodica... Si sa di perdere e allora? È una lingua artefatta e questa basta loro per ignorarla. Chiediamo allora alla Stampa Cattolica di schierarsi, con stile profetico, dalla parte dell'Esperanto. Esso è una invenzione straordinaria, riconosciuta da istituzioni internazionali e nazionali, da scienziati e linguisti, ed è certamente un frutto dello Spirito come ogni altra invenzione umana, a servizio della pace e della fratellanza, spinge all'unità con rispetto della diversità. Prendere coscienza anche di questo problema e saper discernere le varie proposte antiche e nuove, è un dovere per scrittori cattolici. Non aspettare che facciano altri, tanto peggio lasciar andare le cose come vanno, ma noi credenti impegniamoci per primi senza temere di andare contro corrente. Stiamo dalla parte dei poveri non solo di reddito, ma anche di cultura. Combattiamo la discriminazione e l'ingiustizia linguistica come e quanto quella razziale e religiosa. Si stia attenti all'inquinamento dell'ambiente naturale, ma anche all'inquinamento culturale e delle lingue. A proposito, mi sembra fuori posto, ad esempio, la parentesi volutamente canzonatoria dell'articolista a commento della parola "computer" scritta dal sig. Federico secondo la fonetica e non la grammatica inglese. E chi mi dice che un italiano debba saper scrivere o leggere parole straniere? Al contrario, credo invece che il giornalista sia tenuto a usare il vocabolario italiano e non quello straniero se non in casi eccezionali. Viene da pensare che i nostri giornalisti forse sono già talmente "inquinati" da non conoscere più la madre lingua! Anzi, viene il sospetto, che questi difensori delle lingue straniere, non solo non sappiano l'italiano ma neppure la lingua straniera che sostengono, se facciamo attenzione alla pratica delle lingue nei loro congressi e convegni plurinazionali! Ho sentito più di un operaio e di una casalinga lamentarsi quando io parroco proponevo l'abbonamento a Famiglia Cristiana o ad Avvenire. Uno mi disse: mi verrebbe voglia di cerchiare tutte le parole straniere e rispedire indietro il giornale! I mezzi di comunicazione non favoriscono certamente la promozione culturale dell'operaio, ma anzi il loro imbarbarimento linguistico. Ai diversi Marazzini, dunque, che facilmente si perdono nei meandri degli "esperanti" chiederei il coraggio di fare esperienza diretta prima di scrivere o di parlare. Solo così potrebbero facilmente essere degli araldi e non dei critici superficiali. In forza dell'esperienza diretta dell'Esperanto, anche se fatta dopo i 50 anni (mi si scusi il riferimento personale, ma è solo per dare concretezza al parlare) ho potuto presentarmi nella veste di presidente internazionale degli Esperantisti Cattolici alle diverse Congregazioni romane e, documenti alla mano, confrontarmi con Cardinali e Vescovi ottenendo l'approvazione (1990) del Messale Festivo in Esperanto, il riconoscimento (1992) dell'Unione Internazionale Esperantista Cattolica (IKUE), i messaggi pasquali e natalizi (dal 1994 in poi) del Papa "Urbi et Orbi" pure in Esperanto. Il Papa, conoscitore di questa lingua artefatta (sì, perché fatta con arte) e senza farsi confondere dai "tanti esperanti", ha rivolto anche messaggi particolari in Esperanto nel Raduno Mondiale della Gioventù a Czestochowa (1991). Inoltre, non è sicuramente per gioco se Radio Vaticana trasmette due volte alla settimana in Esperanto pur usando ben altre 32 lingue nazionali... E allora, signori giornalisti della televisione e della carta scritta? Chi è più arretrato? Voglio concludere questo mio particolare appello alla stampa, ma in particolare a quella cattolica, di farsi coraggio e rompere il muro di omertà e di paura sul tema Esperanto. Lo stesso