Enhavo:
Evento storico. Se tutti gli avvenimenti che, con grande frequenza, ottengono la definizione di "evento storico" meritassero davvero di essere menzionati -e, magari, descritti- nei libri di storia, i testi di studio dei nostri nipoti diverrebbero così voluminosi da occupare da soli un'intera biblioteca. Il nostro è tempo dell'iperbole, dell'esagerazione. Passi che, nell'uso degli aggettivi qualificativi, si abbondi in generosità e che quanto è appena discreto sia definito ottimo; sia pur concesso che "grande" venga usato per qualificare ciò che, materialmente percepibile, può approssimativamente confacersi a tale caratterizzazione, ma non deve essere tollerato che anche nell'ambito puramente intellettuale e culturale o in quello dei fenomeni sociali, in cui le opinioni -del tutto soggettive- possono essere assai diversificate, vi sia uno spreco di aggettivi, se ciò risulta motivato da spirito di adulazione, da opportunismo o adeguamento all'indirizzo di moda, oppure da semplice superficialità. E non è cosa di poco conto che si deformi la realtà, ingigantendo quanto non merita d'essere esaltato, magari, al contempo, sottovalutando quello che dovrebbe essere molto più e meglio apprezzato. Proviamo a considerare il ruolo assegnato alla filosofia marxista, che fu considerata da molti come la definitiva spiegazione della storia, della natura umana, dei fenomeni economici e dell'ordine sociale. La sua esaltazione ha portato in questo secolo a ispirarvi sistemi politici dagli esiti disastrosi, rivelandone, alla fine, l'intrinseca falsità. Altri casi di sopravvalutazione si trovano in abbondanza nei giudizi spesi per uomini di cultura viventi, il cui ricordo svanisce prontamente quando lasciano la scena del mondo. Si pensi ad un Moravia, a suo tempo osannato ed ora quasi del tutto dimenticato. Viceversa, può avvenire che un artista venga assai rivalutato dopo anni dalla sua morte, come sta verificandosi per il comico Totò. Scrisse Socrate: "Mi sembrò che i personaggi che godevano di particolare fama fossero quasi quasi proprio quelli che presentano le deficienze più sensibili quando si compie indagine secondo le misure di Dio. Altri uomini, invece, che a primo aspetto sembrano gente di nessun valore, oh!, ma costoro, ad una visione spirituale, sono tutti assai più a posto". Da cattolici, sappiamo che i fatti storici fondamentali, al centro della storia umana, sono l'Incarnazione e la Resurrezione di Cristo. Conosciamo anche la fragilità e le meschinità dell'uomo, ma sappiamo che ha ricevuto una grande dignità dall'esser stato adottato quale figlio di Dio. Con queste convinzioni possiamo guardare disincantati e sereni e dare la giusta misura alle realtà che stanno attorno a noi. Anche come esperantisti cerchiamo di giudicare con obiettività. Non crediamo che l'adozione generalizzata dell'esperanto nella comunicazione internazionale possa da sola garantire la pace e l'armonia tra i popoli, ma sappiamo che può esprimere la sua utilità per la comprensione tra gli uomini di diversa nazionalità se vi si innesta la necessaria apertura dello spirito. Al contempo siamo in grado di ridurre alle sue vere proporzioni quella che da taluni è considerata la "vittoria" della lingua inglese nelle relazioni internazionali, ben sapendo che, a parte le discriminazioni non solo culturali che l'uso di tale lingua comporta, grandi e gravi problemi restano sin quando non si giungerà all'adozione diffusa di una lingua sovranazionale. Mario Sola
