Enhavo:
Si è da poco concluso l'ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani che ogni anno viene a richiamare l'attenzione sulla grave realtà della divisione dei credenti in Cristo. È un fatto la cui rilevanza richiede che gli si dedichi una riflessione, da cattolici ed esperantisti. Cogliendo le occasioni di preghiera e di incontro con i cristiani di altre confessioni che vengono offerte ormai ovunque e, in particolare, partecipando a quelle volute dagli e per gli esperantisti, si può praticare senza difficoltà e con sincero spirito di collaborazione un'esperienza di comunione che è sicuramente da apprezzare e favorire. Pregare insieme, dialogare, scoprire le radici comuni della nostra fede: tutto ciò è certo gradito a Dio e serve a porre le premesse per un futuro ritorno all'unità. Gli esperantisti di sicuro non sono gli ultimi nello sperimentare il clima di fraternità tra cristiani di diversa appartenenza. Basti pensare ai buoni rapporti esistenti tra l'Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista e la Kristana Esperantista Ligo Internacia ed ai congressi celebrati assieme. Essenziale è cercare ciò che unisce. E, tuttavia, occorre non dimenticare che esistono differenze -e non di poco conto- di fede, di culto, di liturgia, di disciplina tra la Chiesa Cattolica e le altre chiese cristiane. È ingenuo e imprudente non prendere in considerazione tali differenze, se si vuole avere coscienza della strada che resta da percorrere per raggiungere l'unità. Non è attenuando o sottacendo le peculiarità della nostra fede cattolica che favoriremo la ricomposizione della cristianità. Può forse Dio premiare con il dono dell'unità lo spirito compromissorio o le nostre timidezze? Il Santo Padre nella lettera apostolica "Tertio millennio adveniente" invita a non "indulgere a leggerezze e reticenze nella testimonianza della verità". Ci sono in giro tanti cattolici che, pur dichiarandosi tali, adattano la fede ai propri gusti o alle proprie comodità, accettando quanto loro garba e rifiutando ciò che disturba il loro modo di pensare o di agire. Sono stato colpito da ciò che sentii dire da una persona passata dalla confessione cattolica a quella evangelica per sottrarsi alla dottrina della Chiesa in materia di indissolubilità del matrimonio: "incontro parecchi cattolici che si trovano in dissenso su vari punti dell'insegnamento della loro Chiesa e condividono le mie stesse idee". Non si serve la causa dell'unità dei cristiani fabbricandoci una religione edulcorata, abbassata al livello della nostra comodità, modellata in conformità ai nostri opportunismi. Sia forte la nostra fedeltà all'insegnamento che provvidenzialmente ci giunge dal Papa e dai vescovi a lui uniti. Dobbiamo rendere evidente la nostra coerenza di credenti, fare palese il comportamento aderente al messaggio evangelico trasmesso nella sua autenticità dal Magistero ecclesiale. Magistero che, unitamente alla pienezza del culto, alla bellezza dei riti, alla ricchezza della liturgia, è patrimonio irrinunciabile del cattolicesimo. Siamo riconoscenti a Dio del dono di fede che abbiamo ricevuto in quanto cattolici ed esprimiamo la nostra gratitudine rendendo testimonianza intorno a noi. Come esperantisti lo possiamo fare nei diversi ambienti con cui il nostro movimento internazionale ci permette facilmente di entrare in relazione e di comunicare. Renderemo così anche un onesto servizio alla causa dell'unità dei cristiani, da costruire su basi solide e sicure.