prof. Umberto Eco ne parla con proprietà e favore (Cfr. La ricerca della lingua perfetta, Laterza) e così anche il linguista Tullio De Mauro. Perché non si propaganda e non si fa leva sulla relazione finale approvata il 22.02.1993 dalla Commissione sulla lingua internazionale (detta esperanto) istituita con Decreto Interministeriale dai Ministri della PI. e del Tesoro del 26 Aprile - 5 Ottobre 1993)? Per i cattolici poi, oltre che l'esempio e lo sprone delle Istituzioni ecclesiali e del Papa, c'è lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica che, al n. 1935, ne fa un obbligo morale: "Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona... in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio". Sulla nostra stampa cattolica si parla con forza, come ho già accennato sopra, di tutte le discriminazioni, tranne di quella linguistica. Un Padre sinodale venuto dalla Romania, S.E. Mons. Giorgio Jakubinyi, ha avuto il coraggio di sollevare il problema dell'intercomprensione linguistica nella Chiesa durante il Sinodo dei Vescovi Europei (Cfr. Bollettino del Synodus Episcoporum, 29.11.1991/4) denunciando il sistema linguistico "colonialista" del mondo non più adatto alla Chiesa. La babele linguistica, dopo la scomparsa del latino, nei sinodi, nei congressi, nelle Settimane ecumeniche, come in Piazza San Pietro, è evidente, discriminante e costosa. Che vogliamo fare noi cattolici? Rimanere fanalino di coda del sistema corrente o illuminare e favorire con coraggio la strada del dialogo internazionale e supernazionale con uno strumento linguistico nuovo, fatto ad arte proprio per un tale scopo, come risulta essere l'Esperanto di Zamenhof? È grossa miopia abbattere le frontiere o la supremazia delle monete e non pensare di scavalcare con una lingua ponte e neutrale le barriere linguistiche nazionali. Il cristiano può e deve essere profeta anche in tale materia: rimuovere lo scandalo che 300 milioni usino la stessa moneta comune e sia impedito loro di conoscere ancora la stessa lingua neutrale. Ripetiamo con insistenza: la vergogna ricade anche, oltre che sui politici e sui responsabili delle diverse religioni europee, sugli uomini di cultura e sui responsabili dei mezzi di comunicazione. Gli esperantisti scuotono la polvere dai loro piedi. Un fraterno saluto ed un fervido augurio di buon lavoro. Don Duilio Magnani
PREMESSAI problemi sul tappeto a riguardo di S. Pio X sono molti, sia dal punto di vista liturgico, religioso in senso lato (catechismo, musica, autorità papale, ecc), che da quello storico-interpretativo. E questo avviene nonostante molti vescovi parlino anche con simpatia di un grande santo della Chiesa che, nonostante il piglio riformista con cui ha affrontato il suo pontificato, sembra relegato in una posizione retroguardista e reazionaria. E le sue riforme sono state spesso oggetto di critica da parte dei modernisti, forse anche i papi successivi, nonostante la loro ieraticità o la loro simpatia (Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II), hanno dimostrato di avere qualche aspetto autoritario (si pensi ai casi di Ernesto Buonaiuti, don Lorenzo Milani, don Primo Mazzolari, don Giovanni Franzoni, p. Giulio Girardi, mons. Marcel Lefebvre, Hans Küng, p. Leonardo Boff, ecc). Ricordiamo però che ad esempio il vescovo di Padova, mons. Mattiazzo, ha assunto come motto del suo episcopato la frase "Recapitulare omnia in Christo (Ef 1,10)", che è la stessa di Pio X, anche se recapitulare sostituisce instaurare.Uno dei problemi è quello di unificare le feste di S. Pio X in una sola. In diocesi di Treviso esistono ben tre date: il dies natalis (il 21 agosto), che sembra giorno poco adatto per via della stagione estiva (a Riese però richiama oltre 3.000 