Nel romanzo "Sogni mancini", Francesca Dubini descrive il modo con cui fu introdotta nella comprensione del significato della vita. Il padre le fece notare che un animale sembra lungo, smilzo e snello se visto dalla parte della testa, tozzo, massiccio e tarchiato se osservato invece dal centro. È una immagine eloquente per esprimere quel senso del relativismo, che rappresenta uno degli orientamenti della cultura odierna. La realtà, per i moderni, assume valori e volti diversi, a secondo dell'ottica e della prospettiva con cui la si guarda. Non sempre si distingue tra il contributo e l'impegno del soggetto in fatto di conoscenza e il soggettivismo. Si tende ad affermare che è possibile raggiungere solo frammenti di verità, quelli che ognuno sperimenta e tocca con mano, ma non la verità assoluta. Una convinzione del genere rende difficoltoso il discorso sul Cristianesimo, su Dio, su Gesù Cristo, che presuppone l'esistenza della Verità. Già da questa prima battuta risulta che la cultura è la grande sfida che la Chiesa si trova ad affrontare. Gli ultimi Pontefici se ne sono resi perfettamente conto. Il Vangelo è in grado di incidere profondamente sulla coscienza dell'uomo. Come mai, allora, si chiedeva Paolo VI nella Enciclica "Evangelii Nuntiandi", esso sembra sortire poco effetto? In che modo proclamarlo? Secondo Paolo VI, non si tratta tanto di portare il Vangelo in zone geografiche dove esso non è ancora giunto, quanto piuttosto di "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e con il disegno di salvezza". In tale affermazione si evidenzia lo spirito lungimirante e profetico di Paolo VI. Molti dichiarano di credere in Dio; ma nel loro atteggiamento pratico si comportano come se Dio non esistesse. Si vive tranquillamente senza di Lui e anche nella cultura il tema religioso non è granché presente. L'imminente Congresso dell'IKUE, incentrato sull'andare a predicare il Vangelo a tutte le nazioni, non potrà esimersi dal porsi il problema del rapporto tra la fede e il vasto e complesso continente della cultura. La Chiesa ha bisogno di infondere un'anima culturale alle scelte pastorali; e d'altra parte è necessario che i laici diventino testimoni sempre più convincenti di una sensibilità e di un ethos cristianamente orientati. In quanto uomini di cultura, gli esperantisti sono direttamente implicati in tale problematica. Il termine samideanoj con cui ci chiamiamo definisce pure il nostro atteggiamento mentale. Noi siamo attenti alle esperienze, alla personalità, alla storia e alle tradizioni di ciascuno, non per giungere a un superficiale "embrassons nous" di amici che in un afoso meriggio estivo parlottano insieme del più e del meno davanti a una rinfrescante bibita, ma per realizzare, di comune concerto, una umanità nuova, basata sulla valorizzazione delle differenze. Nonostante la sua rettitudine, Simone Weil non è approdata al Cristianesimo ufficiale. Eppure, "la vita, almeno la mia vita -scrisse- non ha avuto altro senso che l'attesa della verità". Essa è così l'emblema di persone persuase di trovarsi ancora sul Monte Nebo, lontane dalla terra Promessa, ma, in realtà, già coinvolte nella dinamica della fede. La cosiddetta cultura laica, proprio perché consapevole dei limiti cognitivi, è intrisa di una forte carica morale e di impegno fattivo nella creazione di una società dal volto umano, rispettosa dei diritti inalienabili degli individui. Un cristiano non può non recepire con grande rispetto e con gioia l'eco di queste onde benefiche. Del resto, il Concilio Vaticano II esorta i credenti a dar credito a tutto ciò che vi è di genuinamente umano e a faticare indefessamente e pazientemente per iscrivere la legge divina nella vita della città terrena, mettendo eventualmente le proprie competenze a servizio del Magistero per la chiarificazione dei problemi emergenti, che non hanno ancora trovato adeguata soluzione presso la coscienza della Chiesa. Mentre il Concilio ha dinamicizzato e impresso vivacità alla comunità cristiana, di fatto l'atteggiamento più diffuso è contrassegnato da rassegnazione, scoraggiamento e pessimismo. Si pretende di gettare le reti della pesca nei rigagnoli che scorrono stancamente fra cumuli di sassi e di detriti. Quando abbonda d'acqua, il fiume è anche pescoso, perché il pesce ama guizzare in mezzo ai flutti; nelle pozzanghere