Mario Sola
La Pasqua è meno sentita del Natale. È un dato di fatto che contrasta con la tradizione della Chiesa. I primi cristiani proclamavano con orgoglio il grido "Cristo è risorto" e passavano la notte intera nel giubilo e nel canto per esaltare il Signore risorto, nonostante il pericolo sempre incombente di essere arrestati e martirizzati. L'essere cristiani era l'unico dato anagrafico, sostitutivo del nome personale e patronimico, che esibivano davanti ai tribunali e ai magistrati. Sembra quasi che l'annuncio della risurrezione sia diventato un suono attutilo, un messaggio incapace di sconvolgere il mondo e una voce che non riempie più la valle del suo eco, spegnendosi immediatamente contro le rocce. Guai se si abolisse la Messa di mezzanotte di Natale; la gente invece fatica a partecipare alla veglia pasquale, al punto che, in generale e tranne pochi casi, essa viene anticipata a una più comoda ora serale. «I cristiani di oggi -scrive Friedrich Heer- prendono spesso parte al mondo solo come turisti, con qualche curiosità, ma senza quel radicale "essere presi" che vede come io, qui e adesso, sia collaboratore di Dio, corresponsabile della crescita dell'umanità fino alla piena età di Cristo». Eppure la Pasqua ha sostituito il pane vecchio e ammuffito, preparato con il lievito della perversità e della malvagità, con il pane azzimo della sincerità e verità; eppure solo dopo la Pasqua la Chiesa incomincia a mettersi in movimento e a correre ad evangelizzare la terra; ed inoltre solo dopo di avere avuto la prova tangibile che Gesù era vivo Saulo cambiò rotta e si arrese al Signore. Come mai, invece che dal messaggio forte e inquietante del Vangelo ci si lascia guidare dalle consuetudini culturali? Come mai, mentre è nata come festa della famiglia sia nell'ambito degli antichi clans dei pastori, sia nella società ebraica, sia nella civiltà cristiana, si è trasformata nel primo lungo ponte vacanziero di primavera? Vorrei offrire tre spunti di riflessione. La Pasqua è la festa della riconciliazione il superamento della menzogna scuotimento degli animi. 1 - La riconciliazione rappresenta una delle tematiche fondamentali della Bibbia. La storia, per la Bibbia, è basata sull'alleanza. Dio e l'uomo camminano sulla stessa strada e collaborano a delle finalità comuni. Davanti alla croce non hanno più motivo di esistere le divisioni di popoli o razze. Tutti, indistintamente, sono stati salvati da Gesù, per cui tutti, insieme, formano un'unica universale famiglia. Non per nulla la croce è costituita da quattro braccia; estende cioè la sua ombra sui quattro punti cardinali, vale a dire sul mondo intero. Anzi c'è di più. Giustamente la si mette sui punti più alti delle chiese e sui picchi delle montagne a significare il coinvolgimento del cosmo nella redenzione. Se nota qualche venatura di tristezza sul volto di una sua suora, Madre Teresa di Calcutta la rimanda a riposare, perché, a suo avviso, le suore devono essere sorridenti e pazienti con i malati. Un boscaiolo fischiettava e canticchiava sereno nella sua casupola sperduta in mezzo al bosco. Improvvisamente la porta si aprì. Quale non fu la sua meraviglia nel veder entrare nientemeno che il re, con il suo seguito di paggi e di ministri. Con tutti i cantori e gli arpisti di corte il sovrano preferiva ascoltare il canto semplice ma lieto del taglialegna. La Scrittura si conclude con il cantico dell'incontro. "Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!"; e a questo cantico lutti sono invitati a prendere parte. "Chi ascolta ripeta: Vieni!". Nessuno si deve sentire escluso. "Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita". In greco la riconciliazione deriva dal verbo "katallàsso", un verbo nel quale compare il termine "àllos", che significa l'altro. Riconciliarsi comporta il mettersi nei panni e nella visuale dell'altro. Non può esserci riconciliazione se non avviene un cambiamento e una modificazione di sé e non si assume il punto di vista dell'altro. San Paolo osserva: "Mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo" (Rom 5,10). Due puntualizzazioni emergono da una simile affermazione. Il riconciliarsi esige il capovolgimento dell'inimicizia e ciò è possibile se ci si riferisce a Dio e si fa rimbalzare in sé l'amore per il quale Gesù è morto in croce. Uno degli aspetti più belli dell'esperanto è che gli esperantisti realizzano, al di là delle barriere culturali e sociali, una amicizia universale, tale per cui ognuno è un fratello di tutti. L'esperanto è già di fatto una manifestazione di riconciliazione pasquale. 