persone per l'annuale processione); quarant'anni fa veniva celebrata la prima festa diocesana di S. Pio X, festeggiato come compatrono della diocesi di Treviso assieme a S. Liberale di Aitino (3 settembre 1957), durante l'episcopato di mons. Egidio Negrin; il 16 novembre 1985 (anniversario dell'ordinazione episcopale) si ebbe la prima celebrazione della solennità esterna di S. Pio X (celebrata successivamente nella domenica più vicina a tale data). Un grosso problema è costituito dai manipoli dei seguaci di mons. Lefebvre frequentanti la casetta natale, che lasciano nel libro dei visitatori scritte inneggianti all'operato del loro scismatico fondatore ("Que S. Pie X benisse l'oeuvre de Mgr. Lefebvre"), che di Pio X non ha capito niente e che di Pio X ha sposato non l'aspetto riformista, ma solo quello autoritario, legato al clima della Chiesa del suo tempo, di inizio secolo. Si dovrebbe poi cercare di valorizzare maggiormente e arricchire i vari musei riguardanti S. Pio X, a partire dalla casa natale e dal museo di Riese, al seminario di Padova, alla chiesa di Tombolo, al museo e alla chiesa di Salzano, al seminario e alla cattedrale di Treviso, al seminario e alla cattedrale di Mantova, al seminario e alla basilica di S. Marco di Venezia, fino all'altare della Presentazione in S. Pietro e ai Musei vaticani. Chissà che il Giubileo ci permetta una grande operazione che è insieme religiosa e culturale. In proposito, Salzano ha in progetto la ristrutturazione radicale e l'ampliamento del locale museo, una iniziativa doverosa. Si prevede l'unione delle sinergie culturali e finanziarie della parrocchia di Salzano, di enti pubblici e di iniziative private, e si conta su un notevole flusso di pellegrini provenienti principalmente dal nord e dall'est europeo. Tutte queste iniziative sono legate a una devozione al Santo diffusa in tutto il mondo: oltre alle 85 chiese e parrocchie italiane dedicate a S. Pio X, ne esistono numerosissime in Spagna, 65 in Germania, 19 in Canada, 2 in Austria, almeno 2 in Francia, 1 in Cechia, in Argentina, in Cile, in Colombia... Ora, occorre, soprattutto come esperantisti cattolici che intendono onorare il proprio patrono universale, mettersi con impegno al lavoro, perché fra il 1998 e il 2014 sono numerose le scadenze che riguardano S. Pio X. E il tempo passa presto ! SCADENZE RIGUARDANTI GIUSEPPE SARTOFra le tante date da ricordare per onorare Papa Sarto, gli esperantisti cattolici in particolare si impegnano a celebrare:- nel 2001: il 50° anniversario dell'elezione di Pio X a patrono universale degli esperantisti cattolici (durante il 23° Congresso dell'IKUE a Monaco di Baviera fu scelto come patrono); - nel 2003: il centenario dell'elevazione al soglio pontificio (4 agosto 1903); e il centenario di Espero Katolika e della poesia dedicata da Alessandro Dombrovski (1860-1938) a Pio X; - nel 2006: il centenario del pronunciamento di Pio X a favore dell'esperanto: "l'esperanto ha un grande avvenire davanti a sé" (2 giugno 1906); - nel 2014: il centenario della morte (20 agosto 1914). PROPOSTA IN ONORE DI S. PIO XSiccome il lavoro è tanto e il tempo è poco, proporrei all'UECI e all'IKUE la costituzione di un gruppo di esperantisti cattolici e di simpatizzanti, denominato "Amici di S. Pio X", con un programma che potrebbe ruotare attorno ai seguenti punti:- ricordare l'esempio e l'insegnamento di S. Pio X, nostro particolare patrono, al quale possiamo affidare le nostre necessità di ordine spirituale e materiale; - agire secondo il carisma esperantista in un'ottica di testimonianza cristiana ed ecumenica; - diffondere fra gli esperantisti notizie a riguardo della sua vita, della sua opera, dei suoi luoghi, delle persone che l'hanno in qualche modo