il pesce muore asfissiato. Nei giorni scorsi, a motivo della prolungata siccità, gli affluenti erano asciutti, e i fiumi no. Essi infatti possono usufruire di sorgenti perenni e del disgelo dei ghiacciai; gli affluenti invece sono alimentati dalle sporadiche precipitazioni temporalesche. La Chiesa è preoccupata per il diffondersi dell'accidia dell'indifferenza, del disinteresse, della apatia, del disorientamento in materia di fede. I campanelli che squillano nella stazione ferroviaria annunciano l'arrivo di un treno, ma non ti dicono se è un ET, o un merci o un convoglio di vecchi vagoni riciclati, né da dove viene né dove va. Sarà l'altoparlante a offrire le opportune precisazioni. Fuori metafora, credo che la presenza nel mondo della cultura esiga da parte nostra almeno tre atteggiamenti spirituali. 1 - Una maggior unità. I ponti di barche allineati a pochi metri di distanza l'uno dall'altro danno la sensazione di individualismo, che è un po' la malattia del nostro secolo. Pensiamo invece ad una serie di piloni portanti; facciamo scorrere sopra di essi una gittata di cemento; e otteniamo... un unico ponte. Ogni pilone ha una funzione particolare; viene progettato secondo calcoli ingegneristici diversi; ma tutti insieme ne sostengono il peso e contribuiscono allo scorrimento del traffico. Nella Chiesa vi è pluralità di carismi, di linguaggi e di compiti; uno solo però è il Signore, che è in tutti e al disopra di tutti. In Gesù Cristo la diversificazione diventa unicità di percorso. Subito dopo la Pentecoste ognuno proveniva da una regione diversa; eppure tutti si capivano e costituivano un cuor solo e un'anima sola. Come esperantisti, abbiamo la possibilità di usufruire di una grande fantasia creatrice per proporre in modo sempre più convincente la nostra esperienza di unità. 2 - L'onestà della verità. La verità è una parola grave, seria, sacra. Oggi è diventata una parola scomoda, che si vorrebbe cancellare dal vocabolario, per dare risalto alla autodeterminazione e alla autodecisione. La verità è forte e debole nello stesso tempo. È come il ghiaccio. Se lo tieni in mano, il cubetto di ghiaccio si scioglie; la slavina invece ne dà tutto il senso della potenza e della pericolosità. Un minimo di rispetto della logica e di alcuni principi è indispensabile, così come nel ricostruire il puzzle i ragazzi devono tener conto delle scanalature e delle caratteristiche del disegno che intendono ricostruire. Anche la poesia ha una sua razionalità, non certamente fondata sulla quantità e comunque ben diversa rispetto ai criteri della matematica. Si tratta di mettere in chiaro certe distorsioni. Un conto è la Verità e altra cosa sono le verità; l'individuo non va confuso con l'individualismo; la libertà non si identifica con il suo formalismo; la gioia è altro rispetto all'edonismo; la prepotenza è eletta a virtù e a sistema di convivenza. Chi ha detto che la Chiesa e contraria alla scienza o che considera la vita come qualcosa di tetro e di funereo e non già come qualcosa di sereno e di gioioso? Certo noi cristiani dovremmo credere di più nella risurrezione e testimoniarla maggiormente. La Sapienza esiste, sta scritto nei Libri Sapienziali, è divina, intelligibile; ma si impone dolcemente e abita in coloro che hanno il cuore retto e sincero e che sono disposti a riceverla. 