2 - La lealtà. Dio ha condannato il serpente ad assumersi anche visivamente il proprio destino di menzognero che striscia nella polvere. La menzogna lavora nel buio, nel sottofondo del bosco, divide, separa, allontana, crea diffidenze e distanze, preclude l'accesso all'albero della vita, porta al prevalere della furbizia, della scaltrezza, della maliziosità e pertanto alla sconfitta e al fallimento della ragionevolezza. Eppure la Bibbia fa spuntare l'arcobaleno della speranza anche su un palcoscenico così buio. San Paolo si chiede perché, pur non volendolo, finisce per diventare vittima del male. E ringrazia Gesù che gli da, nonostante tutto, la forza di compiere il bene. La menzogna è davvero diabolica. Sintomatico al riguardo è il tradimento di Giuda. Non è l'apostolo a barattare Gesù con i trenta sicli d'argento; sono i sommi sacerdoti e gli scribi, che fiutando l'utilità della collaborazione offrono una somma di denaro. Per il dio-quattrino si è disposti a fare molto di più che per il Dio-Trino. Il denaro -così lo descrive Michael Ende in una bella pagina dello Specchio nello Specchio- ha le sue cattedrali, i suoi riti solenni, la sua musica sacra. Il denaro viene adorato e venerato, concede benedizioni e protezioni. ![]() Anche gli insulti che furono rivolti al Crocifisso fanno capire la potenza diabolica dell'insulto beffardo. A che cosa ti è servito andare contro la tradizione? Non sarebbe stato meglio fare come fanno tutti? A che cosa ti è servito compiere il bene? La gente dimentica facilmente!! Non sarebbe stato meglio pensare a salvarti la pelle? A che cosa ti è servito dichiararti Figlio di Dio? Non sarebbe stato meglio adeguarti alla mentalità comune? Comunque se Dio è dalla tua parte dimostralo e forse potremmo ricrederci. In tutte queste affermazioni c'è un susseguirsi di ipocrisia. La slealtà, come il camaleonte, si maschera sotto mille forme. Il cristiano che desidera celebrare realmente la Pasqua deve far saltare impietosamente i subdoli binari e i trampoli camuffati su cui viaggiano e camminano la falsità e l'impostura. "Il vostro linguaggio sia sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno" (Mt 5,37). Anche l'esperanto può contribuire alla diffusione della religione della verità e della abitudine a pensare senza fronzoli e appiccicaticce imbellettature. 3 - Lo scuotimento degli animi. C'è una frase del Vangelo della Pasqua che mi lascia sempre allibito. "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori". "Non ti ho amato per scherzo -confidava Gesù alla beata Angela da Foligno- non ti ha amato standomene lontano! Tu sei me e io sono te. Tu sei latta come a me si conviene; sei altissima nella mia maestà". Gesù aveva manifestato il suo stato d'animo e la sua tristezza ai tre apostoli che aveva condotto con sé nel Getsemani; li aveva supplicati di stargli vicino e di dimostrargli amicizia e sostegno in quel!'ora tanto difficile; ed essi, per tutta risposta, si addormentano. Gesù rimane meravigliato: "Ma come!? Non siete stati capaci di vegliare un'ora con me!?" Non vorrei che il dormire sia un po' la peculiarità di noi cristiani. Ci appisoliamo facilmente e lasciamo così spazio al neopaganesimo e all'anticristianesimo. Il male è sveglio, invadente. Si sta diffondendo un senso di relativismo nei confronti della verità, della morale, della religione, che falsifica e vanifica la fede e introduce false immagini di Dio e della redenzione. È un po' quello che avviene per certi prodotti dolciari. L'impasto che si usa solitamente viene talmente infarcito di frutta candita ed esotica che alla fine si ottiene un altro dolce. Si mettono tutte le religioni sullo stesso piano e le si frammischiano insieme; si cerca il dialogo non per la verità, ma per trovare dei punti di convergenza pragmatica, indipendentemente dalla verità; si da importanza alle prospettive umane e poco ai problemi spirituali. La Pasqua ci inquieta; abbiamo molto di più e di meglio da realizzare. È così che si cresce sul piano della fede. Vale, forse, anche per noi l'invito del Salmo 100: "Riconoscete che il Signore è Dio e che noi siamo suoi!".