coadiuvato; - acquisire nel mondo informazioni che riguardino la diffusione del suo culto; - celebrare la messa in esperanto in suo onore il 21 agosto di ogni anno; - ricordare ogni mese (o periodicamente) qualche episodio della sua vita legato a quel mese (o a quel periodo); - curare in modo particolare le date che lo riguarderanno nei prossimi anni con manifestazioni, conferenze, studi, preghiere, offerte, iniziative filateliche e/o numismatiche. Se la proposta sarà accolta, pregherei i benevoli lettori di scrivermi all'indirizzo: Viale della Rimembranza, 18/2 -30010 Salzano VE - Italia; oppure: Fondazione Giuseppe Sarto - 31039 Riese Pio X -Treviso. Molte grazie! Prof. Quirino Bortolato
Presidente del Gruppo Esperantista Cattolico della diocesi di Treviso
VENU KAJ VIDUInformilo de la torina ueci-sekcio.Ni daŭrigu nian paroladon. Multaj motivoj urĝas, por ke nia bulteneto dumonata "venu kaj vidu" reaperu antaŭ niaj okuloj por varmigi nian koron. El tiuj motivoj mi antaŭmetas la jenajn: Venu kaj vidu kreskigas nian ekzisto-senton kaj instigas por ke elmerĝiĝu el nia subkonscio la celoj de nia unuiĝo; daŭrigas la laboron komencitan de nia neforgesebla prezidantino forpasinta, Franca Concina, kiu forte kredis je nia Unuiĝo. Kaj samtempe ni religiĝas ankaŭ al nia advokato Mario Boscolo, kiu preskaŭ senaverte forlasis la grupon por la rando eterna de la dia regno; ni havas ion komunikeblan inter ni, amikecajn sentojn esprimindajn al ĉiuj, informojn pri nia vivo... Nia konsisto: En la momento de la reanimiĝo de la bulteneto, nia grupo konsistas el ses membroj aliĝintaj al Ueci-lkue (kiuj nome kotizis por la jaro '98) plus iuj simpatiantoj (el kiuj tamen ankoraŭ ne venis la eta kontribuo de 15.000 liroj). La aktuala estrara organigramo estas formata de: Simona Benincasa, prezidantino Pedro Aguilar Solà, vicprezidanto Zecchin Armando, kasisto kaj koordinanto de aktivadoj. Stato de la Kaso. El la nulo de la ĉi komenciĝinta jaro 98 ni atingis la sumon de sepdek mil liroj. Kiamaniere? La etaj porcioj de ĉiu kotizo plus 50.000 liroj fruktitaj el la vendado de la "Sindone di Torino l'oggetto impossibile", kiu egalsumon fruktis ankaŭ al Tec. Aktivadoj. Zecchin Armando kaj Luciano Mantaut ĵus kompletigis, superrigardatan de Pierisa Cardone, la tradukon al Esperanto de la unua letero de Klemento el Romo (50 paĝoj ĉirkaŭ). La libreton, presotan ĉe Didaskaleion, oni programis kunporti al la kongreso de Arenzano... Estontaj aktivadoj. Oni proponas ke ni rekomencu renkontiĝi por la mescelebro... Por tion fari ni devas antaŭe esti certaj pri la kvanta partopreno por malhelpi ke ni perdu la rajton esperante celebri preceptajn tagojn (la ununuran al ni konceditan). Estas preta kaj nur atendas ke la presistoj trovu la necesan tempon la esperantigo de la "I fondamenti del Cristianesimo" de teologo Piero Ottaviano de la Didaskaleion. Temas pri 250 paĝoj esperantigitaj de Zecchin kaj supraĵe superrigardata de Pedro. Pri tio konvenas paroli plue kaj pli precize. Generale ni devas diri, ke niaj aktivadoj dependas de nia prezidantino: ke ŝi finu sian viziton al lernejo kaj okupiĝu per kontentiga laboro kaj povu primontri sian rideton ĉe ni. Ni volas konkludi per la invito doni informojn kaj eĉ skribi artikoletojn, eĉ itale, por motivigi la eniron en la vivon de nia "Venu kaj Vidu". Tiurilate, tiun titolon oni trovas en la evangelio de Johano, en la unuaj ĉapitroj, kian respondon de Jesuo al siaj disĉiploj lin demandantaj pri lia loĝado. Lasta propono. Tiu bulteneto estu sendata al Katolika sento por ke per tiu ĉi la aliaj ueci-grupoj konu nian agadon kaj nian organizon kaj ni konu la alies. Estu farota! Dume ni salutas nian spiritan patron Lino Bidese kaj la estontajn aliĝontojn al Ueci-lkue.