3 - Il coraggio della verità. Pilato ha posto la domanda; l'ha collegata a Gesù (Ecce Homo!!); ma non ha voluto sentire la risposta; non trovò in Gesù nulla di sbagliato e non procedette alla sua assoluzione, anzi lo fece flagellare. Una verità flagellata, sottoposta a supplizio. Oggi si parla di nebulosità e di eclissi della verità. Vi viene coinvolta pure la luminosità dell'uomo. Nel nostro tempo si è disquisito molto sull'uomo, sugli umanesimi e sulle antropologie e mai come oggi abbiamo assistito a regressione, narcisismo e violazione dei diritti personali. Il viaggio Milano-Roma non è la somma delle stazioni intermedie presso le quali il treno sosta. Riprendendo l'immagine della Dubini con cui abbiamo iniziato la nostra riflessione, possiamo dire che è vero che ci si accosta alla realtà da prospettive diverse, ma è anche vero che si avrebbe bisogno di partire dalla prospettiva della totalità. Si avrebbe bisogno, avverte Giovanni Paolo II, nell'Enciclica "Catechesi Tradendae", di "tener conto in ogni istante della fondamentale originalità della fede. Quando si parla della pedagogia della fede, non si tratta di trasmettere un sapere umano, anche se il più elevato; si tratta di comunicare nella sua integralità la rivelazione di Dio". È difficile capire perché noi cristiani prestiamo così poca attenzione alla Parola del Signore, quando invece essa è il fondamento della missione della Chiesa. Edith Stein, la promettente discepola del filosofo Husserl, si era recata a trovare degli amici. Mentre costoro erano usciti per andare a teatro, essa curiosò nella loro biblioteca. Vi trovò "La storia di un'anima" di S. Teresina. Lo lesse con avidità e attenzione per tutta notte e al mattino scrisse: "Finalmente ho trovato ciò che cercavo". Divenne suora di clausura; fu arrestata dalla Gestapo e internata in un lager nazista. Affrontò il forno crematorio con serenità e imperturbabilità. Ciò che aveva finalmente trovato le aveva infuso nell'animo una pace incancellabile. Mons. Giovanni Balconi
Estas skribite tute klare en la konciliaj dokumentoj, kaj sufiĉas ilin relegi. La Eklezio ricevis "la mision anonci kaj starigi ĉe ĉiuj gentoj la Regnon de Kristo kaj de Dio, kaj de tiu Regno ĝi estas surtere ĝermo kaj komenco" (L.G. 5,c).Ĉiuj kredantoj je Kristo estis alvokitaj en la sanktan Eklezion kaj ili konsistigas la "Popolo de Dio". Se ni atentas precipe la laikaron -ĉar al nia esperantista movado apartenas plejparte laikoj-, la Koncilio rekonis ke la laikoj, "aligitaj al Kristo per la bapto kaj, en aparta kondiĉo, igitaj partopreni la oficojn sacerdotan, profetan kaj reĝan de Kristo, siaflanke plenumas, en la Eklezio kaj en la mondo, la mision propran de la tuta kristana popolo" (L.G. 31 ,a). Al ili la tasko kontribui al la sanktigado de la mondo. Al ili la tasko lumigi kaj ordigi la terajn aferojn, tiel ke ili "estu farataj laŭ Kristo" La laikoj estas alvokataj, kiel vivantaj membroj, kontribui per ĉiuj siaj fortoj al la kresko de la Eklezio kaj al ĝia daŭra ascendo en la sankteco. La apostola agado de la laikoj estas, sekve, partopreno al la sava misio de la Eklezio, kaj al ĉi tiu apostolado estas ĉiuj destinitaj de la Sinjoro mem pere de bapto kaj konfirmacio (L. G. 33,a-b). Tiel alta respondeco necesigas ke la laikoj, kiel ĉiuj fideluloj, kun kristana obeemo senhezite akceptu kion la paŝtistoj, kiaj reprezentantoj de la Kristo, difinas kiel majstroj kaj regantoj en la Eklezio (L. G. 37,b). Do, jam la malmultaj rapidaj citaĵoj evidentas ke ĉiu kristano, kiel tia, havas la taskon ne nur klopodi por sia sanktigado, sed ankaŭ kunlabori harmonie kun la tuta Eklezio por ke ĝiaj celoj plene efektiviĝu. Sinteze: la Eklezio havas la taskon anonci la Regnon de Dio, ĉiu baptito apartenas al la Eklezio, tial ĉiu kristano estas alvokata servi al la Eklezio por ke la Regno de Dio venu. Sed, kiam kristano, al sia fundamenta aparteno al la Eklezio surbaze de la ricevita bapto, aldonas la aliĝon al iu aparta katolika asocio, tiam liaj ordinaraj devoj de kristano detaliĝas laŭ specialaj celoj aŭ intensiĝas en difinitaj kampoj. Tiel estas ankaŭ por la katolikoj kiuj karakteriziĝas kiel esperantistoj. La analizo de la IKUE- kaj UECI-statutoj tute kongruas kun la konciliaj instruoj kaj ilin plene konfirmas. Kaj krome tiuj statutoj distingas la specifan engaĝiĝon de katolikoj kiuj estas ankaŭ esperantistoj. La unua artikolo de la statuto atribuas al UECI taskon esencan al ĉiu katolika organizaĵo: helpi la homan kaj kristanan kreskon de la