Mons. Giovanni Balconi
La eĥoj de la deka datreveno de la katastrofa akcidento ĉe la atomcentralo de Ĉernobil jam mallaŭtiĝas; abunde la amaskomunikiloj raportis pri la temo, do ne nepras ĉi tie ripeti la sinsekvon de la okazintaĵoj, kiuj kondamnis al plurgeneracia tragedio proksimume dek milionojn da homoj. Tamen indas memorigi ke deko da jaroj ne sufiĉis al la trafitaj grundo, vegetaĵoj kaj estaĵoj por digesti la nevideblan abomenaĵon kiu disŝutiĝis laŭ la hazardo de la vento kaj pluvoj. Ĵurnalisme la 11ª estas malpli grava datreveno, sed ĝuste nun, domaĝe, silentaj familioj spektas senpovaj la ekaperon de la plej malbonvenaj patologioj. Multego da novnaskitoj aperas fizike kaj cerbe difektitaj dum, inter la junularo, plioftiĝas la leŭkemiaj kazoj kaj la tiroidaj kanceroj. Ĉagrene ĉi tiu fenomeno estas nur la flosanta pinto de glacimonto. Ĉe la rondo aŭ eĉ en la malpermesataj areoj loĝas 2.600.000 homoj kies precipa vivrimedo fontas el la apuddoma legomĝardeno kaj el la viando de la membreditaj kokinoj kaj porkoj; memkompreneble, ne necesas aldoni ke temas pri nutraĵoj plentrempitaj de radioaktiveco. Oni taksas je 800.000 la nombron de la infanoj aĝantaj malpli ol 16-jaraj, kiuj riske vivas meze de la frenezaj atomkombinaĵoj kaj, kiel konate, la dumkreskaj organismoj sorbas grandkvante el la nutraĵoj la necesajn elementojn kiuj, ĉikaze, estas perfide anstataŭataj fare de nenaturaj komponantoj. Sekve al la ĝisnunaj sciencesploroj, aperis solvo ne mirakla tamen taŭga por bremsi la fizikajn damaĝojn: oni spertis ke sufiĉas unu monatferiado en ne poluciita regiono por eligi pli-malpli 50% de la radioaktiva elemento Cesio 137, tio signifas malpliigi samprocente la riskon esti trafita de la cititaj malsanoj. En Belorusio tiuj rezultoj kuraĝigis la registaron provizi ke la gelernantoj loĝantaj en la danĝeraj areoj, dum la lernojaro, vizitu povice la lecionojn ĉe sanatorio en polucie netuŝita distrikto. Cetere, mediprotektaj kaj homamaj asocioj, kunlabore kun la Universitato de Minsk aktiviĝis por kontakti samcelajn eksterlandajn asociojn kies tasko estu varbi familiojn inklinajn akcepti kiel gasto po unu lernejan knabon aŭ knabinon dum tuta somera monato. Tiamaniere puraj nutrado kaj medio helpas malpliigi la ĉeeston de radiado kaj doni la eblecon, al la junaj organismoj, konstrui sanajn ĉelojn: tio povus signifi eĉ vivcertigon. Bonanime pluraj Eŭropaj landoj, Usono kaj Japanio senhezite respondis al la alvoko kaj jam ekde 6-7 jaroj startis la programo de gastigado, kiu ĉiam pli progresas dank'al la kuraĝa kaj senprofita laboro de volontuloj kiuj strebas trovi la financrimedojn por pagi la vojaĝkostojn, plenumas la malfacilajn burokrataĵojn, varbas kaj poste vartas la familiojn k.t.p. Somere 1996an atingis Italion proksimume 30.000 gastetoj el Ukrajnio kaj Belorusio kunordigitaj fare de la naciskalaj asocioj "Puer" kaj "Lega ambiente" krom svarmo da sendependaj lokaj asocioj. La lingvo kompreneble estas baro, tamen la bonvolemo de la gastigantoj bonege glatigas la restadon de la etuloj, kiuj kunportas hejmen entuziasman vivsperton kaj amoplenan homan rilaton kiu foje daŭras per tre simpla korespondado.
Bruno Chiesa
Anonco
La interesiĝemaj samideanoj kun amikoj,
parencoj k.t.p., povas sin turni al la asocioj urbaj
aŭ apudurbaj kiuj laboras al la t.n. "Projekto
Ĉernobil".