Lunedì 8 giugno 1998 si è svolta la riunione del gruppo U.E.C.I. di Venezia, nella quale è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo: Presidente e responsabile del gruppo Paola Ambrosetto Segretaria: dott. Giovanna Ambrosetto Cassiere: Lucia Stevanato Revisore dei conti: dott. Loredana Stellino Consigliere: prof. Giorgio Rosada
Con l'entrata in vigore della legge 31/12/1996, n. 675, in materia di tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, l'Unione Esperantista Cattolica Italiana informa i propri associati: - di disporre di loro dati anagrafici necessari per inviare loro le comunicazioni e le pubblicazioni dell'associazione, forniti dagli interessati, direttamente o tramite un gruppo, all'atto dell'iscrizione all'UECl o successivamente; - di utilizzare i dati in questione esclusivamente per la propria amministrazione e per l'invio agli associati di quanto dovuto; - di eseguire le operazioni di trattamento dei dati in argomento con strumenti informatici oppure a mano, ma in ogni caso con l'adozione di precauzioni e cautele atte a evitare l'improprio uso e l'indebita diffusione di informazioni personali; - di non far conoscere i dati degli associati - tranne che su specifica richiesta o autorizzazione da parte degli interessati - ad altri che a chi cura la spedizione del periodico bimestrale Katolika Sento che si è impegnato a sua volta a non comunicarli a chicchessia. Il Comitato Centrale dell'UECI
Okaze de la pasinta IKUE-kongreso en Rimini pluraj ĉeestantoj estis allogitaj de la listo de bonfaraĵoj plenumitaj de IKUE kaj UECI, la itala IKUE-sekcio, lige kun la paroĥanoj de Pastro Magnani. Efektive, por ke la "gefratoj laŭdu la Patron" kaj por instigi ĉiujn gesamideanojn bonfari laŭ la ordono de Jesuo, oni listigis sur murafiŝo la 17 ĉefajn tutmondajn bonfaraĵojn, sen kalkuli la erojn, okazigitajn dum la 15-jaroj de la prezidanteco de Pastro Magnani. Ĉiun jaron karesme kaj advente oni monkolektas per monskatoloj disdonitaj al la paroĥaj familioj cele al financa subteno de iu ajn bonfara projekto, plejofte lige kun la Landaj Reprezentantoj de IKUE. Resume oni monkolektis kaj disdonis duonmiliardon da italliroj (=pli ol 300.000 usonaj dolaroj laŭ la nuna kurzo). En listo de la bonfaraĵoj aperas pluraj Landoj el ĉiuj kontinentoj. La plej peza kaj riska iniciato estis la starigo de Kooperativo ESPERO EK n-roj 9-12/1995) en Bukavu (eksa Zairio) pri kiu oni scias nenion ekde la jarfino 1995, kaj tio malgraŭ la interesiĝo de itala misiisto en Bukavu mem, kiu flegis la iniciaton, kaj de S-ro H. Bakker, UEA-komisiito pri la afrikaj