membroj laŭ la principoj de la katolika Eklezio. Tiu celo estas fundamenta kaj absolute bezonata, ĉar -kiel estas skribite en L.G. (32,c). "Ĉiuj estas alvokitaj al la sankteco". Fakte nur starante sur solida tereno de sana homeco kaj de ortodoksa, kohera kristaneco, oni povas plenumi ian ajn bonan kaj daŭran agadon. Nia movado oportune agas tiudirekten. Ni atentu, ekzemple, la temojn de la lastaj UECI-kongresoj: "La defioj de la hodiaŭa mondo al la kristana familio", "La Encikliko <Redemptoris Mater>", "La fideleco al la Papo"; aliaj ekzemploj estas la temoj traktitaj en Gazzada, la preĝaj kaj instruaj renkontiĝoj, rezervitaj al katolikaj esperantistoj, okazintaj plurloke. Certe, ankaŭ per sia persona plibonigo la kristano servas al la Eklezio, pro la fakto ke li tiamaniere kontribuas al la bono de la Mistika Korpo de Kristo. Al la necesa substreko de la ĝenerala sindevigo de la kristanoj perfektigi sin mem, sekvas en la statuto la difino de tasko kiu, kvankam same ĝenerala, tuŝas pli intime kaj speciale la katolikajn esperantistojn: ni devas malfermiĝi al la aliaj, por komuniki la veron kiu estis al ni revelaciita. La grandeco de nia idealo ŝarĝas nin je respondeco puŝante al grandioza misio. Nia servo al la Eklezio konsistas en la transdono de la spirita posedaĵo, kiu devenas el la kredo, en la medion en kiu ni enestas; por ni tiu medio estas ankaŭ la esperantista mondo, interne de kiu ni estas alvokitaj doni nian kristanan ateston. Ni primeditu la vortojn de la "Agoj de la Apostoloj": "Ricevu la Sanktan Spiriton kaj vi estos miaj atestantoj en Jeruzalemo, en tuta Judeo kaj Samario kaj en la tuta mondo". Ni rigardu ĉirkaŭ ni. La ordo devenanta de la dia lego estas renversita, en la reganta filozofio kaj en la ĝenerala praktiko. Ŝajnas ke Dio estis ekzilita for de la tero de la bonfartuloj kie religio estas nun konsiderata superflua akce-soraĵo. En tia realo, la katolikoj -kaj precipe la katolikaj esperantistoj- trovas plej fortajn motivojn al sia rolo de proponantoj. La katolikaj esperantistoj ja sugestas la solvon por la internacia interkompreno kaj proponas, por tio, esperanton; sed tia spontana proponemo povas -kaj devas- pli intense kaj profunde esprimiĝi en la prezentado de la mond-koncepto kristana kaj de la eternaj valoroj. Granda tasko, tiu de rekristanigo de nia socio; ĉiu el ni, en sia propra medio havas dirversspecajn eblecojn komuniki kaj transdoni siajn konvinkojn; per oportunaj kaj ĝustatempaj vortoj, per ekzemplodona kaj kohera vivstilo. La IKUE-statuto bone kaj efike mencias kiel unuan celon de la asocianoj, tiel: "plenumi la ordonon de Jesuo Kristo: <Iru en la tutan mondon kaj prediku la evangelion al ĉiu kreitaĵo>". Rimarkinda, en la teksto de la UECI-statuto, estas la atentigo al la mizerikordaj faroj kiel trafa manifestiĝo de la apostolagado kaj de la atesta konduto. Tia atentigo trovas, ekzemple, aprezendan konkretiĝon en la diversaj bonfaraj agadoj de la itala katolika esperantista movado. Unu el la plej grandaj zorgoj de Papo Paŭlo II estas la repaciĝo kaj reunuiĝo de la kristanaj konfesioj. Guste laŭ tiu direktivo troviĝas la celo montrita de la cititaj statutoj, kiuj respektive proponas "la partoprenon en la ekumena dialogo laŭ la oficialaj indikoj de la katolika Eklezio " kaj la "strebon <por ke ĉiuj estu unu>". La Koncilia Dekreto pri Ekumenismo deklaras ke "la klopodo restarigi la unuiĝon koncernas la tutan Eklezion, la fidelulojn kaj la paŝtistojn, kaj ĉiun laŭ la propraj ecoj "(E,5). En movado kiel la nia, kiu estas sianature internacia -unue ĉar ĝi apartenas al Eklezio kiu estas laŭdifine "universala", due ĉar ĝi laboras por kaj per universala lingvo- la ekumena fervoro estas io aŭtomata kaj eĉ deviga. Cetere, la interkompreniĝo de la homoj, la konscio pri ilia frateco kaj pri la paco apartenas al la "interna ideo" kiu vivigas la esperantistan movadon, laŭ la penso, deziro kaj sufero de Zamenhof mem. Ni