Pluajn informojn ĉe:
![]() Motivi seri e plausibili, invece. Si doveva illustrare in qualche modo al popolo di Dio la storica decisione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II di introdurre l'esperanto nella liturgia cattolica, con l'approvazione del Messale Romano Festivo in esperanto (Decreto della S. Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti del 20 marzo 1990, prot. CD 181/90), ed anche nella comunicazione internazionale con il saluto-messaggio pasquale "urbi et orbi" del 3 aprile 1994. Il parroco don Duilio Magnani che, come presidente dell'Unione Internazionale Esperantista Cattolica, fu promotore dei due importanti eventi, li ha voluti ricordare ai posteri con quest'opera artistica. Tema dell'opera è il mistero pasquale, con particolare riguardo alla storia di questo secolo. Esso è annunciato dal grido del Pontefice sulla piazza di San Pietro all'inizio del suo pontificato: "APRITE LE PORTE A CRISTO". La scritta a caratteri cubitali fa come da cornice alla parte superiore del mosaico. Nel suo centro, come sorgente di luce, il CRISTO RISORTO che con fasci luminosi, quale faro sulla rotta della vita, penetra nelle realtà belle e tristi della storia. Il rosone istoriato con Cristo Risorto è circondato dalla scritta "FELIĈAN PASKON EN KRISTO RESUREKTINTA" (=Felice Pasqua in Cristo Risorto), il primo messaggio in Esperanto "urbi et orbi" nella "agorà" di piazza San Pietro. L'opera istoriata è dei coniugi Ivonne loli e Mannino Elli della Ditta Carpediem di Cesena. Il Cristo Risorto, sfavillante di luce su uno sfondo azzurro turchese, ha i lineamenti dell'Uomo sofferente della Santa Sindone, ovviamente resi gioiosi, anzi luminosi, da un invitante sorriso. Egli indica con l'indice della mano destra di essere Lui la VIA, la VERITÀ e la VITA (Gv. 14,6), come sta scritto in esperanto nel libro alla Sua destra: "VOJO,VERO, VIVO". Quel Cristo Risorto sta poi al centro del mosaico come al centro della storia umana ed opera in essa con la presenza dello SPIRITO SANTO, nel segno biblico della colomba in un mare di luce che si diffonde tutt'intorno, ma che anche divide il mosaico in zona di tenebre (a destra guardando il mosaico) ed in zona di luce (a sinistra). Nella zona di luce opera la CHIESA simboleggiata dal cupolone di San Pietro, guidata dal Sommo Pontefice (stemma di Giovanni Paolo II), ma anche assistita maternamente dalla Vergine Maria, appunto Madre della Chiesa, di cui sono segni inconfondibili il Santuario di Fati ma e la danza del sole. Ma la Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, della quale sono indice i due volumi del Messale Festivo in esperanto, che portano il titolo di Meslibro (il proprio della Messa) e Legaĵaro (il lezionario). Segno dell'annuncio, della missione della Chiesa, è l'antenna -e quindi tutti "i meravigliosi mezzi della comunicazione sociale quali doni di Dio" (Aetatis novae, nr. 22)- che si erge a fianco del cupolone mentre le lingue da usarsi sarebbero soltanto le due indicate nell'opera: quella propria di ciascun popolo nell'annuncio diretto ad esso (v. la scritta in italiano) e quella internazionale e neutrale nell'annuncio della buona novella diretto al "villaggio globale" (v. le scritte in esperanto). Nella zona delle tenebre opera lo spirito del male, nel simbolo del serpente che spunta di soppiatto e quasi mimetizzato. In questa zona del mosaico, quasi caotica ed oscura, abbiamo il primo simbolo biblico della divisione dei popoli, la torre di Babele (disegno ispirato al dipinto di Pieter Bruegel il vecchio - Vienna, Kunsthistorisches Museum) ed i simboli, la svastica e la falce e martello, delle due maggiori ideologie dittatoriali di questo secolo, nazismo e comunismo, che hanno calpestato i diritti dell'uomo e dei popoli come è descritto dai fili spinati e dal muro di Berlino. Questo, con la stella rossa spezzata e colpita volutamente da un raggio del Cristo Risorto, appare semidistrutto, perché la tirannia non è ancora finita. Ma segno più forte e terrificante di prepotenza, di divisione e di guerra fredda dei popoli divisi in due blocchi è l'inconfondibile fungo atomico. Anche gli autori del mosaico, chi l'ha pensato (D.M. pensis) e chi l'ha realizzato (A V. realigis) sono firmati in lingua internazionale esperanto, per la convinzione che tutte le lingue nazionali, con il ruolo internazionale non proprio, diventano discriminanti e segno di potere. Mentre solo una lingua neutrale, perché di nessuno e di tutti, può essere fattore di pace e di fraternità fra i popoli nel totale rispetto delle loro culture. Il linguaggio dell'arte è personale e internazionale, così pure le lingue usate in quest'opera d'arte sono quella nazionale e quella internazionale per natura. Ma chi è il mosaicista? Il sig. Antonino Vaccalluzzo, diplomato mosaicista-restauratore all'Albe Stainer in Ravenna ed ivi anche insegnante. Con queste opere e con il monumento a Padre Pio su cui appare una dedica bilingue, italiano-esperanto, la parrocchia dei SS. Giovanni e Paolo in Rimini, città del turismo europeo, si avvia ad essere un punto d'incontro per gli esperantisti e soprattutto si prepara ad accogliere il 50° Congresso dell'IKUE. Ma altre opere in stile esperantista stanno per essere realizzate, sempre con il contributo di esperantisti cattolici.