Landoj, kiu tostante ekde la komenco sekvis la iniciaton, konsilis kaj konsentis. Nun ĉiuj silentas el Bukavu, ne nur kun IKUE-centra oficejo kaj kun pastro Magnani, sed ankaŭ kun S-ro Bakker. Ĉiuj gesamideanoj el tiu regiono nun scias nenion! Tamen, oni esperas nur ke neniu privatulo profitis la okazon por si mem. La interetna milito en tiu regiono eble forviŝis ĉion. Tamen, ni bonfaradis kristanstile kaj tio sufiĉas al nia Kredo kaj Espero. Malgraŭ tio, la bonfara agado de IKUE-UECI kaj paroĥanoj de Pastro Magnani, daŭras eĉ se pli singarda. Efektive, pluraj leteroj alvenas el Afriko kaj prezentas projektojn aŭ anoncas bonfarajn asociojn sen iu ajn konsisto. Pere de italaj misiistoj oni facile povas malkovri la trompon. La pasintaj spertaĵoj malfermis al ni la okulojn. Diversaj gefratoj liveris al Pastro Magnani okaze de la Kongreso bonfarcele preskaŭ 700.000 itallirojn, Mesintencojn por la orientaj Sacerdotoj ktp. Koncerne la Mesintencojn oni havigis lastatempe pli ol dumilionojn da monoferoj al iu orienta konata pastro. Inter la multnombraj petoj alvenintaj al la Centra Oficejo de IKUE aŭ rekte al Pastro Magnani oni elektis, post la serioza informado ĉe lokaj paoĥestroj kaj eŭropaj gemisiistoj, du junajn esperantistojn: S-ro Lutete Malanda, 28-jaraĝa, kredanto kaj praktikanto el suda Demokrata Kongo. Pri li oni skribos pli detale venontfoje; S-ro Robinson Fernando Tobon Martinez, 18-jaraĝa, kiu komence de la jaro eniris la Instituton de la misia Ordeno la CONSOLATA en Bucaramanga/Kolombio. Ĉu la paroĥestro de Sankta Eduardo Reĝo en Fontidueño-Bello (Diagonal 44 N. 33-035), Pastro Germán Giraldo Valencia, ĉu la misiisto Patro Gabrielo Antonio Garcia, Rektoro, atestis pri la vokiĝo de la junulo kaj pri la malriĉeco de la familio. La sama eksa Landa Reprezentanto de IKUE en Medellin, S-ro Velasquez, rekomendis lin, ĉar sian disĉiplon. Oni jam transdonis al la ĝenerala administranto en Roma de la misia Ordeno de la Consolata la ĉi-jaran studkontribuon de 70 usonaj dolaroj (=125.000 italliroj). Kompreneble, ĉiuj rajtas kontakti skribe nian adoptulon. Li promesis daŭrigi la lernadon kaj perfektigi la regadon de la lingvo, jam bonkvalita, diskonigi ĝin kaj varbi por IKUE en sia Lando. Jen lia adreso: c/o Seminario Propedeùtico - Instituto Misiones Consolata, Cra. 8W, N-ro 56-42 Barrio Mutis, BUCARAMANGA-Colombia. Kiu deziras monhelpi lin, bv. sendi sian monoferon al pastro Magnani pere de la poŝtĝirkonto de UECI, N-ro 11129475, Viale Carlo Zavagli 73, 47900 RIMINI-RN aŭ pere de tiu de IKUE. Estas plibone kunigi niajn monerojn por la sama bonfarado.