esperantistoj povas ludi gravan rolon sur tiu agokampo, ĉar ni posedas la taŭgan rimedon por tiu sendiskriminacia komunikado kiu estas antaŭkondiĉo de senĝena kaj libera informado. Ekumenismo bezonas komunan grundon, harmoniigitan kulturon, kaj ni scias ke la lingvo fondas kulturon, tio estas aparta pensmaniero kaj difinita mondkoncepto, kiel pruvas la invado de la mondo fare de unusola speco de kulturo kaj de aparta tipo de civilizo kiu originas el Nordameriko kaj kiu trovas sian propran vehiklon en la angla lingvo. Do, kiam la katolikaj esperantistoj ofertas la lingvon internacian kiel neŭtralan fundamenton sur kiu kreskigi larĝdimensian kulturon, transpasantan la enfermitajn kadrojn en kiuj disvolviĝis la diversaj konfesioj, ili prezentas seriozan kaj valoran helpilon por subteni la ekumenajn klopodojn. La disiĝo inter la Eklezio okcidenta kaj orienta sendube havis, kiel unu el siaj kaŭzoj, la lingvan diversecon de la areoj influataj de la du Eklezioj. Ankaŭ se nuntempe la teknikaj rimedoj permesas iel preterpasi la lingvajn malfacilaĵojn, sendube la ebleco rekte kaj egalece interparoli povus kontribui al ekigo de la atmosfera favora al repaciĝo. La esperantistoj devas elspezi sian propran karismon favore al la ekstera mondo. Tiu karismo rilatas la kulturan sferon. Tiuteme la "Gaudium et Spes" (60,a) skribas jene: "Estas tasko tre aktuala, precipe por la kristanoj, labori senlace por ke...firmiĝu la fundamentaj principoj pere de kiuj estu rekonata kaj realigata ĉies rajto al homa kulturo konforma al la persona digneco, sen distingo de gento, sekso, nacio, religio aŭ socia kondiĉo". Troviĝas sur tiu ondlongo UECI antaŭenpuŝante -kiel diras la UECI-statuto- "la uzadon de la internacia lingvo esperanto, favorante ĝian alprenon, kiel facilan komunikilon, taŭgan al la homa progreso". Tial la katolikaj esperantistoj devas konvinkiĝi ke ankaŭ ilia esperantista agado estas maniero kunlabori al tiu kreskigo de la monda realo kiu devas marŝi paralele -eĉ interplekte- kun ĝia evangelizado. m.s.
(Continua nel prossimo numero)
![]() ![]() MILANO. Organizzato come sempre con accuratezza, si è tenuto, nei giorni 15 e 16 marzo, il decimo convegno di Gazzada, con la presenza di esperantisti provenienti da una decina di città. I temi delle relazioni hanno riguardato l'arte oratoria in esperanto e la figura di S. Ambrogio. ![]()
TREVISO. Il 22 febbraio si è tenuta l'assemblea del
Gruppo Esperantista Cattolico della diocesi trevigiana che ha
provveduto al rinnovo delle cariche. Sono stati eletti: prof.
Quirino Bortolato, Presidente; dr. Serio Boschin, Segretario;
sig.na Flavia Dal Zilio, Segretaria; prof. Maria Amatrice e dr.
Gianfranco Cazzaro, Consiglieri.
Programma
Domenica 31 agosto: Arrivo dei congressisti a
Roma.
Ore 19: S. Messa. Ore 20: Cena. Ore 21: Interkona vespero
Lunedì 1 settembre:
Ore 10: S. Messa concelebrata all'altare della Cattedra in S. Pietro.
Martedì 2: ore 11: S. Messa nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo.
Mercoledì 3: ore 7: S. Messa nell'Istituto Madonna del Carmine.
Giovedì 4: ore 9: Assemblea dell'UECI.
Venerdì 5: ore 9: Relazione sul tema congressuale.
Sabato 6:ore 9: S. Messa nel santuario Madonna della misericordia,
Domenica 7: S. Messa.
N.B.: Per la prevista udienza dal Capo dello Stato, la collocazione oraria sarà fissata non appena si riceverà comunicazione dall'Ufficio del Cerimoniale del Quirinale.
Norme tecniche: A Roma i congressisti I alloggeranno presso l'Istituto Madonna del Carmine nella località di Sassone, in prossimità di Ciampino, a una quindicina di chilometri da Roma. La località è servita dalla ferrovia. Tutti gii iscritti al Congresso riceveranno tempestivamente le informazioni utili per raggiungere la sede congressuale. Com'è già noto, nel detto Istituto si consumeranno la colazione e la cena, mentre il pranzo, libero, si farà a Roma.
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