La sekva artikolo memorigas la grandan episkopon de Milano, Ambrozio, okaze de la centjara datreveno de lia morto (397). Verkis ĝin la nacia Asistanto de UECI mons-ro Balconi, kanoniko de la Milana katedralo. "Mi ne volas esti malhumila, ĉar mi estas senpeka, sed ĉar miaj pekoj estas pardonitaj; ne ĉar mi estas utila aŭ iu estas utila al mi, sed ĉar Kristo estas mia propetanto ĉe la Patro, kaj ĉar la sango de Kristo estas por mi verŝata. La kulpo iĝis la premio de mia elaĉeto. Pere de ĝi Kristo al mi apudiĝis. Kaŭze de la senkulpeco mi iĝis malhumila, la kulpo revenigis min al humila submetiĝo. Tiele skribis Sankta Ambrozio. Je la centro de lia penso kaj de lia vivo estas la celo mem de la enkarniĝo: por ni kaj por la tuta homaro Kristo fariĝis homo. Kiam la Sinjoro venis, la historio de la homoj kaj de la mondo aliiĝis. "Nun estas la manĝaĵo de la vivo, tie, kie antaŭe estis malsato de morto mizera; danĝero iĝis savo, maldolĉo iĝis dolĉaĵo. La graco venis el la peko, fortikeco el la peko, fortikeco el malforto, el la morto venis la vivo". Tial se oni vere deziras konatiĝi kun la Sinjoro, oni devas: akcepti gardi konfesi respekti la signojn. Jen verboj, kiuj sintezas la kredon. Teologio estas - laŭ Sankta Ambrozio - preĝo. Li predikis la Sanktan Biblion, ĉar en tiu Dio ĉeestas. Li reliefigas la misteron, por ke ni adoru la grandecon de Dio. "Kristo dormas - ni legas koncerne la Kristnaskan feston - surpajle, sed Li brilegas en la steloj. La groto indikas la homidon, la steloj la reĝon; la karno estas envolvita en la naskotukojn, la anĝeloj servas la Eternulon". La homa mizero klarigas, kial la homoj ne kredas en Dio. Pro tio, ke la racio povas esti supervenkita de la pasioj, la homoj bezonas la saĝon, tio estas, ili bezonas la gvidadon de la Sankta Spirito. La ĉefaj virtoj estas: justeco ŝparemo devoteco gastemeco prudento Sume, la homo devas klopodi iĝi perfekta, sekvadi Dion, preterlasi la mondon, rezigni je la sensoj, vivi humile. La ekzemplo sekvinda estas tiu de Abelo, kiu vivis laŭ la Dia lumo.
Mons. Giovanni Balconi
Programma provvisorio
Domenica 31 agosto: Arrivo dei congressisti a
Roma. Ore 19: S. Messa. Interkona vesperoLunedì 1 settembre: S. Messa inaugurale (possibilmente, in S. Pietro) Inaugurazione ufficiale del Congresso Udienza dal Presidente della Repubblica Pomeriggio: Visita alle Basiliche sera: Rosario in Piazza S. Pietro Martedì 2: S. Messa. Prelego Pomeriggio: Visita alle catacombe ed alla città Mercoledì 3: Udienza dal Papa Pomeriggio: Partenza alla volta di Rimini Giovedì 4: Mattinata libera Pomeriggio: Assemblea dell'UECI ore 18: Diservo ecumenico e Liturgia cattolica ore 21: Fiaccolata in onore della Madonna e crociera in mare Venerdì 5: Assemblea dell'KUE Pomeriggio: Visita a S. Marino e ricevimento dai Capitani Reggenti ore 18: Liturgia greco-cattolica Serata libera Sabato 6: Mattinata libera per visite Pomeriggio: Eventuale continuazione dell'Assemblea IKUE o prelego Serata musicale Domenica 7: S. Messa. Chiusura ufficiale del Congresso Pranzo e partenze. Iscrizioni: Compilare e spedire la scheda di adesione insieme alla fotocopia della ricevuta di versamento. Alloggio: Gli iscritti riceveranno dall'organizzazione il modulo apposito. Approssimativamente è possibile fin da ora indicare in £. 150.000 il costo della mezza pensione per i tre giorni di permanenza a Roma, in camere a due e tre letti, e in lire 120.000 il costo della pensione completa per i quattro giorni di permanenza a Rimini, sempre in camere a due o tre letti. Ovviamente, per chi desidera alloggiare in camera singola l'importo è maggiorato.
(modulo:
fronte)
(modulo:
retro)
|