La aktuala evento pri mortotuko en Torino ne permesas al ni forfuĝi el la devo ekrimarki ĝin. Ni pardonpetas pri tiu enŝteliĝo. Pri mortotuko nia atento falas sur apartajn kalkulojn de scienculoj, sur la probablokalkulon por respondi al la demando: ĉu la Homo de la torina Mortotuko estas Jesuo Kristo? Temas pri studo de prof.ro Bruno Barberis de la torina universitato, kiu elvokas kaj kompletigas la studojn de Ives Deluge, Pau De Gali kaj Tino Zeuli, je absoluta scienca rigoro, baziĝante sur konsideroj ekstreme simplaj. Jen la tezoj: Se oni ĵetas en aeron moneron, oni havas unu probablon el du ke montriĝu la flanko elektita; se ni ĵetas kubon, la probablo ke la flanko elektita aperu estas unu el ses. Ĵetante samtempe la moneron kaj la kubon, pro tio ke la du eventoj sendependas unu de la alia, la probablo ke elvenu samtempe la monera flanko elektita kaj la kuba numero dezirita, estos unu el dek du (1/2x1/6=1/12). Metante sub nian konsideron la sep karakterizojn plej signifplenajn komunajn al Jesuo de Nazareth (laŭ la evangeliaj rakontoj) kaj al la Homo de la torina Mortotuko, ni povas malkovri la probablon ke tiuj karakterizoj troviĝas kunigitaj samtempe sur unu sama homo, mortigita per krucumado. 1) Kaj Jesuo kaj la mortotuka Homo estis envolvigitaj per funebra tuko post perkrucuma morto. Ne multaj el krucumitoj povas esti havintaj regulan sepultadon ĉar la krucumado estis la torturo plej fia rezervita al la sklavoj, malbonfarintoj, murdistoj kaj postmorte finiĝis per la malŝato pri la kadavro. Unu probablo el cent 2) Kaj al Jesuo kaj al la mortotuka Homo oni metis sur la kapon dornokaskon. Neniu historia dokumento memoras pri tiu kutimo: tiu malprosimega probablo sumas je unu el kvin mil. 3) La patibulum peze superŝarĝis la ŝultrojn kaj de la mortotuka Homo kaj de Jesuo. Nur iufoje la kondamnito devis porti la krucan horizontalan foston ĝis la ekzekuto-loko. Unu probablo el du. 4) Sama probablo el la maniero per kiu estis fiksitaj la manoj kaj la piedoj al krucligno. Ili povis firmiĝi per najlado aŭ per pli simpla kaj rapida ligado. 5) La tolaĵo de la mortotuko montras vundon ĉe la dekstra flanko de la Homo, kiun ĝi envolvis. La Johana Evangelio rakontas ke "... (ili) ne rompis la krurojn, sed soldato apertigis la bruston per lanco, kaj tuj ekfluis sango kaj akvo". Unu probablo el dek. 6) La mortotuka Homo ĵus deprenita el la kruco tukenvolviĝis, sen ke oni efektivigis iun ajn lavadon kaj unkton sur la kadavro; la samo okazis al Jesuo, estante tre proksima la komenco de la paska tago, dum kiu nenia manlaboro estis permesata. Unu probablo el dudek. 7) La mortotuko rivelas spuron de noma kadavro, sed ne spurojn de putrado; tial tiu ĝin envolvis dum mallonga periodo, sufiĉa tamen, por ke impresiĝu la tuko. Kaj la Jesua kadavro ripozis en la tombo iom pli ol tridek ses horojn, ekde la vespero de la vendredo ĝis la ektagiĝo de la dimanĉo. Unu probablo el kvincent. El tiu analizo, Barberis eltiras la entutan probablon, donitan de la produkto de la unuopaj probabloj ekzamenitaj: la rezulto estas ke, el 200 miliardoj de hipotezaj krucumitoj, nur unu povas esti posedinta la samajn karakterizojn komunajn kaj al Jesuo kaj al la mortotuka Homo. Alivorte, ekzistas nur unu probablo el du miliardoj, ke la mortotuka Homo ne estas Jesuo Kristo. (Resumis kaj esperantigis
A. Zecchin)
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